Pane nostrum
Nicoletta Perfetti
L’'Italia terra di Santi, poeti e navigatori. E di buona tavola.
Non solo pizza, oli, spaghetti e vinelli: sulle tavole del Bel Paese
non manca quasi mai il famoso "tozzo di pane". L'Italia è
però solo al quarto posto in Europa nel consumo pro capite: 68 kg
l'anno (circa 404.900 lire di spesa), dopo Germania, Austria e
Danimarca, secondo il dossier dell’Aibi - Association
internationale de la boulangerie industrielle, 2000.

Proprio per diffondere e difendere la cultura del
pane artigianale e biologico si è tenuta a Senigallia (Ancona) lo
scorso fine settimana Pane nostrum, manifestazione internazionale
sul pane con convegni, degustazioni e produzioni a cielo aperto
anche del “primo pane” della storia, quello mesopotamico, grazie
alla ricostruzione di un forno secondo le tecniche d'epoca.
Un po’ di storia
Sembra che per i primi tentativi di panificazione furono utilizzati
orzo, miglio e segale. La cerealicoltura preistorica si sviluppò
infatti nella fase di passaggio dal Paleolitico al Neolitico in un’epoca
ritenuta però anteriore agli 8000-7000 anni a.C. Con la scoperta
del fuoco l’uomo imparò a tostare i chicchi e a cuocere l’impasto
di cereali ed acqua su pietre roventi.
Il primo tipo di pane fu per lo più azzimo, ossia privo di enzimi:
non lievitato veniva consumato caldo. In Assiria, Babilonia ed
Egitto era già diffusa la coltivazione di grano. Anche nell’antica
Grecia il cereale (importato dalla terra delle piramidi) assunse una
importanza fondamentale: caposaldo della democrazia era, durante le
carestie, la distribuzione gratuita del pane. Dai Greci i Romani
appresero l’arte della panificazione.
Il valore simbolico
Per i Cristiani il pane rappresenta Dio. Gli antichi Romani
libavano, offrivano agli dei focacce di farro. Il pane anche come
simbolo di potere: Il Lord (=loaf-ward) era il custode della
pagnotta; la Lady (=loaf-dyge(doing)) colei che faceva far fare il
pane.
“Il pane -spiega il Prof. Corrado Barberis dell’Università di
Roma, autore de Atlante dei prodotti tipici il pane Ed. Ajra
Rai_Eri- è assoluto, è innocente. Per fare un paragone con
il succedaneo più illustre, la pizza, possiamo dire che il pane sa
stare bene anche da solo, la pizza ha sempre bisogno di un appoggio
(pomodoro, salumi, verdure). Il pane è sicuro, la pizza insicura;
il pane è assoluto, la pizza relativa”.
Gli obiettivi della manifestazione
Le Regioni Marche, Umbria, Toscana, Puglia, Abruzzo, Molise, Lazio e
le rispettive agenzie per lo sviluppo agricolo da tempo promuovono
itinerari turistici sul pane e si battono per il riconoscimento
della Dop (denominazione origine protetta) e della Igp
(identificazione geografica protetta) -secondo il Reg. CE 2081 del
1992. Le tipologie di pane in Italia, sono oltre 250 (ASSIPAN,
Confcommercio 2001).

Il primo riconoscimento Igp (Identificazione
geografica protetta) arriva al Pane di Genzano nel 1997. Altri
aspiranti alla denominazione di origine, fra gli altri, sono la
pagnotta di Lariano, il pane di Altamura, il pane toscano, la
"coppia" ferrarese, il pane Carasau di Sardegna, la
"pizza romana" e il pane nero di Castelvetrano. Scopo
della manifestazione è infatti difendere i pani artigianali in
Italia e mantenerli ad alti livelli di qualità. Dice il Presidente
della ASSIPAN, Antonio Sclavi: “Anche il pane è da considerare un
prodotto tipico e come tale va promosso e valorizzato”.
Qualche Numero
L’Italia si caratterizza per ben 250 tipologie di pane diverse,
secondo la Confcommercio ed Assipan. Oltre 25.000 panetterie coprono
il 92% del mercato nazionale. La produzione industriale non supera l’8%,
contro il 35% della Germania e il 23% della Francia.
Rispetto agli altri Paesi europei come Irlanda, Danimarca Svezia e
Inghilterra, bisogna sottolineare quanto l’Italia sia ancora
particolarmente sensibile, affascinata e attenta alla produzione
tipica e artigianale piuttosto che a quella industriale, al pane
precongelato, da banco frigo e di larga distribuzione. Se infatti
sessantasei imprese panificatrici industriali britanniche coprono
circa il 70% della produzione nazionale e in Germania centosettanta
imprese producono circa il 35% dell'offerta totale, in Italia è
tutta un'altra musica, secondo la fonte Infocamere 99: circa il 44%
degli esercizi sono presenti al Sud, il 24% a Nord-Est, il 17% del
Nord Ovest e il 15% nelle regioni del Centro. Insieme producono
circa 3.600.000 tonnellate di pane (il 18% della produzione totale
europea).
Lo stock di imprese artigiane è aumentato dal 1998 al 1999 di 500
esercizi (+2%) concentrate soprattutto nelle regioni meridionali. Le
imprese di tipo industriale sono circa 150 e crescono a ritmi più
contenuti. Insomma, l'italiano preferisce ancora il panettiere.
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