Ma non erano pocket monsters? 
           
           
           
          Furio Colombo, Amos Oz e Naghid Mahfuz con Bibi David 
           
           
           
          "La parola Pokemon è una derivazione dall'antico siriaco e
          letteralmente significa 'io sono ebreo'. Pikachu, il nome del piccolo
          eroe protagonista del cartoon piu' seguito dai bambini di tutto il
          mondo, è un termine blasfemo adottato dai sionisti per offendere
          l'onore di Allah." I musulmani fondamentalisti sono così
          convinti di questo, che in Arabia Saudita, Qatar e Giordania, il
          cartone animato giapponese è già stato messo fuorilegge con una fatwa. 
           
          I religiosi islamici condannano le avventure di Ash e dei suoi amici e
          non esitano a vedere, dietro queste, un complotto israeliano a danno
          degli arabi. A nulla è valso lo stupore e l'imbarazzo espresso dai
          diplomatici giapponesi ad Amman, in Giordania. Essi hanno spiegato
          invano che il termine Pokemon è solo un'abbreviazione di pocket
          monsters, piccoli mostri. 
           
          La storia di Pokemon è dunque diventata un caso
          diplomatico-internazionale. Abbiamo chiesto di commentare questa
          inverosimile diatriba allo scrittore israeliano Amos Oz, al Direttore
          dell'Unità Furio Colombo e al romanziere egiziano Naghid Mahfuz.
          
            
          
           
          AMOS OZ: "E' assurdo e ridicolo che nel momento in cui è in
          gioco la stabilità del Medioriente i paesi arabi siano,come ha
          scritto un vignettista alla chiusura del vertice dei leader musulmani
          in Giordania, "uniti nella condanna di Pokemon". Sono
          costernato e se non ci fossero state anche reali minacce in seguito a
          tali elucubrazioni avrei solo voglia di ridere. Invece sapere che
          Padre Emanuel Banna, capo della comunità cristiana di Giordania, è
          stato minacciato per aver minimizzato la questione, e che il capo del
          Fronte islamico d'azione Arabyat è intervenuto sulla faccenda
          gridando all'oltraggio religioso, mi fa provare solo una tristissima
          indignazione. Mi terrorizza il pensiero che autorevoli esponenti
          religiosi arabi possano vedere subdole minacce dallo Stato ebraico là
          dove solo una ricca fantasia sarebbe capace di ipotizzarle." 
           
          NAGHID MAHFUZ: "I pokemon sono cartoni animati destinati a un
          pubblico di bambini . Che senso ha pensare ad un messaggio occulto da
          parte dell'intellighentia israeliana diretto proprio ai più piccoli?
          Ho letto su una rivista araba che pure la Chiesa siriaca-ortodossa di
          Gerusalemme è intervenuta nella questione smentendo ogni assonanza
          fra i nomi degli eroi giapponesi e l'antica lingua siriaco-aramaica.
          Non mi stupisco più di tanto di certe invettive di fondamentalisti
          islamici in stati come Arabia Saudita e Qatar. Basta vedere il rigore
          che adottano tali esponenti nel trattare istituzioni come la famiglia
          e la scuola, basta pensare alla discriminazione della donna, agli
          obblighi discutibili sul vestiario femminile. Riguardo ai Pokemon, che
          dire? L'unica perplessità sula serie giapponese, ben lontana da
          quelle espresse dai leader arabi, dovrebbe stare nell'eccessiva
          violenza che contraddistingue i piccoli animaletti. Ma questa è
          un'altra storia" 
           
          FURIO COLOMBO: "Arabia saudita, Giordania e Qatar hanno bandito i
          Pokemon come cartoni animati pericolosi e contrari alla religione
          islamica? Si tratta a mio giudizio di una decisione sciocca, che non
          rispetta alcun sentimento religioso. Le venature di fondamentalismo
          pervadono purtroppo oggi tutte le religioni, da quella musulmana a
          quella cristiana a quella ebraica. Il caso Pokemon è solo una delle
          tante manifestazioni di tale fenomeno, purtroppo diffuso . Appellarsi
          al senso del ridicolo è l'unico modo per interpretare gesti come
          questo" 
           
          
           
            
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