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Il terrore e la costruzione di uno spazio sacro



Roger Friedland*



Osman Bin Laden è un costruttore che proviene da una famiglia di costruttori. Suo padre ricostruì le moschee di Mecca e Medina, lui stesso costruì la pista e i tunnel che consentirono ai mujahedin di respingere i sovietici dopo la loro invasione dell'Afghanistan, nel 1979. Questo ingegnere civile si è rimesso a costruire. Minoru Yamasaki, capo degli architetti del World Trade Center, ha osservato: "Io la penso così, a questo proposito: commercio mondiale significa pace mondiale, perciò gli edifici newyorkesi del World Trade Center avevano uno scopo che andava oltre quello di alloggiarne gli occupanti. Il World Trade Center era un simbolo vivente dell'impegno umano finalizzato alla pace mondiale".

Distruggendo le torri gemelle di New York con la nostra stessa tecnologia areonautica, sfondando a Washington il Pentagono, cuore della potenza militare, Osama Bin Laden sta cercando di costruire uno spazio nuovo, un campo di battaglia senza precedenti, dall'epoca in cui le guerre di religione dilaniarono l'Europa, la jihad delle truppe conquistatrici di Maometto espansero in modo spettacolare la umma e le crociate penetrarono nella Palestina.

La distruzione delle due torri rientra nel tentativo di ricostruire ed espandere una comunità islamica sacra e politicizzata. Attraverso violenti sacrifici, questi guerrieri esprimono il loro modo d'intendere l'incommensurabile distanza tra l'Islam e la cultura capitalistica occidentale. Profanando i luoghi più sacri di quest'ultima, essi sperano di scatenare una guerra che consenta di creare un impenetrabile confine tra il sacro spazio islamico e il resto del mondo.

E' importante ricordare che Bin Laden ha cominciato la sua campagna di violenza antiamericana dopo che l'Arabia Saudita - un tempo la sua patria - ha permesso alle truppe americane - ai guerrieri infedeli - di combattere contro gli iracheni dal suolo dove un tempo il Profeta viveva, pregava, rivelava il grande libro e lottava per espandere i territori governati dal Sacro Testo. Dal suo punto di vista il potere congiunto del capitale e della forza militare globali, dominati dall'America, ha profanato la sua sacra terra e continua a farlo; adesso è stato lui a profanare la nostra.

"La Penisola Araba - poiché Dio la fece piatta, vi creò il deserto e la circondò di mari - non è mai stata aggredita da forze analoghe agli eserciti delle crociate, che vi si sono sparse come locuste, ne hanno inghiottito le ricchezze e distrutto le piantagioni." Così è scritto nella fatwa emessa nel febbraio 1998 da Bin Laden, unitamente ai militanti islamici dell'Egitto, del Pakistan e del Bangladesh (World Islamic Front).

"Nonostante l'enorme devastazione inflitta agli iracheni dalla alleanza da crociata sionista, nonostante l'enorme numero di morti, che ha superato il milione.... nonostante tutto questo gli americani stanno di nuovo cercando di ripetere gli orribili massacri, in quanto non si accontentano del protratto blocco imposto dopo la feroce guerra e la devastazione. Intendono annientare ciò che resta di questo popolo e umiliare i suoi vicini musulmani".

Bin Laden ritiene che l'invasione americana dell'Iraq fosse dettata, da un lato, dall'interesse del capitale americano e, dall'altro, dall'alleanza strategica americana con Israele. Indebolendo l'Iraq, frammentando il mondo arabo in "staterelli di carta", gli Stati Uniti hanno consentito a Israele di continuare ad occupare Gerusalemme, al-Quds, la Città Santa, il luogo dal quale il Profeta ascese di notte al Paradiso.

"Uccidere gli americani e i loro alleati - civili e militari - è dovere individuale di ogni musulmano che sia in grado di farlo in qualsiasi Paese in cui questo sia possibile, per liberare la Moschea Al-Aqsa e la Sacra Moschea (Mecca) dalle loro grinfie e scacciare i loro eserciti dalle terre dell'Islam, sconfitti e incapaci di minacciare qualsiasi musulmano." Questo secondo le parole di Dio Onnipotente: "Combattete i pagani nel loro complesso così come loro combattono voi nel vostro complesso, "combatteteli finché non ci saranno più tumulti e oppressioni e prevarranno la giustizia e la fede in Dio".

Osama Bin Laden ha finanziato, organizzato e utilizzato combattenti provenienti da molti stati islamici; conta molto sui contributi privati di uomini d'affari islamici, di molte nazionalità. A New York e Washington ha spiegato le forze di un trans-nazionalismo contro l'altro, il potere di Allah contro il denaro e la forza militare degli Stati Uniti. Le torri gemelle newyorkesi, che alloggiavano operatori finanziari che trattavano azioni e titoli di stato, erano sia le sedi che i simboli del potere globale del denaro americano.

"Con l'aiuto di Dio, esortiamo ogni musulmano osservante che aspiri a una ricompensa", dice la fatwa, "a ubbidire all'ordine divino di uccidere gli americani e saccheggiare il loro denaro dovunque lo trovino, e in qualsiasi momento." I guerrieri di Bin Laden non hanno rubato come pirati il denaro americano, hanno cercato di renderlo inutilizzabile, di arrestarne la circolazione, di vaporizzarlo. La capacità del denaro di avere valore è strettamente legata all'autorità della nazione-stato che lo emette. Tale relazione è integrale, non arbitraria, il rapporto denaro/potere dello stato è stato evidenziato la settimana scorsa dagli aerei suicidi, a New York e a Washington.

Dio è sempre più fuso con lo stato territoriale, utilizzato contro i poteri culturali e materiali del denaro dominato dall'America. E' importante ricordare che con l'aiuto americano Osama Bin Laden ha mobilitato combattenti, provenienti da tutto l'Islam, che hanno aiutato a installare nell'Afghanistan un regime nazionalista islamico. Molti di tali combattenti sono poi andati nel Sudan a fare la stessa cosa. E, ironia della sorte, per contrastare Bin Laden noi saremo costretti a contare su stati nazionalisti religiosi come il Pakistan, l'Iran, l'India.

Analogamente, l'elezione del Presidente Bush è dipesa dall'appoggio elettorale della destra cristiana. Due giorni dopo il "bombardamento" il Reverendo Jerry Falwell ha sostenuto che quei laici che avevano tolto Dio dalla sfera pubblica e avevano legalizzato l'aborto in questo Paese erano responsabili di aver indotto Dio a sollevare la "cortina protettiva" con la quale schermava l'America, permettendo così l'avvento del terrore. Anche i fondamentalisti cristiani degli Stati Unti indicano nel denaro globale una forza del male che deve essere tenuta sotto controllo.

Il denaro è diventato un mezzo globale e un bacino di valutazione sociale sul quale lo stato nazionale ha perso sempre più il controllo a causa della multinazionalizzazione della finanza e della deregulation dei mercati finanziari. Mentre commercio, investimenti diretti e mercati azionari restano altamente regionalizzati, ovunque si espande il mercato globale del denaro contante e dei titoli di stato. In un momento in cui la rappresentanza dominante collettiva non può essere contenuta né controllata dai poteri territoriali della nazione-stato è forse sorprendente che Dio, l'altro principio totemico, possa esercitare tanta attrazione sulle masse? Con l'evidente crollo del proletariato come soggetto collettivo e la stasi delle democrazie, cos'altro può controbilanciare il potere del denaro, la sua estensione territoriale e temporale?

Essendo il denaro "rappresentativo", lontano dal suo ruolo materiale e quindi svincolato da qualsiasi "cosa" concreta, il suo valore poggia apertamente sulla fede, sulla fede nella fede. Il denaro, come un dio trascendente, è diventato un invisibile network numerico di promesse, una pura astrazione, una forza di natura sociale i cui poteri sono ingovernabili, la cui identità è non-nazionale, e l'economia globale sembra andare al di là di una quantificazione e di una specificazione. Attualmente Dio, una forza ineffabile, è reso ancora una volta co-autore della storia umana, insediato in alcuni territori per contratto, elezione o grazia divina. Una contro-fede rispetto all'illusione-denaro.

I nazionalisti religiosi organizzano la propria critica del capitalismo secondo un discorso di profanazione. Ciò che lo rende possibile sono le differenze fra Dio e il denaro come ordini simbolici. Se da un lato il capitale è nervoso e instabile - una presenza incerta - dall'altro Dio è costante, sempre disponibile, accessibile. I suoi sportelli non chiudono mai, il suo denaro liquido non si svaluta mai. Dio fornisce quell'immutabilità che le nazioni hanno cercato nella natura, compresa la propria natura come collettività definita dalla razza.

Se il denaro rende tutto relativo, Dio rende tutto assoluto, offrendo una base sula quale costruire un territorio indenne dal prezzo relativo. Le tendenze al terrore dei nazionalisti religiosi che la settimana scorsa abbiamo visto esercitate contro i luoghi fallici del capitale globale americano - e in particolare delle sue finanziarie che gestiscono azioni e titoli di stato - esprimono, anzi contrassegnano quell'assenza di prezzo, quell'assolutezza di valore. (Bin Laden ha dimostrato l'impotenza del denaro occidentale contro il fatto che, pur offrendo una ricompensa di cinque milioni di dollari in cambio di informazioni che potessero condurre alla sua cattura, l'intelligence americana non è ancora riuscita a intaccare la sua rete di migliaia di fedeli).

Se il denaro è un valore astratto, un sistema di valutazione privo di sostanziale razionalità, Dio si manifesta proprio tramite gli specifici valori sostanziali che rappresenta. Se il denaro è necessariamente un mezzo di invidiosa individualità tra i fedeli Dio è potenzialmente uno strumento di eguaglianza e solidarietà, una rappresentazione unificatrice. Se il denaro è un oggetto che sembra dominare i soggetti che lo perseguono con tanto zelo Dio è un soggetto che garantisce la soggettività degli uomini e delle donne che gli si sottomettono.

Osama Bin Laden intende spingersi oltre, fino a dimostrare non solo che il mondo islamico deve difendersi dalla cultura capitalistica dell'occidente, ma anche che Allah è più potente delle armi e dei soldi americani. I guerrieri islamici l'hanno dimostrato in Iran, nello Yemen, nel Libano, in Egitto, nell'Afghanistan e nel Sudan. Se riescono a impegnare le forze degli infedeli americani proprio nella umma, in una lunga campagna di violente incursioni, contano di riuscire a dimostrare che l'Islam militante può sfidare ovunque il potere americano.

Per Bin Laden, questa è una finta, intesa a trascinarci in guerra sul suo campo di battaglia, anzi, a edificare quel campo di battaglia. Dobbiamo stare attenti a non diventare a nostra volta costruttori di quel manicheo progetto architettonico, a non essere proprio noi a erigere ciò che Bin Laden sperava di costruire attraverso la distruzione che ha perpetrato.

* Roger Friedland fa parte del Dipartimento di Studi Religiosi dell'Università della California, Santa Barbara.

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