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Ar suo poeta Peppe er tosto



Antonia Anania




Ar suo poeta Peppe er Tosto regia di Simone Carella drammaturgia di Simone Carella (collaborazione di Elio Pagliarani) - Teatro Roma-India- dal 17 al 29 luglio 2001.

“Noi, se sa, ar monno semo usciti fora/Impastati de mmerda e de mondezza./Er merito, er decoro e la grandezza / So ttutta mercanzia de li signori”. (da Du ggener’umani di Giuseppe Gioacchino Belli, 7 aprile 1834).

Una giornata, a Roma: i  bambini vanno a scuola, i giovani a lavorare, i vecchi giocano a carte, le donne cucinano e si parla e si commenta, sempre in romanaccio. Anche gli spettatori sono romani de Roma e guardano questa Roma ricostruita, dalle finestre di "case" costruite apposta per loro.

E’ l’ultimo spettacolo voluto per il Teatro di Roma da Mario Martone, prima delle dimissioni. Uno spettacolo dedicato all’Urbe. O meglio, ar poeta dell’Urbe, uno dei due dialettali, se includiamo Trilussa (1871-1950): Giuseppe Gioacchino Belli (1791-1863), Peppe per il regista Simone Carella e per l’intero popolo di Roma che, dedicandogli una statua a Trastevere, vi scrisse sopra: “Ar suo poeta Peppe er Tosto”.

L’omonimo spettacolo di Simone Carella vuole essere un monumento vivo, in movimento e parola, dedicato a Belli per ricambiare quello innalzato alla plebe di Roma da questo poeta. Che ha fotografato e dipinto la città per vent’anni della sua vita, (tra il 1828 e il 1849, dai 37 ai 58 anni) in 2279 sonetti raccolti e pubblicati postumi col titolo Poesie Romanesche.

Morbi, violenze, fame e povertà. Giochi, superstizioni e credenze popolari. Vite vissute, viste e raccontate “dal basso” in dialoghi e monologhi crudi, violenti, schietti, comici e realistici di prostitute e madri di famiglia, maggiordomi e caffettieri filosofi, padri preoccupati e difensori ironici -molto ironici- del papa e dei nobili.

Simone Carella -generazione '47, appartenente al teatro d’avanguardia del gruppo Beat 72- ci ha pensato bene e ha voluto una messinscena politica e democratica di questi sonetti. Ha cercato i suoi protagonisti nel popolo dello spettacolo, in quello ai margini della celebrità, snervato da gavette, alla continua ricerca di parti e provini.

Sono attori di mestiere come Rossella Or -che ha iniziato col teatro Beat 72 e ha continuato col teatro di parola, diretta da Memè Perlini o Leo De Berardinis-, Stefano Corsi, Alessandra Vanzi. Sono figuranti o comparse di tanti film realizzati a Cinecittà o delle pubblicità, come Antonio Giordani, -il santone in Effetti paranormali di Alberto Sordi o il Babbo Natale della Melegatti che fa l’elenco delle sue apparizioni perché ci tiene a essere riconosciuto e poi dichiara soddisfatto: “Faccio questo mestiere da 36 anni”. Sono “er popolo de Roma”: c’è quello che ha avuto problemi con la giustizia e ci racconta: “Il teatro non è come la vita perché nella vita paghi, a teatro fingi di pagare”, c’è la parrucchiera, la vicina di casa, la posteggiatrice di Trastevere, di cui non si sa neppure il cognome e viene indicata con l’appartenenza al marito (Anna di Salvatore). E ci sono i bambini, i figli degli attori.

Aggirandosi tra i gruppetti di romani durante le prove sembra di ritrovarsi tra le scene o dietro le quinte di qualche film di Pasolini: comunicano in versi romaneschi persone con volti caratteristici che attirano l’attenzione per un particolare: il fazzoletto annodato in testa, il movimento lento della mano che porta alla bocca una sigaretta, le rughe ben pronunciate, gli occhi piccoli piccoli…e sembra di riconoscere la faccia di qualcuno che forse, davvero, ha recitato per Pasolini. Mentre ora recita Belli, per Belli.

Anche la location ha un sapore pasoliniano, o semplicemente popolare: il Teatro India sono gli ex capannoni della Miralanza rilevati da Martone per creare da architetture industriali in disuso -ci sono anche le officine Molliconi- degli spazi alternativi al teatro tradizionale, certamente stranianti per chi va alla prime in pelliccia e paltò.

In un luogo da sfasciacarrozze e ponti di ferro la plebe di Belli -come quella di Pasolini- ci sta da Dio. E non è un caso che Carella si sia fatto aiutare da Elio Pagliarani per l’adattamento teatrale dei sonetti. Poeta del gruppo 63 e della nuova avanguardia, per certi versi è sulla linea realistico-sociale che, con le dovute differenze, da G.G. Belli potrebbe portare a P.P. Pasolini (1922-1975) narratore neo-realistico del sotto-proletariato romano.

E la cosa curiosa è che la Roma dei sonetti sembra quella di oggi: il collera morribus del 1800 sembra avere tutte le caratteristiche dell’aids; le parole e le invettive che si dicono nel bel mezzo di un ingorgo di carri sembrano quelle che scappano quando ci si trova in file interminabili di automobili.

Nella Roma, ridicola e sublime, reale e fantastica al tempo stesso, si aggira il Poeta, rappresentato dalla macchina da presa che spia le mosse della gente. Anche quelle della mignotta che benvoluta dal monsignore può passare in convento e lavorare di cucito o la donna che ferma il marito armato sulla porta, e lo supplica di posare il coltello, entrambe interpretate da Rossella Or, che dichiara: “Questo spettacolo è un’idea coraggiosa. Sono contenta di recitare nella forma dialettale più antica e pensare allo stesso tempo alla Roma di oggi. E’ un punto di ritorno a un teatro di massa, per noi che abbiamo trascorso la vita a elaborare sistemi nuovi di teatralità, dentro a piccoli laboratori di ricerca”. Per apparire finalmente per la prima volta da veri protagonisti, alle luci della ribalta, alle luci della città.

“A ssu’ Eccellenza, a ssu’ Maestà, e ssu’ Altezza/Fumi, patacche, titoli e sprennori;/E a ‘noantri artigiani e servitori/Er bastone, l’impasto e la capezza./Cristo creò le case e li palazzi/P’er principe, er marchese er cavajjere,/E la terra per nnoi facce de cazzi./E cquanno morze in crosce, ebbe er penziere/De sparge, bontà ssua, fra ttanti strazzi/Pe quelli er sangue e ppe noantri er siere”. (da Du ggener’umani di Giuseppe Gioacchino Belli, 7 aprile 1834).

link:

http://utenti.tripod.it/umb56/belli.htm 
un interessante sito amatoriale sulla vita e sulle opere di "Peppe er Tosto", vi segnalo che contiene una biografia e una introduzione ai sonetti: inoltre si possono leggere alcuni sonetti in italiano e scaricare (compressi) piu' di duemila sonetti romaneschi

 

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