Vagina-day
Antonia Anania
“Vagina. Vagina. Puoi dirla quante volte ti pare, ma non suona mai
come una parola che hai voglia di pronunciare. E’ una parola
assolutamente ridicola, non ha niente di sexy”. E ancora: “Dico vagina
perché quando ho cominciato a pronunciare quella parola ho scoperto
quanto fossi frammentata, e come risultasse scollegato il mio corpo
dalla mia mente. La mia vagina era una cosa che stava laggiù, lontana”.
Che discorsi: quale nonna avrebbe chiamato la vagina col suo nome? E
quale nonna avrebbe mai accettato di parlarne apertamente? Nel 1747
Denis Diderot le chiamava gioielli indiscreti scrivendone un
libro dall’omonimo titolo, e facendole parlare da sotto le gonne
delle cortigiane di un sultano annoiato.

Ma questa volta tutto è esplicito e sarà un bene o sarà un male?
Spieghiamo: da cinque anni Eve Ensler insegnante di Dramatic Writing
alla New York University recita i testi del suo libro I monologhi
della vagina, Alla ricerca della corporeità negata (Tropea,
2000) in giro per il mondo con l’aiuto di altre donne famose. E il
reading serve anche a ragionare, a spaventare, incuriosire, offendere,
divertire, commuovere. L’evento si chiama V-day dove la V sta per
Vagina, e probabilmente all’inizio anche per San Valentino perché a
New York nel '98 e a Londra nel '99 il V-day ha avuto luogo il 14
febbraio.
Donne di tutta Italia, ex e post femministe e non, organizzatevi
perché in contemporanea con Parigi, il 5 marzo anche l’Italia ha il
suo V-day e dunque i suoi Monologhi. Al Teatro Argentina
di Roma è tutto pronto ed è quasi sold-out per la rappresentazione a
favore del telefono Rosa e di altre associazioni al femminile. Ci
sarà anche Eve Ensler ad ascoltare i suoi monologhi tradotti in
italiano e letti, per la regia di Emanuela Giordano, da trenta donne
dello spettacolo: Adriana Asti, Anna Bonaiuto, Lella Costa, Sabrina
Ferilli, Isabella Ferrari, Claudia Gerini, Valeria Golino, Sabina
Guzzanti, Lorenza Indovina, Lucrezia Lante della Rovere, Luciana
Litizzetto, Eliana Miglio, Elisabetta Pozzi, Stefania Rocca, Catherine
Spaak, Paola Turci, reduce dalle fatiche sanremesi. Parteciperà anche
Katia Belillo, ministro per le Pari Opportunità. Se poi non fate in
tempo per l’anteprima del 5 Marzo, niente paura perché la tournée
italiana vera e propria inizierà a ottobre dal teatro Cometa Off,
sempre di Roma.

Varie attrici si alterneranno per leggere e immedesimarsi in una
tenera settantenne che racconta del suo primo bacio dalle estreme
conseguenze; in una tredicenne che scopre il sesso grazie a una
lesbica; in una donna che odia le staffe di metallo “naziste” e i
gelidi divaricatori delle visite ginecologiche, in un’avvocatessa
che lascia il foro per dedicarsi a far felici le donne... In una
vittima di un orribile ‘stupro di guerra’ in Bosnia; in una
ragazzina alla quale ricostruiscono la più bella vagina della città;
in chi assiste a un parto, senza aver mai partorito… E in tutte
queste e altre storie prende voce la cosa di cui è sempre
stato imbarazzante parlare, se non nelle tinte volgari dei brutti
filmacci porno, in quelle simboliche di filosofe femministe, e nei
peggiori luoghi comuni sulla sessualità femminile.
Per Eve Ensler parlare di vagine ha anche un valore politico perché,
ha dichiarato: “C’è un nesso forte tra sessismo e capitalismo: se
le donne sapranno davvero entrare in relazione con le loro vagine
muoveranno un’energia capace di cambiare sistema”. Del resto l'ha
detto anche Sharon Stone, in modo più esplicito: "Una vagina e
un punto di vista sono una combinazione vincente". Oltre alla
politica, c’è la solidarietà come ha poi dichiarato la Ensler al New
York Times: “Sono diventata attivista perché da sola mi sentivo
debole come un bambino. Il V-day e I monologhi della vagine
sono stati i miei due modi per avere un impatto col mondo…per
aiutare gli altri. Sto combattendo ogni tipo di violenza e mutilazione
che viene fatto alle donne in tutto il mondo”.
E ancora scrive così nel suo libro: “Dico vagina perché
voglio che queste violenze cessino, e so che non cesseranno finché
non riconosciamo che succedono; l’unico modo per raggiungere questo
scopo è permettere alle donne di parlarne senza timore di punizioni e
castighi”. In America infatti gli incassi del V-day sono devoluti al
gruppo Step Up Women’s Network, che raccoglie fondi per donne
sfruttate e molestate.

Il testo comunque, che è dedicato ad Ariel, il compagno dell’autrice,
si rivolge a tutte le donne, anche a quelle iper-critiche e
complessate, troppo perfezioniste, quelle che non sono mai riuscite ad
amarsi, o che non hanno mai avuto il modo o il tempo di vedersi fin
là!
Ma come venne quest’idea alla Ensler? I beninformati raccontano che
un giorno un’amica le confidò che la sua vagina era ‘morta’. Oh
mio Dio, Eve s’incuriosì e iniziò a intervistare casalinghe,
nonne, bambine, trans, prostitute, prigioniere di guerra sull’argomento…
dalle 200 interviste mise insieme i 22 monologhi del libro che iniziò
a recitare da sola in un teatrino di Soho per la prima volta nel ’96.
Lettura dopo lettura, il libro e la sua messinscena divennero un
fenomeno e nel 1998 lessero i monologhi donne eccellenti come Susan
Sarandon, Glenn Close, Winona Ryder, Whoopi Goldberg, persino la
moglie del Sindaco Giuliani, e visto che la Ensler a quei tempi
appoggiava Hillary Clinton nella campagna elettorale e Giuliani è del
partito opposto...

Tutte dunque alle prese con questa parola discreta che si ripete 128
volte nei monologhi della Ensler per abbandonare “i miti, la
vergogna, la paura”. E che forse diventa naturale (o forse solo
plateale?). Il linguaggio della Ensler è provocatorio e spesso
divertente, perché vagina “è una parola ridicola -scrive nel
testo-, priva di sensualità. Se la usi quando fai sesso, cercando di
essere politically correct … stronchi l’amplesso all’istante”.
Ti fa anche domande indecenti come ‘se la tua vagina potesse parlare
che cosa direbbe?”; o “se la tua vagina si vestisse che cosa
indosserebbe?” e poi “Di che cosa sa la vagina?”… domande che
forse sarebbe stato meglio dirsi da sole nella propria camera invece
di spiattellarle davanti a un pubblico, ma allo stesso tempo se tutto
questo può sembrare ridicolo, contemporaneamente è anche ironico e
delizioso.
Sicuramente i testi sacri del femminismo hanno influenzato l’autrice
da Il secondo sesso di Simone di Beauvoir a La mistica della
femminilità di Betty Friedan, da L'eunuco femmina di
Germaine Greer a Autobiogra-fica e Al di là delle labbra
di Leslie Leonelli. Non si fa invece nessun riferimento ai testi
teatrali della coppia Nobel Fo-Rame: i monologhi Tutto casa, letto
e chiesa (1977) scritti da Dario Fo per Franca Rame, sulla
rivendicazione femminile, e Coppia aperta (1983), idem ma
commedia. E Il risveglio (1978), Una donna sola (1978), Lo
stupro (1987), L’eroina (1991), ritratti di donne
sfruttate e violentate scritti da Franca Rame.
Dunque siamo proprio curiose di assistere il 5 marzo a questo strano
viaggio nell’interno femminile, alla scoperta di questi gioielli
indiscreti per concluderla alla Diderot, o del secondo cuore di
ogni donna come Eve Ensler scrive quasi alla fine del suo libro: “Il
cuore è capace di sacrificio. E anche la vagina. Il cuore è capace
di perdonare e di riparare. Può cambiare forma per lasciarci entrare.
Può espandersi per lasciarci uscire. E anche la vagina. Può provare
dolore per noi e dilatarsi per noi, può morire per noi, e sanguinare
e trasportarci col sangue in questo difficile, meraviglioso mondo. E
anche la vagina”. Speriamo di provare tenerezza e prenderla con
leggerezza. Chissà che Luciana Litizzetto e Sabina Guzzanti non ci
aiutino in questo!
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |