Uova dipinte e iconoclastia
Francesco Mandica
Tempo di Pasqua e di elezioni. Il povero cittadino si vede costretto
a sfoderare tutta la sua furia iconoclasta, neanche fosse un
mennonita protestante a caccia di immagini sacre. Anche la
sacrosanta colomba pasquale ha difficoltà a farsi spazio: il suo
volo e’ stato intercettato da cecchini in calzamaglia (fate voi o
quella di Arsenio Lupin o quella da mettere davanti ad un obiettivo
per l’effetto lifting…) che le hanno negato la sua già grama
figura di alternativa poco attraente del panettone, relegandola a
qualche breve spot radiofonico dove un povero annunciatore è
costretto a ingoiare una palla da tennis per fingere di addentare il
triste surrogato di una festa che già i nostri nonni consideravano
andata ("Pasqua con chi vuoi…" sarebbe a dire "per
carita’ ancora devo digerire il cenone di Capodanno").

Veniamo all’antidoto: in questo momento così drammaticamente
anti-decorativo, eufemismo per non dire burino, non possiamo che
tornare nel nostro nido, prendere una dozzina di uova (no, non vi
chiedo di covarle, basta dare un’occhiata nel frigo) e dipingerne
un bel po’, ciascuno ispirato dalle proprie esuberanti velleità
artistiche: l’uovo, metafora forse troppo esplicita della vita e
del nostro bistrattato mondo vi darà l’inebriante sensazione
demiurgica di poter colorare il grigiore che incalza….un uovo -
che so io - alla Pollock, puo’ sembrare un piatto tipico
cecoslovacco, ma è in realtà il piccolo segreto per chi vuole
riappropiarsi del sacrosanto piacere di decidere il soggetto col
quale decorare.

La rigida tradizione iconografica pasquale non prevederebbe altro
che coniglietti, agnellini e fiorellini non ben identificati. Le
vostra uova dipinte invece potrebbero emanciparsi e divenire una
piccola, discreta, privata campagna elettorale: pensate a un eburneo
guscio militante con su scritto “meno colesterolo per tutti”…perfetta
antitesi fra contenuto e contenitore, un trionfo di slogan, un
delirio di onnipotenza albuminosa tutto per voi. Come!? Ne avete
rotte cinque nel tentativo di scrivere “un impegno preciso, domani
stendo i panni”? Non disperate, la frittata è l’optimus nel
giorno di Pasquetta, tra due fette di pane, su un prato assolato,
lontani dalla selva dei sorrisi di cartapesta.
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