Alla ricerca dell'assoluto
Francesco Roat
Natale coi tuoi e Pasqua con chi vuoi, magari in compagnia di un
libro. Meglio ancora se mirabolante ed eccentrico come il
raffinatissimo La letteratura e gli dei di Roberto Calasso
(edito da Adelphi, ovviamente), dove si parla di creazioni - ma
poetiche - e di figure numinose, gli dei appunto, che oggi è
divenuto difficile scorgere nel panorama del nostro disincanto
postmoderno.
Sarà - come ebbe a dire Jung con splendida metafora - che oggi gli
dei sono diventati malattie. Impossibile scorgerli, allora, fuori
dalle pagine dei libri, dei racconti mitologici? Sono essi
ineluttabilmente tramontati all’orizzonte della nostra cultura
ipertecnologica? Forse no, insinua l’autore di questo saggio così
inattuale e provocatorio. Occorrerà cercarli in quella terra
liminare che è l’ambito poetico: ai confini tra ragione, passione
e follia. Nel mondo della letteratura assoluta, in
quanto - scrive Calasso - “è un sapere che si assimila alla
ricerca di un assoluto” e al contempo rappresenta qualcosa di ab-solutum,
di libero da ogni obbligo di soggezione a regole o urgenze di
funzionalità.

La produzione poetica ha dunque da essere al di là del bene e
del male, esprimendo essa un ambito di verità e di menzogna
in senso extramorale, come sostiene Nietzsche, e non per vezzo
nichilistico, ma in quanto la letteratura non ha codici da
rispettare, mirando essa a esprimere le ambivalenze, le
contraddittorietà e tutta l’irresolutezza del nostro essere al
mondo. Così, da Omero a Brodskij, passando per i Veda, Hölderlin e
Mallarmé, con la sua prosa evocativa Calasso ci conduce tra gli
immortali della letteratura assoluta: oracoli d’una sapienza
metaforica e audace.
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