Freschezza e leggerezza a passo di
danza
Josè Luis Sànchez-Martìn
La settimana scorsa l'Accademia Filarmonica di Roma ha presentato al
Teatro Olimpico il Ballet de l'Opéra de Nice, per la prima volta in
Italia da quando, nel '98, a soli 31 anni, ne è diventato direttore
artistico il giovane Marc Ribaud, dandole una svolta decisiva che l'ha
rinnovata completamente, sia nel repertorio che nell'organico dei
ballerini, per lo più molto giovani, faccendola diventare una
compagnia eclettica e a tutti gli effetti contemporanea.
Ribaud non dimentica il repertorio classico, avvendo già coreografato
per la compagnia negli ultimi due anni dei "sempreverdi"
come Schiaccianoci, La Fille Mal Gardée e Romeo e Giulietta,
ma rivisitati e ricreati secondo un'ottica consona ai nostri tempi.
"Il pubblico ha sempre voglia di classici, che vanno ripresentati
ogni volta in versioni spolverate -spiega il coreografo-. Amo
mantenermi fedele ai libretti originali, ma essere contemporaneo nel
modo di raccontare attraverso allestimenti senza tempo."

In più Ribaud ha arricchito il repertorio della
compagnia con proprie creazioni e altre comissionate a importanti
coreografi di grande importanza internazionale, tutte improntate al
carattere fortemente contemporaneo, a partire dalle musiche. Un
esempio di questo nuovo repertorio lo ha offerto nell'elegante e
gioiosa serata presentata all'Olimpico, composta da tre diverse
coreografie, affrontate dall'insieme della compagnia con grande
abilità tecnica, basicamente classica ma sapientemente messa al
servizio di ogni linguaggio, con compatezza e sintonia sorprendenti
che non prevedono superbie da solisti e che vengono eseguite con rara
ed encomiabile leggerezza.
Due sono le coreografie di Ribaud: Flux et Reflux (flusso e
riflusso), propone, come suggerisce il titolo, un movimento continuo e
ripetitivo come quello del quartetto d'archi n° 3 di Philip Glass sul
quale è costruito, con coppie che si congiungono e si disgiungono
come un'onda umana che s'infrange nella musica, con una fredda
eleganza e precizione che però è così ben amalgamata alla
rarefazione della musica da risultare paradossalmente anche molto
emozionante.
Il secondo lavoro di Ribaud è basato su sei pezzi musicali del gruppo
Kol Simcha, un miscuglio di musica tradizionale yiddish e jazz, su
ognuno dei quali sono montate piccole storie in cui uomini e donne
s'incontrano e si separano "all'insegna della gioia di vivere e
di un gusto ludico", come dichiara lo stesso coreografo. In
questo caso, il risultato è molto gradevole grazie all'ironia, alla
gaiezza e alla freschezza degli interpreti, che adderiscono
perfettamente con grande teatralità al clima frizzante delle
coreografie, ma si ha la sensazione di assistere a qualcosa che, un
po' con garbata ruffianeria, è soltanto divertente, ma che non va
oltre.
L'altra coreografia in programma, presentata in apertura è il vero
momento forte della serata. Sulle belle, efficaci e suggestive musiche
di Ludovico Einaudi, difficilmente etichettabili sotto la categoria di
uno stile, visto che includono elementi che vanno dalla musica colta
fino alla world music, l'olandese Nils Christe, uno dei più noti
coreografi europei della seconda generazione, ha creato per il
Balletto di Nizza la coreografia Sync. Si tratta di un
montaggio sofisticato e astratto di rapporti e interazioni tra suono e
danza, tra tempo e spazio, che crea figure e ritmi sempre nuovi.
E' qui che tutti gli aggettivi espressi per la compagnia trovano la
loro conferma: precizione, impegno, sintonia, giovinezza, leggerezza,
gaiezza, presenza. Un gioco articolatissimo fatto di movimenti e gesti
semplici, o resi apparentemente tali, in cui le personalità degli
interpreti sono molto in evidenza malgrado sia il gruppo a farla da
padrone. L'intreccio e le combinazioni, che sfruttano al massimo in
modo assolutamente contemporaneo l'altissimo livello di tecnica
classica dei danzatori, arrivando ad usare in modo originale anche il
balletto sulle punte, è anche quello tra Maschile e Femminile.

Infatti, molto spesso è netta la divisione in due
gruppi di uomini e di donne, e il dialogo tra tempo e spazio sulla
musica diventa anche un gioco sottile tra coincidenze e divergenze fra
le energie e le presenze dei due gruppi. Non a caso gli uomini sono a
torso nudo e le donne indossano una semplice calzamaglia che mette in
risalto la loro femminilità. Sullo sfondo, una possente trave
orizzontale di tubi in alluminio, che spesso viene usata per disegnare
figure collettive, semplici o acrobatiche, statiche o in sinuoso
movimento, arrichisce la continua ricreazione della geometria dello
spazio. All'altissima riuscita del tutto contribuiscono le discrete ma
efficaci luci di Kees Tjeebes.
Complessivamente, una serata che riconcilia con la danza e lascia un
senso di leggerezza e freschezza, non così usuali di questi tempi.
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