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Sinistra da mani nei capelli:che fare?



di Silvio Trevisani



Tre giorni per capire cosa sta succedendo. Mille teste a Roma, quarantamila persone a Milano. Tremila manifestanti a Firenze. Iniziative dal sapore diverso e dall’impatto contraddittorio. In mezzo c’è la nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Rai.
I giornali si scatenano. I titoli si inseguono ma non è facile capire. Cosa è successo?
Venerdì a Roma in uno stupendo edificio qual è l’ex Stenditoio di via San Michele in Roma i Democratici di sinistra riuniscono l’intellighenzia che si riconosce più o meno in quel partito figlio del Pci. È un affaticato partito che tenta di reagire, quasi disperatamente, alla provocazione di Nanni Moretti fatta in piazza Navona. Il ragazzo nevrotico come quasi tutti i personaggi dei suoi film, ha fatto “bingo”. E il quartier generale porge tutte le guance che ha. Parlano in tanti e l’atmosfera è quella dello “sfogatoio”. È una passerella dove quasi tutti sono sostanzialmente contenti perché dopo lunghi anni li hanno chiamati e hanno affermato di volerli ascoltare. Frasi e interventi più o meno intelligenti. Se avete letto i giornali lo saprete anche voi. C’è chi si fa paladino dell’ “indignazione” e chi sostiene: questo non basta se non si ritorna a “far politica” è la morte. Sì può citare Furio Colombo “direttore indignato” che si richiama alla cultura radical americana per un’operazione di marketing per la sua “L’Unità” che vuole un giorno sì e un giorno sì buttare via Berlusconi. Oppure ascoltare Gianni Vattimo che ignora l’indignazione e chiede di tornare al vivere quotidiano delle persone normali. In mezzo c’è Piero Fassino, questa volta senza D’Alema, che da uomo onesto e coraggioso qual è, chiede aiuto. Alla fine la maggioranza dei partecipanti accetta l’abbraccio. Escluso uno scrittore operaio, un certo Pennacchi, che dopo aver insultato pesantemente tutti dichiara il suo amore per D’Alema. E ben gli sta. Il quale D’Alema da Firenze, due giorni dopo, fa sapere che ha commesso un erorre: non essere andato subito a votare dopo la caduta del governo Prodi. Meglio tardi che mai.
Torni a casa e i telegiornali ti dicono che la “farsa Rai” è finita. che anche il Centro destra ha giocatori bravissimi a fare autogol. Il “Pier Pier” di Albanese memoria, che in prima istanza aveva approvato Carlo Rossella senza fare una piega, e che poi (dopo perentoria telefonata di Fini) blocca tutto e decide di vestire i panni di Gianburrasca, (onestamente non si capisce il perché) partorisce con il fedele (di Berlusconi) Marcello Pera un consiglio di amministrazione della Rai stupendamente funzionale agli interessi di Mediaset.
Ma perché indignarsi se anche da centrosinistra non si era capito nulla e si era pensato che la lottizzazione di antica e perversa prassi democratica, andava ancora bene?
E allora ha ragione Furio Colombo: “Indigniamoci senza pietà ”. Oppure “Tonino”, detto Di Pietro Antonio, che a Milano arringa quarantamila persone giunte incazzate da tutta Italia sperando che il “miracolo” Mani Pulite che ci ha regalato Fini e Berlusconi al governo possa ripetersi.
Ma Milano non è solo questo. È la voglia di esserci. Di testimoniare. Di capire come un “povero cristo” può “fare politica”, e da Roma a Milano via Firenze il problema è lo stesso: “fateci partecipare”, “vogliamo esistere”.
Purtroppo dall’altra parte non c’è ancora qualcuno o qualcosa che dimostri di essere capace di rispondere e unire in modo efficace ed intelligente piazza, indignazione e politica. Prossimi appuntamenti il 2 marzo a Roma (Ds in corteo) e il 23, sempre nella capitale dietro Sergio Cofferati.
Facciamoci gli auguri.

 


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