Was ihr wollt - La dodicesima
notte
Antonia Anania
Soprattutto per chi non conosce i registi teatrali europei del
momento, andare a vedere tre ore di spettacolo tutto in tedesco con
sovratitoli in italiano si prospetta una noia mortale. E invece
anche per loro Was ihr wollt - La dodicesima notte per la
regia di Cristoph Marthaler, il direttore artistico dello
Schauspiels Zürich, è stata una piacevole sorpresa. Quelli fra
loro che sono entrati al Teatro Valle di Roma con titubanza, con un
atteggiamento della serie: “Chissà che mi capiterà”, ne sono
usciti entusiasti e contenti.
Marthaler ha un passato di musicista e clown e si sente dovunque; c’è
un’atmosfera giocosa e circense che sconfina qua e là, arrivando
a una borderline sulla quale i colori sgargianti possono nascondere
qualche tonalità di grigio, le parole squillanti si confondono con
le luci soffuse, la gioia sconfina nella malinconia o meglio nella
voglia di riflettere, per poi ricominciare a giocare.

E Marthaler gioca con tutto: con i suoni, con i
testi delle canzoni, con i gesti degli attori, con le parole di
Shakespeare (dove c’è tutta la zampa, non solo lo zampino, di
Stefanie Carp, alla quale va un “brava” doveroso) che, a volte
magniloquenti, fanno da contraltare alla scenografia, come spiegare…
di gusto novecentesco.
La dodicesima notte è la commedia che Shakespeare scrisse
tra il 1599 e il 1600. C’è un naufragio che porta i protagonisti
in Illiria, ci sono due gemelli che si perdono e credono che sia l’altro
a essere morto, e ci sono i conseguenti sviluppi: equivoci e doppi
intrecci, naturalmente amorosi. Il doppio, questa categoria
teatral-letteraria che ha affascinato tutti, da Euripide a Plauto
fino a Hoffmansthal e Pasolini, e strania e spiazza qualsiasi
azione.
Nella messinscena di Marthaler-Carp, il doppio viene attuato con un
travestimento: Viola che ama Orsino si spaccia per suo servo,
perché vuole aiutare l'amato a conquistare Olivia che a sua volta
non vuole saperne di innamorarsi. In questo modo Viola potrà stare
vicino a Orsino e sperare che un giorno lui si innamori di lei. Ma
Olivia rimane affascinata da “Viola” e le cose si complicano di
più anche perché Orsino si sente attratto da questo servo vestito
da uomo ma dotato di modi gentili e spesso femminili (e a un tratto
si ritrovano anche a svestirsi...).
Già l’amore di questa commedia vuole il solito tran-tran, le
parole e i gesti e soprattutto le astuzie della passione (la
traduzione di Carp a tratti mantiene la poesia shakespeariana, e
spesso la attualizza). C’è anche chi, innamorato di Olivia, spera
di essere contraccambiato e interpreta qualsiasi cosa lei faccia
come una prova d’amore nei suoi confronti, perché quando si è
innamorati gli occhi sono foderati di prosciutto, e qui al posto del
prosciutto ci sono gli occhiali di Malvolio, fedele servitore di
Olivia che la ama e che per questo alla fine "sbrocca".
Ma i versi amorosi che preferiamo sono due; il primo recita di “trovare
l’amore senza cercarlo”, il secondo dice: “Tempo, scioglierai
te questo groviglio, non io”. Parole sagge dettate a volte dall’impotenza
di agire o dall’ingarbugliamento degli eventi. Il tempo
naturalmente passa e le cose si sbrogliano, in un certo senso.
La scena dello spettacolo è la sala da ballo di un transatlantico
da crociera, con il ponte della nave a mo’ di balconata da dove
osservare l’evolversi dei fatti, a volte di nascosto per prendere
in giro quelli di sotto o per creare degli ‘a parte’ musicali o
buffoneschi, ironici e comici.
I personaggi di Was ihr wollt sembrano usciti da uno dei
circhi teatrali che abbiamo visto esibirsi anche in Italia, La
tribù Iota di Francesca Lattuada per esempio. O ancora da una corte
secentesca colma di buffoni e musicisti e cantanti, vestiti però
secondo tutte le mode novecentesche, con una predilezione per gli
anni 40 e 70; ballano, si baciano, cantano o recitano i versi
nientemeno che di Great balls of fire (una delle poche
canzoni che allevia le sofferenze d’amore del povero Orsino che,
in tema, si veste da popstar), o filastrocche inglesi, lied
tedeschi e chanson francesi.
Queste canzoni sono un fulmine a ciel sereno per lo spettatore,
smuovono la calma (si fa per dire) della scena provocando ora la
riflessione ora il riso e sorriso degli spettatori. Si avverte una
sorta di contaminazione e di viaggio nel tempo, per cui il testo
shakespeariano passa attraverso il vaudeville ottocentesco
labichiano francese, in cui si intercalavano canzoni e versi
recitati, il circo e infine il movie e i cartoon del Novecento.

Osservando la scena e i costumi si possono d’altronde
ricavare due impressioni, la prima è quella di trovarsi nel bel
mezzo di una scena di un film noir, ambientata in un night club con
tanti liquori su tavoli e carrelli, zuffe, canti e gente ubriaca che
vomita; la seconda invece è di veder scorrere davanti agli occhi un
fumetto con i personaggi più assortiti (e sono tutti bravi) che
ravvivano l’azione: lo zio-cannone, (ovvero ciccione, con tanto di
protesi) Sir Toby che si rotola sulla scena insieme al suo compare
Andrew (formando quasi una sorta di “gatto e volpe”
svizzero-tedeschi) o alla nipote Olivia, donnine con le movenze e le
forme di Betty Boop (gambe sottili, vestiti cortissimi e scarpe
altissime), coppie che vanno in giro dentro la stessa gonna, un kilt
-e lui che è il giullare, non ha mutande, come vuole la tradizione
scozzese-, lo scemo del villaggio -o meglio della nave- sempre
ubriaco al quale i pantaloni stanno sempre lì lì per cadere, il
capitano della nave vestito da lupo di mare che arriva per risolvere
un caso, sulle note della colonna sonora dell’Ispettore Derrick.
Ma alla fine bisogna rimettere ogni cosa al suo posto e arriva il
segnale d'allarme della nave: tutti i personaggi si siedono e
ripetono i veri versi di Shakespeare in play back sulle loro voci
registrate. Perché almeno alla fine tutto dovrebbe finire nel
rispetto del drammaturgo.
E’ uno spettacolo esplosivo, dalle mille sorprese e trovate, Was
ihr wollt - La dodicesima notte, comico, surreale,
virtuoso e quando al momento degli applausi arriva sulla scena
Marthaler, quest’uomo buffo e occhialuto dall’aria briccona e
dalla faccia tirolese, con baffi-barba alla ussaro, si pensa: “Non
poteva essere che lui”.
Was ihr wollt - La dodicesima notte
di William Shakespeare, regia di Cristoph Marthaler, drammaturgia
Stefanie Carp, scene e costumi Anna Viebrock interpreti Jansen Yvon Viola,
Ueli Jäggi Malvolio, André Jung Orsino, Josef
Ostendorf Sir Toby, Karin Pfammatter Olivia, Graham F.
Valentine Feste, Olivia Grigolli Marie, Oliver
Mallison Sir Andrew Bleichenwang, Markus Wolff Sebastian,
Lars Rudolph Fabio & trombetta, Jürg Kiekenberger Valentin
& piano/keyboard, Oliver Wronka Antonio,
Marcus Burkhard Capitano, Martin Schütz, Curio &
cello elettrico.
Lo spettacolo rientra nei “percorsi internazionali”, una serie
di appuntamenti voluti e organizzati dall’Eti per presentare in
Italia alcuni degli spettacoli, degli attori e registi più creativi
e interessanti europei del momento.
I prossimi appuntamenti:
Roma, Teatro Valle, fino al 24 novembre, ore 20 - 25 novembre, ore
16,30;
Napoli, Teatro Mercadante, 11 e 12 dicembre, ore 20.30:
Il Gabbiano di Anton Cechov, regia di Eimuntas Nekrosius, un
progetto di Eimuntas Nekrosius per gli attori dell’Ecole des
Maîtres.
(CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli-Venezia Giulia e
Teatro Metastasio/Stabile della Toscana, in collaborazione con la
Biennale di Venezia).
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da
fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |