La Creation di Poptones
Diego Ballani
Il signor Alan McGee ha un solo rammarico: quello di passare alla
storia della musica pop come colui che ha scoperto gli Oasis. Non
importa che con la sua etichetta, la Creation Records, abbia segnato
in modo indelebile almeno due decenni di musica inglese, salvando la
reputazione della terra d’Albione in un periodo, gli anni Ottanta,
nel quale sembrava che d’oltremanica giungessero soltanto artisti di
plastica. Non importa neanche che producendo gruppi come Jesus and the
Mary Chain e Primal Scream, abbia portato alla luce formazioni
seminali, in grado di influenzare intere generazioni di musicisti.
Niente da fare. I fratelli Ghallager e la loro fama mondiale hanno
letteralmente fagocitato ed esaurito la Creation, se non dal punto di
vista finanziario, almeno da quello creativo. Così, quando gli Oasis
hanno dato il ben servito alla loro casa discografica indipendente per
accasarsi presso una major, non rimaneva altro da fare che voltare
completamente pagina. Giusto il tempo di una compilation antologica
per ricordare i bei tempi andati e via pronti per nuove sfide.

La realtà odierna assomiglia a qualcosa di completamente diverso. La
nuova etichetta di Alan McGee si chiama Poptones e, in ambito pop, si
annuncia come una delle novità più eccitanti del decennio che si è
appena aperto. Basta pensare che anche gli investitori finanziari
della casa reale inglese hanno deciso di puntare su di lui e non
appena la Poptones è stata quotata in borsa non hanno esitato a
sborsare oltre 50.000 sterline per aggiudicarsi il 2,27% delle azioni.
C’è un mix tra passato e futuro alla base della politica
discografica della Poptones. Se ci si collega al sito ufficiale www.poptones.co.uk
si può leggere una vera e propria dichiarazione di intenti. La musica
moderna non ha più nulla da dire, è giunto allora il momento di
tornare ai suoni del passato, ma di farlo con una consapevolezza e con
una strategia di marketing che solo le nuove tecnologie possono
fornire. L’underground inglese e americano è sempre seguito con
attenzione da McGee e soci, ma laddove l’underground dell’epoca
Creation era debitore di punk e new wave, oggi si scopre che i nuovi
gruppi anglosassoni, che prosperano lontani dalle grandi major, hanno
riscoperto i dischi dei loro genitori. Sono molti i giovani, non solo
nel Regno Unito, che incuranti della velocità con cui si susseguono
mode e stili, preferiscono ritornare ai suoni delle origini dell’era
pop.

Poptones vuole diventare, in questo senso, un punto di incontro e di
scambio culturale, portare in superficie una pulsante realtà
sommersa. E intende farlo proprio attraverso la Rete. Il suo sito non
è solo un Internet shop dove poter acquistare i prodotti dell’etichetta,
è soprattutto un luogo di discussione e intrattenimento, da cui è
possibile anche assistere agli spettacoli organizzati al “Radio 4”
di Londra, il quartiere generale della casa discografica. Da qui McGee
in persona parla agli ascoltatori di tutte le latitudini, e insieme ad
i suoi collaboratori imbastisce un programma basato sull’ascolto di
dischi classici e oscure gemme del passato.
Un approccio originale quello utilizzato dai curatori della nuova
etichetta che predilige un contatto diretto con il nuovo pubblico. Il
tutto al riparo da rapporti e compromessi con le major che in passato
avevano decretato la crisi della Creation. Laddove la defunta
etichetta si era affidata alla distribuzione delle grandi case
discografiche, la Poptones ha scelto personalmente in ogni paese chi
distribuirà i suoi prodotti. Ma anche in questo caso potenziando al
massimo le proprie risorse online l’etichetta intende compiere il
definitivo salto in Rete nel giro di pochi anni.
Inutile citare i nomi delle nuove band messe sotto contratto dalla
Poptones: si tratta per lo più di formazioni sconosciute, unite però
da una caratteristica, un innato amore per i Sixties. Beatles, Beach
Boys, Byrds, Phil Spector, ma anche Brel e Nick Drake sono i numi
tutelari. Anche l’artwork è particolarmente curato e coerente con
il progetto: ciascuno dei dischi usciti fino ad ora è impreziosito da
stupende copertine in digipak, piccole opere d’arte ispirate alla
pop-art dei tardi anni Sessanta.
Certo è ancora presto per dire se qualcuno dei gruppi della Poptones
avrà l’impatto che hanno avuto gli Oasis sulla scena pop mondiale.
Di sicuro la nuova etichetta di McGee costituisce una interessante
sfida in un panorama musicale dominato dai grandi colossi discografici
americani. Una sfida sulla quale anche la Regina d’Inghilterra è
pronta a scommettere.
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