Segnalazione/Parassiti
Riceviamo e pubblichiamo:
Associazione Culturale Spazio Uno 85 presenta Parassiti di
Marius von Mayenburg
traduzione Silvia Candida - regia Tito Piscitelli, scene Carlo De
Marino, costumi Flavia Santorelli.
Personaggi e interpreti: Betsi: Manuela Morosini;
Friderike-Carla Chiarelli; Ringo: Mauro Marino; Petrik:
Fabrizio Parenti; Multscher: Claudio Undari.
Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con i Goethe Institut
di Roma e di Napoli
Roma - Teatro Spazio Uno - Vicolo dei Panieri, 3
dal 29 ottobre all’11 novembre - tutti i giorni alle ore 21.00
per informazioni e prenotazioni 06 5895765 - 5896974
biglietto £ 20.000 - ridotti £ 15.000
Lunedì 29 ottobre, alle ore 21.00, al Teatro Spazio Uno, debutta in
prima nazionale Parassiti di Marius von Mayenburg, autore tra
i più rappresentativi della nuova drammaturgia tedesca e dramaturg,
alla Schaubühne di Berlino, di Ostermeier, che ha messo in scena Faccia
di fuoco, il testo che ha dato a von Mayenburg la notorietà e
successivamente anche Parassiti.
La messinscena di Parassiti, affidata a Tito Piscitelli, si
inserisce nel progetto che quest’anno il Teatro Spazio Uno di
Manuela Morosini, da sempre attento alla drammaturgia contemporanea,
dedica a nuovi autori e segue la presentazione al pubblico di Qualcuno
arriverà del norvegese Jon Fosse, rivelazione della
drammaturgia europea degli ultimi anni, messa in scena da Il
battello ebbro.
Parassiti è parte di una ricognizione sulle direzioni del
teatro contemporaneo in Germania che Spazio Uno conduce in
collaborazione con Intercity e con i Goethe Institut di Napoli e
Roma. Emergono così i tratti comuni a questa generazione di autori
che, partendo dai primi esperimenti berlinesi, si sta affermando nei
maggiori teatri europei: da una parte si riscontra l’abbandono di
un eccessivo intellettualismo per un teatro in grado di
rispecchiare, con maggiore immediatezza, la realtà quotidiana; dall’altra,
frequenti deviazioni surreali, non prive di accenti ironici, si
innestano criticamente su temi caratterizzati invece da un chiaro
ritorno al realismo.
Così in Parassiti l’autore sceglie un linguaggio molto
efficace, sempre in bilico tra quotidianità e impennate visionarie
e insiste su una simbologia ricorrente: se nel suo primo testo era
il fuoco che dava modo al protagonista di darsi una seconda nascita
che superasse e cancellasse quella che gli aveva imposto l’odiata
famiglia, qui tutti adorano gli animali in quanto espressione di una
vita migliore e meno problematica.
I Parassiti ai quali allude il titolo di von Mayenburg, sono
gli abitanti di un mondo ormai prossimo alla consunzione, che vive
di infinite ripetizioni di inutili atti quotidiani. I cinque
personaggi raccontano un’improbabile convivenza tra esponenti di
realtà sociali diverse: la coppia borghese di Manuela Morosini e
Mauro Marino, la coppia trasgressiva di Carla Chiarelli e Fabrizio
Parenti, un outsider, l’enigmatico vecchio di Claudio
Undari, tutti uniti dal comune desiderio di scacciare la noia
intollerabile dell’esistenza.
Testo lirico e maledetto, di sapore tutto metropolitano, Parassiti
è un Kammerspiel basato sulla costruzione di tensioni
destinate a deflagrare e su un gioco vittima/carnefice dove tutti si
trovano di volta in volta a interpretare un ruolo diverso.
Nello spettacolo l’energia tipica della dimensione teatrale sembra
essere la loro unica prospettiva vitale. I personaggi insistono in
un continuo gioco creativo, le cui regole consistono nel tentare di
inventare nuovi ruoli e nuove regole di convivenza. Ma il gioco tra
realtà e finzione finisce per svelare l’inefficacia di questo
tentativo.
Si rimane in un teatro e qualunque invenzione smaschera la sua
realtà di finzione. Come parassiti, i personaggi non riescono
realmente a produrre nuove identità. E l’attore, nel suo
affannarsi a reinventare se stesso, diventa un simbolo del disagio
che questi personaggi incarnano. Quello che resta è l’ostinata
volontà a reagire.
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