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Segnalazione/Preferirei di non...
Francesco Randazzo
Riceviamo e pubblichiamo:
Sono sempre rimasto affascinato dal personaggio di Bartleby, come
credo tutti coloro che abbiano letto il racconto di cui è l’ineffabile
protagonista. Innumerevoli interpretazioni sono state tentate per
lui e la sua emblematica frase “I prefer not to.”, con la
quale scardina non soltanto un sistema di pensiero razionale e
positivo ma persino la lingua nel suo esprimersi sospeso e persino
un po’ sgrammaticato nella sua essenzialità.
Ne ho voluto fare un adattamento teatrale, oggi, dopo l’11
settembre, perché dopo quel giorno tutto è cambiato, e, come molti
mi sono ritrovato in una “empasse” paralizzante che rimetteva in
discussione, disarmandomi, il mio essere autore, uomo di teatro,
qualcuno che per definizione si esprime, tentando interpretazioni
della storia e del mondo in cui vive. Che cosa avrei mai potuto dire
ancora, dopo quel crollo clamoroso che ha mandato in polvere,
concreta sanguinante polvere, un sistema di pensiero e di way of
life, occidentale e non solo.
Come dire di no, sia al massacro degli innocenti delle torri e
contemporaneamente dire di no alla guerra che altri innocenti
avrebbe (ed ha) coinvolto e soprattutto come riuscire a dire che
bisogna cambiare modo di pensare alle azioni e soluzioni, perché se
è vero che la situazione è nuova, nuove anche devono essere i modi
di affrontarla, perché non si precipiti in un clamoroso salto all’indietro
della storia e delle civiltà (plurale).
Bartleby mi è venuto in aiuto, con la sua risposta decisa e
sospesa, angelo necessario del rifiuto, l’introspettivo assoluto
che muore sì, ma che riesce a smuovere dal di dentro, il
superficiale e arrivista suo datore di lavoro, che scoprirà sé
stesso grazie alla “persistenza” nel rifiuto e nell’essere
ostinatamente presente di Bartleby.
Ho spostato la vicenda ai giorni nostri, questi giorni e in quelle
Torri. Che non ci sono più come se non fossero mai esistite eppure
c’erano, come Bartleby che non è mai esistito eppure è un
personaggio vivo e attuale.
La frase di Bartleby, che tanto ha arrovellato critici e traduttori,
l’ho tradotta con: “preferirei di non...”, simile al più
usato “preferirei di no”, ma più aperta e in bilico; perché
nell’essere destinata alla parola detta, la negazione sospesa (che
c’è nell’originale) rende di più il senso di determinazione
del rifiuto di Bartleby ma allo stesso tempo ne lascia intatta la
vaghezza dell’oggetto cui è destinata e che diviene totalizzante
e assolutamente scardinante, socialmente e psicologicamente.
Come noi oggi ci sentiamo. Quelli che non amano i vessilli al vento.
Che si sforzano di pensare. Anche in situazioni impossibili.
Bartleby azzera tutto. Divertendoci per la sua assurda e paradossale
vicenda, suscitando compassione per il suo destino e quello del suo
datore di lavoro, dandoci un tempo per riflettere. E preferire di
non...
Preferirei di non...una storia alle Twin Towers
Liberamente ispirato dal racconto
"Bartleby" di H. Melville
con Giorgio Spaziani e Junio Ambrogio
Musiche di Calogero Giallanza
Scena di Chiara Martinelli
Testo & Regia diFrancesco Randazzo
STANZE SEGRETE, Via della Penitenza, Trastevere, Roma
dall’11 gennaio al 24 febbraio 2002 - Venerdì , Sabato, Domenica
h. 21
Informazioni e prenotazioni: tel. 06 6872690
Il link:
Il testo completo del celebre romanzo breve di Melville "Bartleby
lo scrivano". (PDF 229 Kb)
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