E' di moda la Resistenza?
Piero Comandè
Che cosa accade, la Resistenza sta tornando di moda? Il presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, commemorando il sacrificio
della divisione Acqui a Cefalonia, ha ricordato le ragioni morali e
politiche dei resistenti al fascismo: allora la patria non morì, ma
ritrovò le sue ragioni più salde in una volontà per la prima volta
liberamente espressa. Alcuni film - Il partigiano Johnny, I
nostri anni e I giorni dell'odio-Cefalonia - hanno
riportato nei circuiti cinematografici vicende e temi che negli ultimi
anni erano stati trascurati o erano rimasti bersaglio esclusivo della
polemica “revisionistica”. Il ritorno della festa della
Repubblica, nata dalla rottura istituzionale di quegli anni, pare
andare nello stesso senso.

In tale contesto l’interesse per la pubblicazione
de L'Atlante storico della resistenza, a cura dell'Istituto
nazionale per la storia del movimento di liberazione d'Italia
(progetto formulato per la prima volta da Ferruccio Parri alla fine
degli anni ’60), è destinato a superare il ristretto ambito degli
“addetti ai lavori”. L’Atlante imprime alla storiografia
una svolta originale: è “il primo percorso cartografico concernente
la storia contemporanea del nostro paese, ed in particolare una fase
molto importante di essa: quella che ha condotto alla nascita della
democrazia”: un esempio di cartografia di qualità capace di
integrarsi con il lavoro dello storico ed essere utilizzato come
strumento di alta divulgazione.
Diversamente dal passato, quando la Resistenza è stata oggetto di
contesa politica - dalla rimozione nel periodo centrista all’enfasi
acritica degli anni ‘70, fino alla revisione e al discredito negli
anni ’80 e ‘90 (si pensi all’eterna querelle su Via Rasella) - l’opera
nasce da una precisa opzione storiografica: “...le fondamenta della
Resistenza restano le forme e le finalità della lotta armata: sono
esse il presupposto che consente agli altri fattori di manifestarsi
pienamente, e meritano quindi una collocazione ben più centrale e
sistematica di quella che viene loro riservata”. Quindi“…il
giudizio sulla resistenza può derivare solo da un'attenta analisi
delle condizioni in cui la guerriglia si svolge, delle fasi e delle
specificità territoriali in cui si sviluppa, delle capacità -come
anche delle incapacità- di adattamento all'habitat fisico e sociale
dove si impianta. E l'Atlante, per l'interazione che presuppone tra il
territorio fisico e spazio sociale, risulta il luogo storiografico
dove meglio condurre una riflessione in tal senso”.
L’Atlante consente anche di approfondire la critica, avanzata
da Renzo De Felice qualche anno fa, circa l’uso politico della
Resistenza da parte delle opposte correnti politiche per legittimarsi
e delegittimarsi reciprocamente. Nell’intervista De Felice aveva
ridimensionato la forza delle unità partigiane, utilizzando anche i
dati degli uffici della R.S.I. e delle forze armate tedesche. Infine
aveva quantificato in solo 3 o 4 milioni su 44 milioni gli italiani
coinvolti da entrambe le parti, direttamente e indirettamente, nella
“guerra civile”, introducendo il concetto di “zona grigia”.
Nell’ Atlante, che pure non dà argomenti decisivi a favore o
contro le tesi defeliciane - vi sono solo indicazioni sporadiche sulla
numerosità delle singole bande - troviamo carte generali della
campagna d'Italia, carte settoriali e monografiche sullo sviluppo del
movimento partigiano e le sue azioni militari (regionali,
interregionali o relative a grandi contesti urbani), carte tematiche
(ad esempio sulle persecuzioni antiebraiche o sugli scioperi).
Ognuna di esse tende ad un determinato obiettivo concettuale e quindi
va letta nel quadro di rimandi tra tutte. Esemplare la carta 23, che
“fissa per la prima volta su base geografica l'attacco alleato e le
azioni partigiane tese a sostenerlo, indicando nel contempo le
capacità di resistenza e di controguerriglia dei Tedeschi. Il legame
dinamico che unisce questi episodi viene in tal modo illustrato con
chiarezza e l'importanza dell'elemento territoriale nello svolgersi
degli avvenimenti traspare a colpo d'occhio”. La periodizzazione è
quella nota: autunno1943-primavera 1944 (formazione delle bande);
estate-autunno 1944 (massima diffusione della resistenza);
autunno-inverno 1944 (crisi del movimento partigiano); primavera 1945
(insurrezione).

L'Atlante rende visivamente disponibili i
partigiani come effettivi “belligeranti” nelle operazioni militari
degli Alleati. Le cartografia mette in evidenza gli intrecci tra il
regime di occupazione militare tedesco, le organizzazioni civili e
militari della RSI, la sede dei reparti distinti per corpo di
appartenenza, il territorio, le zone d’influenza delle bande
partigiane distinte per caratteristiche politico-militari, le
variazioni del loro numero, le zone liberate nell’estate partigiana
del 1944, gli obiettivi e le azioni di guerriglia e
controguerrigliatra la Linea Gustav e la Linea Gotica e nell’Italia
del Nord. Dalle carte emerge anche la strumentalità della R.S.I.,
grande retrovia delle operazioni militari tedesche, la cui vita “civile”
appare ristretta nella pianura lombardo-veneta e delimitata dai
vertici del triangolo industriale.
Di particolare interesse il quadro delle province del Trentino
Alto-Adige, di Belluno e del Friuli Venezia Giulia, che sono sottratte
alla R.S.I. ed entrano far parte dell’Alpenvorland e del Adriatische
Kunstenland, regioni amministrate direttamente dai Tedeschi: in queste
regioni la guerra partigiana supera i confini e si intreccia con
conflitti nazionalistici e di classe tra slavi e italiani, tra
comunisti e no.
Dai rilievi cartografici emerge anche la concentrazione degli eccidi
dei civili, distinti per tipologia di evento e numero delle vittime,
lungo le direttrici di ritirata delle forze armate tedesche e nelle
aree limitrofe alla Linea Gustav e alla Linea Gotica
(settembre-ottobre 1943 e maggio 1944-maggio 1945). Impressiona il
numero delle stragi compiute “senza formale motivazione” dopo lo
sfondamento della linea Gustav e la liberazione di Roma.
La cartografia sottolinea come le stragi, corrispondenti a precisi
ordini di Kesserling (17 giugno 1944), corrispondano ad una
pianificata politica terroristica delle forze armate tedesche. Questa
visione d’insieme delle stragi è forse, secondo lo storico Lutz
Klinkhammer, intervenuto in uno dei convegni di presentazione dell’Atlante,
il contributo storiografico più originale dell’opera.
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