La musica silenziosa della poesia
Angelica Alemanno
Vi ricordate Così parlò Bellavista
di Luciano De Crescenzo? Marina Confalone vinse allora il David di
Donatello come miglior attrice non protagonista. Ha lavorato con
Fellini, Monicelli, Lizzani. E non solo. In questi anni ha ideato e
rappresentato un piccolo gioiello teatrale: La musica in fondo al
mare che è stato a Roma per la prima volta in questa primavera
dopo il lontano 1991, quando nacque per il Festival di Asti,
riscuotendo poi enormi successi, soprattutto a Napoli e a Milano.

E’ davvero sempre più raro andare a teatro e
rimanere stupiti di una scelta drammaturgica. In un’epoca di
sperimentazioni sceniche sempre più “oltre”, sempre più ibride,
sempre più “spettacolari”, si riesce ancora a scovare qualche
spettacolo che stupisce per la fantasia, la bravura degli attori, l’originalità
dell’Idea, pur rispettando le esigenze di un pubblico “semplice”.
Giuseppe Bertolucci dice dello spettacolo: “Mi affascina l’idea di
questa storia senza parole che si affida interamente alla pregnanza
dei comportamenti e delle immagini. Come all’origine del cinema.
Contando su una partitura di sentimenti semplice, ma non superficiale,
su una fisicità degli attori che non cade mai nelle stilizzazioni un
po’ stucchevoli del mimo”.

La musica in fondo al mare è diretto da
Giampiero Solari, messo in scena dalla stessa Confalone, Eddie Roberts
e Alfonso Benadduce..
Per un banale errore di un magazziniere, un uomo e una donna sordomuti
rimangono chiusi per un intero week-end nel deposito di una ditta per
televisori, dove entrambi si erano separatamente presentati per
ottenere il posto di magazzinieri…
E’ uno spettacolo silenzioso ma non muto, giacché ad esprimersi con
un linguaggio universale e ricco sono le azioni e non le parole. I
gesti di due personaggi sembrano al limite del surreale per chi ha il
dono dell’udito, ma fortemente “reali” per chi vive l’handicap
della sordità.
Uno spettacolo senza testo, “scritto” per dare voce all’amore
che nasce in quella gabbia, che cresce fino a rendere liberi i due
amanti. Dalla competizione alla complicità, dalla repulsione all’amore,
i due sono costretti in una prigione a tre dimensioni: spazio, tempo,
suono.
Un uomo primitivo ed estroverso e una donna riservata e timorosa. Due
opposti stritolati da un caso inatteso. Ma lungi dal non comunicare, i
due non solo riescono a “costruire” la loro reciproca conoscenza,
ma ci conducono in un viaggio ipnotico, quasi un’apnea dell’attenzione
(sempre più rara a teatro), dove non possiamo fare a meno di
sbirciare e cercare di interpretare anche il più piccolo gesto.
Divertendoci, anche.
In questo breve esperimento -lo spettacolo dura solo un’ora e venti-
lo spettatore prende contatto con lo spazio teatrale e con alcune
pareti del cervello sempre più atrofizzate, quelle che riflettono la
luce, il movimento, l’emozione, nell’assenza dei (molesti) rumori
quotidiani.
Le prossime date sicure dello spettacolo sono fissate per febbraio e
marzo 2002, nei teatri dei circuiti regionali della Puglia, delle
Marche e della Toscana.
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