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Il "Don Giovanni" delle
Marionette di Praga
José Luis Sànchez-Martìn
Nello spazio del Teatro India l'eterogenea programmazione del Teatro
di Roma ha presentato, purtroppo per soltanto pochi giorni, dal 18
al 22 dicembre, il fantastico Teatro Nazionale delle Marionette di
Praga, che ha deliziato un pubblico di tutte le età, anche se
prevalentemente adulto, con una loro indovinata riduzione del
"Don Giovanni", famoso capolavoro lirico di Mozart.
Il teatro di marionette, pupazzi di grandi dimensioni manipolati
dall'alto con fili e bacchette, ha una lunga tradizione in Europa
come forma di spettacolo itinerante e popolare, destinato non
esclusivamente ad un pubblico infantile, ma per un pubblico misto
che, per le tematiche e le trame difficili, violente o con elemento
"osceni", escludeva automaticamente i bambini. Infatti
questo tipo particolare di teatro, grazie alla sue caratteristiche
di agevolezza, facilità di trasporto e di montaggio, adattandosi a
spazi vari come taverne e osterie oppure cortili o semplicemente
angoli di piazza, è stato uno dei veicoli più importanti per la
diffusione popolare e in provincia dei grandi temi della cultura
religiosa e laica europea, come "Le tentazioni di
Sant'Antonio", "La Passione di Cristo", il
"Dottor Faust" e il "Don Giovanni", nonchè il
grande repertorio lirico.
Il fascino della marionetta ha conquistato artisti e intellettuali
almeno negli ultimi tre secoli: è ben noto che lo spunto per
scrivere il suo famoso "Faust" Goethe lo trasse dalla
visione di uno spettacolo del genere in una piazza, che Von Kleist
ha scritto una breve ma illuminante narrazione-saggio-metafora sulla
purezza, perfezione e spiritualità del movimento che solo le
marionette possono compiere e che nel Novecento molte delle teorie
dei grandi maestri che hanno cambiato il teatro hanno tratto
ispirazione o riferimenti pratici da questi pupazzi animati, come la
Biomeccanica di Mejerchold o l'Attore Supermarionetta di Gordon
Craig.
Lo spettacolo "Don Giovanni" del Teatro Nazionale delle
Marionette di Praga si inserisce a pieno titolo in questa lunga e
importante tradizione. Infatti in Boemia il teatro delle marionette
diventa diffuso fin dalla metà del Settecento, e le apprezzatissime
compagnie praghesi vantano lunghe tounée in tutta Europa fin da
quei tempi. In questo caso, si tratta però di una messa in scena
che va oltre la tradizione della lirica in marionette. Infatti, la
brillante e puntuale regia di Karel Brozec gioca con le bellissime
marionette di Anna Ciganova e sulle voci registrate di
"star" della lirica ceca, creando un intreccio di
comicità contemporanea che mette in campo almeno tre livelli di
possibile lettura, rendendo il tutto esilarante e irresistibilmente
coinvolgente.
Nel boccascena del teatrino vediamo svolgersi in musica una
riduzione del "Don Giovanni" di Mozart, questa è però
dichiarata fin dall'inizio come una rappresentazione da parte di
marionette, infatti la orchestra invisibile è diretta a vista dallo
stesso Mozart, che nei fulminei intervalli per il cambio delle scene
diventa un vero e proprio "gag man", tra confusioni di
spartiti, pasticcionerie varie e una ubriachezza galoppante, il
tutto a sua volta intrecciato con la messa in scena che i
manipolatori umani fanno con le marionette, confondendosi a volte
con i ruoli dei pupazzi o contrastando la loro voglia di libertà,
fino ad arrivare al finale, in cui il capo marionettista, volendo
chiudere lo spettacolo, sale sulla scena e comincia una
interminabile lotta per farsi obbedire e azzittire le ostinate e
ormai indipendenti marionette.
Una menzione particolare per gli eccellenti manipolatori di cui
vediamo sempre le braccia e a volte, con sorpresa, anche i volti e
alla trovata a dir poco geniale di far entrare sulla scena nel
drammatico finale della dannazione del protagonista una statua
animata del convitato di pietra a grandezza d'uomo, di fatto
interpretata da un attore e non da un pupazzo, che per un momento
profondamente magico, nell'esserci identificati per un'ora con le
marionette, ci fa sentire piccoli piccoli davanti al destino e al
gigante di pietra, in realtà non più alto di noi. Qualcosa che
poche volte succede nella vita di uno spettatore.
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