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I miei primi cinquant’anni di carriera



Sandra Mondaini con Bibi David




“ Devo moltissimo alla mia esperienza di recitazione in teatro. Il lavoro meticoloso sul personaggio che ho approfondito negli anni del mio esordio con la compagnia di Erminio Macario, nel 1953, oltre ad avermi formata professionalmente, ha rafforzato il mio carattere e mi ha permesso di affrontare il complicato universo della tv, con grinta ed estrema capacità di valutazione”.

Sandra Mondaini, che ha recentemente compiuto settant’anni, di ritorno dalle sue vacanze in Svizzera e a Porto Cervo, traccia un bilancio dei suoi cinquanta anni di carriera televisiva. Rivela episodi curiosi sul suo sodalizio artistico-sentimentale con il marito Raimondo Vianello. E da ‘decana’ evidenzia pregi e difetti della televisione di ieri come di oggi. “Se il teatro è il palese racconto di una bugia e lo spettatore sa di assistere consapevolmente alla rappresentazione fittizia della realtà, in televisione il confine fra menzogna e verità è meno evidente -continua la Mondaini-. L’ambiguità del video inganna il pubblico coinvolgendolo nelle trame, catturandone l’attenzione fino a portarlo spesso a identificarsi con i protagonisti delle storie”.

Quali sono stati i momenti più significativi della sua vita professionale, dal ‘53 a oggi?

Sicuramente è stato determinante il mio primo inatteso trionfo, nel 1961: ero entrata da poco in Rai e sfidavo, ancora titubante, la platea televisiva impersonando il simpatico personaggio di Arabella. Nel ‘62, sposai Raimondo Vianello e iniziò poi un altro capitolo della mia esistenza sia privata che lavorativa.

L’essere una coppia affiatata ha molto influito anche professionalmente. Ricordo con nostalgia le nostre trasmissioni in coppia degli anni Ottanta, in particolare Sandra Raimondo show, Attenti a quei due, Stasera niente di nuovo.
Penso alla comicità e agli scambi di battute, che scaturiscono a volta perfino involontariamente nelle sit-com Casa Vianello dell’80 e Cascina Vianello del ‘96, o nelle commedie degli anni Sessanta Caccia al marito e Noi siamo due evasi.

Secondo lei, nell’era di Internet e della globalizzazione come è mutata la tv rispetto al passato?

La tv è, per sua stessa intrinseca natura un mezzo in continua evoluzione, che si nutre di esperimenti originali e situazioni nuove. Penso dunque che non vi sia un cambiamento oggi dovuto alla Rete e ai traguardi del Web bensì piuttosto che ci sia stata una lenta crescita che, pian piano ha inserito elementi diversi nella macchina della televisione. E penso che i gusti del pubblico non siano mai mutati, relativamente per esempio agli spettacoli e alle piece comiche, ai varietà ironico-sarcastici.

Un personaggio come Sbirulino, che ho interpretato per anni e al quale posso dire in assoluto di essere piu’ legata, in quanto immagine dell’essere bambino e in grado di tirar fuori l’infantile leggerezza che è in ognuno di noi, piaceva decenni fa come, ne sono certa, può affascinare il pubblico del duemila. Il piccolo schermo ha bisogno di formule rinnovate, efficaci, al passo con la modernità, ma la sostanza che è alla base dell’indice di gradimento rimane comunque sempre la stessa, eternamente valida.

Dai programmi televisivi in Rai come Tante scuse del ‘74, Io e la befana del ‘78 ai gustosi siparietti familiari delle trasmissioni Mediaset. Come ha vissuto il passaggio dalla rete di Stato alla concorrenza?

Era l’82 quando io e Raimondo decidemmo di spostarci dalla Rai all’allora Fininvest. Fu una scelta repentina, dovuta esclusivamente alla voglia di tentare una scommessa e non certo al malcontento. A distanza di anni posso dire di essere ugualmente legata a queste due stagioni. Mi trovavo bene in Rai così come ho avuto un’ottima accoglienza a Mediaset.

Ho avuto sempre piacevoli sorprese lavorando nelle reti di Berlusconi, gestite con energico impegno e vivacità. Confesso inoltre di provare un sincero affetto per il Cavaliere.

Può rivelarci qualche divertente aneddoto in merito al suo rapporto con Raimondo, che da decenni incuriosisce e intriga, nella sua ‘versione televisiva’, milioni di italiani?

Raimondo ha dichiarato tempo fa in un’intervista, con sottile ironia,:”Io e Sandra stiamo insieme da quarant’anni. Uno di noi è un santo!”.

Per replicare preferisco raccontare che durante la prima notte di nozze Raimondo lesse ininterrottamente La Gazzetta dello sport, indispettendomi alquanto. E ancora, dopo anni di fidanzamento e continui suoi immotivati rimandi della data del matrimonio, per convincerlo a sposarci dovetti ricattarlo fuggendo da Roma per protesta. Solo allora mi telefonò dicendo che aveva deciso il fatidico giorno. Chi è di noi dunque il santo?

Quali progetti ha in cantiere, da sola o insieme a Raimondo Vianello?

Dal primo ottobre riprenderanno le riprese di una nuovissima serie di Casa Vianello, con particolari inconsueti rispetto alle precedenti edizioni. Inoltre mi piacerebbe realizzare qualcosa che coinvolga direttamente i bambini. Li adoro: pensi che fin da giovanissima, quando andavo in vacanza sulla riviera Adriatica, facevo gratuitamente la baby sitter a tutti i bimbi della spiaggia!



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