Addio Maria Grazia
Ettore Colombo
Oggi è un brutto giorno, un brutto giorno davvero, specie per
morire. Piove, fa freddo, c'è vento, fuori. Mi sono svegliato tardi
e come al solito ho acceso la radio. Per sentire le
"notizie". E' strano quando - anche per uno come me che,
bene o male, fa il giornalista - senti per radio, vedi in tv o leggi
sul giornale, il nome di un amico, di un'amica. Fa un effetto
particolare: all'inizio non capisci, come se parlassero di un'altra
persona, poi quel nome t'inizia a ronzare in testa, ti inizia a dire
qualcosa, infine scopri che si tratta di una persona cara e il cuore
ti va in gola. Segui allucinato e convulso le notizie che si
susseguono e dici "no, non può essere, non può essere
lei". E invece è lei, è proprio lei, la mia amica, è
"la Cutuli".
Maria Grazia Cutuli
E' una mia amica, Maria Grazia Cutuli, una
giornalista del Corriere della Sera, certo, una giornalista brava,
inviata sul fronte a seguire la guerra, una brava, capace, sveglia.
Ma prima di tutto una mia amica. Probabilmente è morta sulla strada
per Kabul, insieme ad altri tre colleghi, un giornalista spagnolo
del Mundo, Julio Fuentes, suo caro amico, ed altri due, due
giornalisti della Reuters, uno inglese e uno afgano. Forse uccisi
dai talebani, forse dai mujaheiddin, non si sa ancora. Di sicuro
un'imboscata: li hanno fatti scendere dalla jeep e gli hanno
sparato, forse poco lontano.
Julio Fuentes
L'autista si è salvato, altri giornalisti del
convoglio anche, Maria Grazia no. Gli altri tre con lei. Così dice
la Bbc, il Mundo, la Cnn. Solo dall'Iran arrivano notizie di una
loro cattura, da parte di membri dell'Alleanza del Nord. Ma un
autista e la Croce rossa dicono di averli visti picchiare e di aver
udito gli spari. L'Onu non dice nulla, al Corriere si sono
trincerati dietro un comprensibile silenzio, il Mundo lì dà per
morti. Io spero che non sia vero, mi aggrappo al solito filo di
speranza. Perchè ti voglio bene, perché ti conoscevo, Maria
Grazia.
Aziz Haidari
Ti ho conosciuta grazie a Gabriella, una tua
carissima amica, forse la migliore, insieme ad Elisabetta. E a
Cristina. Siete tutte mie amiche, siete tutte giornaliste, siete
tutte bravissime. Avete rischiato la vita più volte, in vari posti
del mondo: così è questo mestiere, troppe volte, per chi lo fa col
coraggio e col cuore. E le donne, spesso, sono le migliori. le più
genuine, le più appassionate, le più coraggiose. Le più audaci.
Eppure, Maria Grazia è speciale e le sue amiche lo sanno molto
meglio di me. Maria Grazia è bella, bella davvero, ed ha una casa
bella come lei: ricca di libri, di cose prese in giro per il mondo,
di fotografie e oggetti i più disparati. E una grande cartina della
Terra con su segnati tutti i posti dove Maria Grazia è stata, nella
sua vita.
Maria Grazia ha fatto tante cose, ha lavorato sodo, è stata inviata
di Epoca e oggi lo è del Corriere della Sera, dove è entrata come
semplice redattrice ordinaria agli Esteri, la sua passione, e dove
è diventata una delle penne migliori, scrivendo da tutti i luoghi
del mondo. I suoi reportages dalla Palestina, da Israele, dal Medio
Oriente, dall'Africa, erano e sono bellissimi. Ora Maria Grazia -
"la Cutuli", come la chiamavano anche le sue amiche - era
in Pakistan, da quando è scoppiata la guerra, e ha scritto un
articolo più bello e più informato e più intelligente dell'altro.
Come al solito, come sempre.
Harry Burton
Maria Grazia, io spero che tu sia viva, non sei
più venuta, poi, quella sera, a casa mia, però ti avevo invitato.
Anche Gabriella non si fa vedere mai, ormai, Cristina non ne
parliamo nemmeno, Elisabetta è troppo presa sul lavoro. Eppure
volevo proprio invitarvi, una sera di queste, a fare due
chiacchiere, a sentire il vostro solito e divertente "taglia e
cuci" su un po' di colleghi, a sentirti raccontare del Ruanda,
dove sei stata, e non per fare "la giornalista", ma per le
Nazioni Unite, tanti anni fa, a cercare di fermare i massacri. E
come t'incazzavi, Maria Grazia, quando tutti se lo dimenticavano, il
Ruanda.
Come Inviati di Pace, al Circolo della Stampa abbiamo organizzato
una serata sull'Informazione in conflitto, "Media e guerre
dimenticate". Che cosa ridicola. Ci avresti snobbato.
Giornalistini col culo al caldo che parlano del Resto del mondo.
Però, caustica e fiera com'eri, magari saresti venuta lo stesso, a
parlare del tuo Ruanda. Cavoli, se non fosse in Pakistan, si poteva
invitare la Cutuli!, avevo subito pensato. Ne avremmo discusso
assieme e io, come al solito, guardandoti il viso e i tuoi splendidi
capelli, avrei detto: "Eh, avercene, come te...".
Gabriella avrebbe riso, Cristina avrebbe detto
"piantala!", Elisabetta avrebbe una cosa tipo "Pensa
a lavorare!". Ciao, Maria Grazia, vorrei rivederti. T'invito a
cena, una sera di queste.
Ettore
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