Nudo di donna
Antonia Anania
Quando si entra al Teatro degli Archi di Roma per assistere a Nudo
di donna, in scena fino all’8 Aprile, lo sguardo e la curiosità
vanno subito a un paio di scarpe appoggiate a una parete del
palcoscenico. Scarpe femminili nere, luccicanti e di gusto retrò.
Potrebbero essere quelle di una ballerina moderna o di un’attrice, o
semplicemente di una donna molto elegante e sensuale. L’immaginazione
aumenta fino a quando appare sulla scena Veruska Proshina, vestita di
rosso e inconfondibilmente slava nei tratti e nei colori, e ci si
accorge che la ballerina, l’attrice e la donna immaginate sono la
stessa persona.

Nudo di donna (ossegn-autunno), di e con Veruska Proshina -
consulenza alla regia di Roberto Zorzut, alla coreografia di Michèle
Ellis, alla scenografia Marina Schindler, disegno luci di Riccardo
Tomassoni - è uno spettacolo composto da quattro monologhi di donne
russe ispirati a testi di Anaïs Nin, Anton Cechov, Anna Achmatova,
Michail Bulgakov.
Quattro donne che si fondono in una, l’attrice che si mette a nudo:
“non richiesta, accento straniero, età, carattere, riservata, forse
troppo”, non può vivere senza il teatro il quale però può vivere
senza di lei. E’ la storia di un autunno metaforico, sfogo e crisi
sull’orlo di un suicidio, con una pistola che ritorna continuamente
in ogni quadro.
Nel primo e secondo momento l’attrice inizia a fondersi con i
personaggi che ama interpretare e allontana la fine ubriacandosi e
ballando scompostamente. Nel terzo è Margherita de Il maestro e
Margherita di Michail Bulgakov, e infine nel quarto momento è la
sabbia che si unisce al mare, come una donna si unisce a un uomo, la
vita all’istinto.

La forza di Veruska Proshina sta nel corpo, più che nella voce
originale per il suo accento ma spesso monotona e invariata da un
personaggio al successivo. L’esperienza di ballerina nella compagnia
di danza russa di stato l’ha sicuramente aiutata a rendere sempre
più grandiosa la sua presenza sulla scena, tanto che lo spettatore di
Nudo di donna desidererebbe che i gesti, le danze e i movimenti
appena accennati continuassero e diventassero veri e propri balletti.
Il pubblico rimane estasiato dal suo corpo di danzatrice, muscoloso e
sensuale al tempo stesso, dal modo di muovere le braccia, le mani, di
arcuarsi e rinchiudersi, di giocare col mantello che ricorda alcuni
passi di certe danze tradizionali russe.
La novità sta proprio nell’anima completamente russa dello
spettacolo, la crisi di un’attrice emigrata in Italia (che fa
pensare a un testo leggermente autobiografico) interprete di eroine
russe dai sentimenti forti, su musiche e balli slavi. “In Nudo di
donna abbiamo intrecciato il connubio parola-movimento con la
peculiarità e l’energia dell’anima russa che si addolora e gode
sempre in modo intenso, totale e totalitario. Sulla scena non c’è
tensione continua, ma i guizzi e le cadute, le esplosioni e le calme,
tipici del popolo slavo al quale appartiene Veruska”, racconta
Roberto Zorzut, regista di questo spettacolo, oltre che promotore di
teatro-danza, studioso e divulgatore del teatro giapponese.
Ogni quizzo, ogni caduta ha la sua musica, naturalmente russa. C’è
quella classica di Modest Mussorgskij e Igor Stravinskij, quella
malinconica e poetica di Alexander Malini. E quella di Vladimir
Visotsky, cantautore russo che ti piace appena l’ascolti, perché
ricorda le atmosfere fumose dei locali degli Anni 50 e i toni
recitativi e ironici di Fred Buscaglione, Paolo Conte, Vinicio
Capossela o degli chanssonier francesi. Veruska Proshina danza la sua
canzone con tutta la forza, l’energia, la voglia di muoversi che
probabilmente l’aiuteranno a vivere con piglio autoritario e una
divertita presa di posizione…. Ci piace pensarla così.
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