Vuoti a perdere
José Luis Sànchez-Martìn
Vuoti a perdere, lo spettacolo comico del duo siciliano “Ficarra
& Picone”, visto al teatro dei Satiri, è una produzione
poverissima di mezzi materiali -il nudo palco con due sedie e a volte
un tavolino, qualche faro e due microfoni- ma ricca di idee, di
riferimenti e di suggestioni. Scritto e interpretato da Ficarra &
Picone, è riuscito, coinvolgente e irresistibilmente esilarante.

Reduci da diversi anni di cabaret, vincitori di premi importanti per
il genere come il Tognazzi e il Petrolini, e visti in
televisione in programmi che negli anni li hanno portati con successo
fino all’odierno L’ottavo nano su Rai2, Ficarra &
Picone sono un duo, come pochi oggigiorno, profondamente radicato
nella propria realtà e identità culturale siciliana. Elabora e
restituisce una ricchissima eredità a tutto tondo, dalla sottile e
sofisticata capacità di ironia e autoironia della cultura siciliana,
fino alla solida ed efficace professionalità di generazioni di comici
italiani che in passato si sono formati soprattutto ma non soltanto
sui palcoscenici del Teatro di Rivista e di Varietà, così
tipicamente italiani.
E per trovare dei riferimenti della loro capacità ed efficacia comica
bisogna scomodare, con le dovute distanze che si devono ai maestri,
nomi fondamentali della comicità italiana più classica come Nino
Taranto, Aldo Fabrizi, Walter Chiari, Franca Valeri, Peppino de
Filippo, Billi e Riva, Tognazzi e Vianello e tanti altri che portano
inevitabilmente al nume tutelare di ogni comico italiano: Totò, a cui
Ficarra & Picone rendono un sentito omaggio citando con divertito
garbo la famosa lettera scritta assieme a Peppino nel film Totò,
Peppino e la malafemmina.
Utilizzando l’accento, la cadenza e i modi di dire del siciliano
come potenti stilemi espressivi e facendo ridere nobilitando il
dialetto e non a scapito di esso, gli sketch del duo partono dalla
realtà ma portandola intelligentemente a quel livello di stupidità
che la rende “surrealtà”.
Parlano di cose di tutti i giorni che appartengono a tutti, i
fidanzamenti e le suocere, l’amore e l’odio, la vita e la morte,
ma nel farci ridere ci svelano la vacuità del mondo in cui siamo
persi: “Il vuoto sembra contraddistinguere questi anni che
introducono nel nuovo millennio. Il vuoto nell’anima, nei
sentimenti, nei progetti; talmente vuoto da sublimarsi e divenire
surreale. Chi prendiamo in giro? Noi stessi con le nostre manie, i
nostri ghirigori mentali che giustificano il niente”. Non male per
uno spettacolo che fa ridere senza tregua.
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