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Dance of the Lemmings



Piero Comandè



La via per Berlino passava per San Francisco. A sedici anni amavo la musica tedesca, quella rock naturalmente. Rock che portava in California. Erano gli anni in cui la pallida madre dei film europei, la cinematografia tedesca, entrava nei nostri cineclub. Wenders, Herzog, Fassbinder, Schloendorff, Kluge: oggi una tiepida abitudine, allora gli avatar del cambiamento.

Erano occhi inattesi sulla realtà e la coscienza. Le loro visioni spesso erano intrecciate alle sonorità elettroniche e alla musica della West Coast: Can, Popol Vuh, Ash-RA Temple, Tangerine Dream, Embryo (e poi Nina Hagen dalla Germania Est), gli Amon Duul II. Era il nuovo rock tedesco, era il “nuovo cinema tedesco”: parti importanti del comune sentire europeo dei giovani di sinistra post-'77 e del decennio successivo.

Fra i dischi che avevo, e ovviamente non ho più, c'era Dance of the lemmings-Tanz der Lemming degli Amon Duul II. Un disco in vinile, doppio, dalla splendida copertina surreale, semplicemente indescrivibile. Amon Duul: non solo un gruppo musicale. Originariamente il nome di una delle prime comuni politico-musicali sorte a Berlino negli anni Sessanta.

I suoi componenti, parte del movimento internazionale contro la guerra, si dedicavano anche al “rock sperimentale” e alla “psichedelia libera”. Spaziavano dall'electric free rock a libere divagazioni acustiche, al rock beat: suoni che prefiguravano il caos e l'energia condensati più tardi nella musica punk.

Alla fine degli anni '60 il gruppo si divide, alcuni musicisti della comune formano gli Amon Duul II. Propongono dapprima una libera forma di psichedelia e uno stile eclettico, nel quale sonorità acustiche, orientaleggianti ed elettrico-elettroniche erano mescolate, rumoreggiando, contaminando Jefferson Airplane, Grateful Dead e Pink Floyd.

Dance of the Lemmings (1971) è forse l'album con il più ampio repertorio di sonorità di questo periodo: chitarre filtrate più o meno duramente, percussioni etniche e sperimentalismi elettronici. Tutto è fatto per spingere l'ascoltatore ad una esplorazione psichedelica che lo porta in spazi lontani, inconsapevolmente. Un po' come i Popol Vuh (band musicale che ha curato molte colonne sonore di Herzog: da Aguirre a Fitzcarraldo) che - come in una comune - hanno condiviso con i Duul II alcuni musicisti.

I titoli del disco suggeriscono i confini ideali di questa musica: 1.Syntelman's March of the Roaring Seventies (Karrer) (15:51); a.In the Glassgarden; b.Pull Down Your Mask; c.Prayer to the Silence; d.Telephonecomplex ; 2.Restless Skylight-Transistor-Child (Weinzierl) (19:33) ; a.Landing in a Ditch; b.Dehypnotized Toothpaste; c.A Short Stop at the Transsylvanian Brain-Surgery (Weinzierl/Rogner/Meid) ; d.Race from Here to Your Ears: i.Little Tornadoes (Weinzierl/Rogner); ii.Overheated Tiara; iii.The Flyweighted Five; e.Riding on a Cloud (Rogner/Meid); f.Paralized Paradise; g.H.G. Well's take-Off ; 3.The Marilyn Monroe-Memorial-Church (Karrer/Meid/Weinzierl/Rogner) (18:05) ; 4.Chewinggum Telegram (Karrer/Meid/Weinzierl/Rogner) (2:41) ; 5.Stumbling over Melted Moonlight (Karrer/Meid/Weinzierl/Rogner) (4:33); 6.Toxicological Whispering (Karrer/Meid/Weinzierl/Rogner) (7:45).

Col tempo la loro musica diventa sempre più strutturata e talvolta un po' melodica e un po' beat, sebbene resti sempre un fondo di oscuro. Il loro periodo migliore è stato fra l'inizio e la metà degli anni '70, dopo l'utopia è diventata ideologia. Disco introvabile dunque, come introvabile -per definizione- è l'utopia. Io comunque un indirizzo ce l'ho: http://mitglied.tripod.de/MartinPruckner/
ADtanzlemming.html
  . Ma solo per iniziare e con le precauzioni del caso.



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