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Segnalazione/Shopping e solitudine



Antonio Camerlengo




Quali sono i motivi che ci spingono a fare shopping? Esiste una “resistenza psicologia all’occupazione”? Perché sentiamo il bisogno di restare soli? A queste domande risponde l’ultimo numero, attualmente in libreria ed edicola, di Psicologia Contemporanea (Giunti Editore).

Il primo argomento, studiato da Anna Oliviero Ferraris, ordinario di Psicologia dello sviluppo presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è dedicato alla psicologia dei consumi. “Se per molti le spese si esauriscono con l’acquisto del necessario - scrive la Ferraris -, per altri possono rappresentare una forma di svago, di gioco, di stimolazione sensoriale, di autointrattenimento, di aggiornamento sulle novità del mercato. Per molte casalinghe “andar per negozi” è sinonimo di evasione e segno di indipendenza”. Ma la cosa più importante è che si può ricorrere all’acquisto come ad una forma di terapia dell’anima, per ridurre la tensione interiore e riacquistare serenità. La docente universitaria ci introduce in questo universo dell'acquisto fino al punto di confrontare la mania dello shopping con la sfrenata passione per il gioco d’azzardo.

Il secondo dossier di Psicologia Contemporanea affronta il problema della cosiddetta “resistenza psicologica all’occupazione” (a cura di Gioacchino Lavanco, docente di Psicologia di comunità presso l’Università di Palermo, e Cinzia Novara, Psicologo clinico e di comunità, e dottoranda di ricerca presso l'università di Lecce) che qualcuno definisce più simpaticamente come “sindrome di Paperino”: ossia, in attesa perenne di un lavoro. Insomma, speriamo che arrivi qualcosa di buono dal futuro.

Questa, che può rivelarsi una vera e propria patologia, comincia con una carenza di motivazione, che a sua volta, scaturisce da negative rappresentazioni del lavoro: come Paperino, si è pigri e fannulloni, si fatica a prendere l’iniziativa, non conoscendo le proprie capacità, quindi neanche i propri limiti, e non ci si stima e, se si prova a farlo, tutto si risolve in un bluff. Allora si pone la questione: è possibile strutturare interventi efficaci di orientamento per tali categorie svantaggiate? Una prima risposta arriva da Palermo grazie al Progetto Solarium, con il quale si è cercato di introdurre giovani disagiati verso il mondo del lavoro, portando avanti alcuni progetti sociali mirati a promuovere la possibilità di cambiamento, con la speranza di riuscire a valorizzare risorse e potenzialità.

Il capitolo Psicologia della personalità è dedicato al tema della solitudine. Come spiegano gli autori della ricerca, dell'Università Cattolica di Milano (Fernando Dogana, ordinario di Psicologia della personalità; Laura Tappatà, docente di Psicologia generale; Sara Felipetta, collaboratrice presso la Cattedra di Psicologia della personalità), da un lato può rivelarsi come una condizione penosa: non a caso, essa è presente in quasi tutte le situazioni di sofferenza psichica. Dall’altro, può essere vista come un bisogno di stare da soli con se stessi: a quel punto, una solitudine non subita, ma ricercata, si può definire come un arricchimento interiore, che gli studiosi definiscono come “l’intrattenimento di un dialogo con le dimensioni più autentiche del Sé”. A parte gli spunti di interesse psicologico, la ricerca mette in evidenza che sono soprattutto gli uomini (specialmente di età matura e con livello di istruzione superiore) a preferire la solitudine, mentre le donne (in particolar modo, quelle giovani e con un'istruzione media) presentano una maggiore predisposizione a socializzare.


I link:

Università La Sapienza (Psicologia)

Università di Palermo (Psicologia)

Università Cattolica (Psicologia)


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