Jolly Round is Hamlet
Virgilio Sieni e Francesco Giomi con Antonia Anania
Questo fine settimana (9-10 novembre) al Teatro dei Rinnovati di
Siena si tiene la prima nazionale di Jolly Round is Hamlet,
uno spettacolo di danza in sei atti - round che incuriosisce perché
surreale e insolito. Il tema è la follia, in tutte le sue forme e
varianti. E in tutte le sue tipologie: figure surreali esplorano l’angoscia
del vivere, il tema della morte o della tristezza con la delicatezza
che è propria della danza. E sono guidate da un nuovo Amleto in un
viaggio che conduce a un messaggio positivo. Anzi, costituiscono la
stessa corte danese di Amleto, sono nani, giullari, infante e
saltimbanchi.

Per sapere di più sulla filosofia che sottende
questo spettacolo, Caffè Europa ha parlato con chi lo ha
diretto e ne ha inventato le coreografie, Virgilio Sieni, direttore
della Compagnia Virgilio Sieni Danza, che da anni rivisita e mette
in scena eroi tragici e personaggi delle fiabe. Per conoscere invece
qualcosa sulle sonorità e sulle musiche elettroniche che
accompagnano la rappresentazione, Caffè Europa ha discusso
con il maestro Francesco Giomi, che per la prima volta compone per
una compagnia di danza.
I gesti e la filosofia di Virgilio Sieni
Chi è Jolly Round?
Jolly Round è un capocomico folle, principalmente una figura
deviante che si fonda sulla diversità.
E perché Jolly Round is Hamlet?
Perché lo spettacolo vuole raccontare lo stato di follia
profetica tramite la presenza in scena sia di Jolly il folle, sia di
Amleto il fool, cioè il matto, che sono due personaggi
differenti ma che potrebbero essere la stessa persona, come avviene
nei casi di uno schizofrenico sdoppiamento di personalità.

Quali sono le novità del suo spettacolo
rispetto all’Amleto di Shakespeare?
Innanzitutto Jolly Round is Hamlet non mette in scena l’Amleto
di Shakespeare ma propone e approfondisce il personaggio di Amleto,
nella sua follia e diversità. Questa presenza cerca secondo una
propria drammaturgia di tirare dentro la propria tragedia gli altri
personaggi che costellano lo spettacolo e che vanno ad amplificare
la simbologia del fool. Ci sono i nani che nelle corti
secentesche erano considerati giullari dalle capacità profetiche; c’è
Ofelia rappresentata come l'infanta Margherita del famoso dipinto
di Velazquez Las meninas del 1656. Ci sono saltimbanchi
che ricordano quelli ritratti da Picasso; c’è un altro
personaggio che è ripreso dall’immaginario di Arancia
meccanica di Stanley Kubrick e che mostra ossessivamente il suo
fallo, un altro simbolo forte del fool, del matto.
Infatti quasi tutti i personaggi maschili hanno un fallo
posticcio, come si usava fare nelle processioni dionisiache greche,
perché?
Perché abbiamo pensato a tutti i fool medievali e di corte
che accentuavano sempre molto l’elemento fallico perché
rappresentava la rinascita, l’atto di procreazione e anche noi
abbiamo voluto riproporlo per questo motivo, anche se in Amleto ha
un significato diverso: quello di volere non essere nato, perché
questo provoca lo strano “rapporto” incestuoso di Amleto con la
madre.
Secondo lei perché la figura di Amleto è così attuale,
continuamente ripresa, ripensata, riscritta?
Perché Amleto è un disadattato, uno che non si omologa e non
sottostà al potere ma cerca infinite vie di fuga anche attraverso
la propria psiche. E quindi simboleggia l’eterna e profonda
necessità di essere diversi, di non omologarsi, rappresenta la
ricerca verso l’indicibile e l’ignoto.
I personaggi del suo spettacolo che cosa fanno e che cosa
vogliono?
Abitano in una stanza chiusa, che è la stanza segreta di Amleto ma
è anche la stanza di un reparto psichiatrico, con le pareti bianche
e i materassi che danno una sensazione di morbidezza. E tutti questi
matterelli vogliono la libertà e cercano di indagare sulla loro
malinconia, sulla solitudine, sulla follia, in una chiave anche
ironica.
Come si conclude la storia di Ofelia e Amleto in Jolly Round
is Hamlet?
Ofelia si spoglia e si trasforma da una nana in una farfalla che
simboleggia la psiche, per cui diventa la pura psiche di Amleto. Tra
i due personaggi si avvertono una forte unione e un forte desiderio
che si attuano attraverso il legame della psiche. Del resto anche in
Shakespeare Ofelia rimane una “forma” legata all’anima di
Amleto: nella rappresentazione teatrale la si vede morire, ma la sua
energia rimane sicuramente in vita.
Perché si è ispirato al quadro di Velazquez per la figura di
Ofelia?
In realtà per un discorso più ampio che riguarda anche il suo modo
di raffigurare le corti secentesche: le mostrifica, insiste
sui nani, sugli storpi, sulle figure deformate. E anche il nostro
impianto scenico ripropone il dettaglio della porta dipinta, dello
specchio sul fondo del quadro Las meninas.
Come vi siete dovuti preparare a livello tecnico coreografico?
Lo spettacolo è un ulteriore passo avanti nel percorso della
compagnia. Soprattutto nell’ultima parte in cui i personaggi
diventano i fantasmi di loro stessi e lo spazio viene liberato si
amplifica molto l’aspetto coreografico, si rischia di più, si
alternano lo stare a terra e in piedi, gli accoppiamenti improvvisi
e gli improvvisi assoli.
Questo spettacolo fa parte della Trilogia del niente sulla
malattia insieme a Babbino caro-pinocchiulus sextet e a Il
funambolo tratto da un poemetto di Jean Genet: ci spiega questo
suo interesse per la malattia e la follia?
Principalmente perché vogliamo leggere la malattia come un momento
di trapasso, e quindi un momento di guarigione e non per
evidenziarne l’aspetto negativo. Quindi l’interesse sta nell’affrontarla
per superarla e andare oltre.
Qual è il primo personaggio col quale ha iniziato questo viaggio
nella mente ‘umana’?
Cappuccetto Rosso, che ho fatto interpretare sia a uomini che a
donne, in duetti, terzetti, quartetti. Ha dato il via al percorso
della fiaba, che include Hansel e Gretel, il soldatino di stagno, la
regina delle nevi, il coniglio, Pinocchio e che adesso ha come punto
finale Jolly. A un estremo Cappuccetto Rosso, ossia la trasgressione
al divieto anche metaforico di entrare nel bosco, e all’altro la
follia.
I suoni di Francesco Giomi
Che tipo di sonorità ha questo spettacolo?
Si parte da una situazione di mistero musicale, in cui lo
spettatore-ascoltatore scoprirà i personaggi di questa stanza
psichiatrica, la loro identità, le loro azioni anche attraverso i
suoni e i rumori che emetteranno, e che fanno emergere una
personalità sonora di questi personaggi. La caratteristica di
questo spettacolo è il piccolo ensemble tecnologico, che è
la parte live del suono: una serie di altoparlanti e microfoni
funzionano come un ensemble che dirigo e regolo e da cui si
emettono suoni che cambiano durante lo spettacolo, in relazione allo
spazio e al tipo di altoparlanti. E poi c’è la parte della musica
elettronica vera e propria che accompagna quasi tutti i momenti
dello spettacolo fino ad arrivare al round finale “bianco” in
cui c’è un’esplosione musicale in concomitanza con quella
coreografica.
Che cosa vuole che arrivi al pubblico?
M’interessa che si comprendano il lavoro di sperimentazione, il
rapporto tra movimento e suono, e il rapporto tra suono e rumore,
tra musica e rumore, un lavoro legato totalmente alle nuove
tecnologie e che si basa sulla trasformazione di materiali
preesistenti e concreti. Ho ritrasformato, ricampionato e
riorganizzato in nuove strutture musicali moltissimi suoni tipici
della danza oppure materiali e repertori musicali preesistenti
provenienti da altri autori.
Che differenza ha notato tra comporre per la danza o unicamente
per l’ascolto?
Da un lato certi dettagli acquisiscono un’importanza minore e la
musica è meno densa; dall’altro lato la danza spesso contribuisce
a leggere in una luce nuova la musica, a farne apprezzare dettagli
che altrimenti non si ascolterebbero.
Come si potrebbe definire Jolly Round is Hamlet?
Un universo di sonorità, una stanza immaginaria di suoni.
Jolly Round is Hamlet, regia e coreografia di Virgilio Sieni,
costumi Gabriella Ciacci, musica Francesco Giomi, luci Paolo
Rodighiero:
Siena, Teatro dei Rinnovati, 9 e 10 Novembre;
Firenze, Teatro Goldoni, 28 e 29 Novembre.
Per ulteriori informazioni collegarsi al sito http://web.tiscalinet.it/sienidanza
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