Il popolo di Seattle 
           
           
           
          Carlo Sirocchi 
           
           
           
          Proprio quando sembrava che su questo piccolo pianeta si fosse
          ormai innescato un processo irreversibile di scomparsa di specie
          viventi, ecco che è stata improvvisamente scoperta una nuova entità.
          La cosa ancora più sconcertante è che tale scoperta riguarda i
          mammiferi bipedi razionali, a cui apparteniamo anche noi, che si
          pensava non potessero più esprimere qualche nuova variante nel loro
          percorso filogenetico. 
           
          Questa nuova specie è stata chiamata popolo di Seattle, dal
          luogo del primo avvistamento. Si tratta di una specie dall’aspetto
          particolarmente spaventevole. Infatti già dal suo primo apparire sono
          stati mobilitati contro di loro esercito e polizia in completo assetto
          da combattimento, come non si vedeva più dalla comparsa della Grande
          Lucertola che amava arrampicarsi sui nostri grattacieli mangiando
          elicotteri come biscottini.
            
           
          Inoltre sembra che questa nuova specie sia dotata di una testa
          particolarmente dura, tant’è che i suddetti militari hanno subito
          cominciato a verificare se i loro manganelli e calci di fucile
          potessero riuscire a scalfire tali teste mostruose. Insomma, sembra
          che incuta più timore delle sconfinate folle di poveri ed emarginati
          che ancora abitano, a dispetto del livello di civilizzazione
          avanzatissimo del nostro pianeta, le cinture periferiche o alcuni
          ghetti a loro dedicati delle grandi città. 
           
          Qualche giornalista intraprendente e coraggioso è riuscito ad
          avvicinare alcuni esemplari di questo nuovo popolo e persino ad
          intervistarli e riprenderli con la telecamera. Personalmente sono
          rimasto molto sorpreso nel vedere apparire sui teleschermi camiponi
          maschili e femminili molto simpatici, anche se rumorosi. Il loro
          aspetto è certamente molto discutibile rispetto al nostro, ma emanano
          un entusiasmo e una vitalità che mi ricorda il cucciolo di bipede
          cefalico che ho acquistato da poco per la gioia dei miei marmocchi. 
           
          Devo confessare che la mia prima reazione alle interviste è stata
          quella di pensare che si trattasse di montature, di trucchi
          giornalistici escogitati a bella posta per colpire la fantasia del
          pubblico, sempre pronto a farsi affascinare da qualche eccentrica
          novità. Ma alcune scene colte dal vivo, proprio nel bel mezzo della
          battaglia tra questi mostri e l’esercito, mostravano chiaramente che
          gli esemplari intervistati appartenevano senza ombra di dubbio alla
          nuova abominevole specie. 
            
           
          Quando ho sentito che erano persino in grado di parlare ai microfoni,
          proprio come noi, anzi, anche meglio, a giudicare dai loro argomenti e
          dal caos in mezzo al quale riuscivano ad esprimerli, il mio sconcerto
          è aumentato. Contrariamente a quello che pensavo, oltre a sapersi
          esprimere in un ottimo linguaggio, non stavano lì in piazza per
          arrampicarsi su qualche grattacielo, e non sembrava neanche che le
          loro teste fossero tanto dure visto che grondavano sangue, molto più
          rosso del nostro, dopo l’impatto coi manganelli. 
           
          Stavano lì semplicemente per dire che la loro specie, che necessita
          di un cibo naturale e preferisce vivere in ambienti senza troppi
          agenti chimici, gradirebbe che le priorità decise nelle segrete
          stanze delle lobby corporative internazionali tenessero conto di
          questi loro bisogni; che, in quanto specie giovane e delicata, hanno
          fondati motivi di preoccupazione per l’intreccio degli enormi
          interessi internazionali che dettano ai governi i modi della
          distribuzione delle risorse, riducendo gli esseri come loro ad un
          popolo rimbambito da zoo, incapace di scegliere il proprio ambiente e
          il proprio cibo. 
           
          Devo dire la verità, solo il sospetto che questi strani esseri di
          Seattle possano avere ragione nelle loro richieste mi riempie di
          sgomento. Per fortuna che noi, specie antica ed evoluta, non abbiamo
          queste preoccupazioni e certamente nulla ci fa pensare che siamo tutti
          rimbambiti. I cibi che arrivano sulle nostre tavole sono abbondanti,
          raffinati, ben colorati e uniformi, grazie alle nuove tecnologie
          alimentari, gli spettacoli televisivi sono pieni di luci e graziose
          ballerine in costumi succinti e, sicuramente, tutte le decisioni del
          nostro Direttorio illuminato sono prese per farci vivere sicuri,
          agiati e sempre più grassi. 
            
           
          Però mi sembra un po’ sconveniente che ciò che si decide in quelle
          segrete stanze non ammetta alcun tipo di protesta o contraddittorio,
          specialmente se legittimato dalla sopravvivenza di una intera specie.
          Per noi tutti, abituati al tranquillo tran tran casa, ufficio,
          supermercato, assistere a questi moti è stato come trovarsi nel mezzo
          della Grande Rivoluzione di cui ancora si parla nei libri di storia.
          Pensavo che nella nostra avanzata civiltà democratica non potesse
          più accadere qualcosa di simile. Molti dei miei amici si sono
          mostrati più sconcertati di me: “Perché questi esseri si agitano
          tanto - mi hanno detto - se basta andare al mercato, come facciamo
          noi, per trovare in abbondanza tutto ciò di cui si ha bisogno?” 
           
          Pochi sono disposti a darmi un po’ di credito quando avanzo il
          sospetto che forse ci possono essere altri bisogni oltre a quelli a
          cui siamo abituati. “Parli come se le nostre sacrosante necessità
          fossero il frutto di un condizionamento anziché di una legge di
          natura!”, mi hanno gridato sul muso. 
           
          Non hanno tutti i torti a considerare un po’ bislacche le mie
          osservazioni. Non è possibile che ci sia qualcuno dotato di una mente
          così evoluta da riuscire a far passare per nostre libere scelte le
          sue strategie di guadagno. La scoperta di questa nuova specie è
          comunque un fatto incoraggiante per le sorti di questo pianeta che
          sembrava incapace di produrre nuove forme di vita, nuove identità
          biologiche e se è vero, come è vero, che tutti gli scienziati
          concordano sull’importanza della biodiversità per la sussistenza,
          allora questo pianeta ha ancora molte risorse. 
           
          Dopo aver visto nei telegiornali queste strane creature di Seattle, ho
          sentito il forte bisogno di mettermi davanti allo specchio per
          verificare tutto ciò che ci differenzia. Mi sono messo a controllare
          minuziosamente tutto il mio corpo, la mia pelle grigia e rugosa
          ricoperta di pelo ispido, il mio tozzo naso appiccicoso, le mie
          orecchie lunghe e puntute, gli occhi giallastri e rotondi dall’espressione
          sonnolenta, la grossa testa a pera sormontata da una vaga peluria
          rossastra, le braccia lunghe e sottili che arrivano a terra, le grosse
          e corte zampe a colonna, il gonfio ventre villoso, la lunga coda di
          cui sono molto fiero. No, non mi sembra di essere poi tanto male. 
           
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