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Berlusconi Canta



Marco Maltauro con Angelica Alemanno



L’Italia ama chi ce la fa ad emergere, chi ce la fa a diventare ricco! E siccome nella vita o hai un culo così oppure bleffi, Io mi ritengo un genio, perché sono in grado di reggere un milione di cazzate.
Del resto in un paese liberale occorre salvaguardare la pluralità della libera concorrenza: Io sono la pluralità, Io sono la concorrenza.

Chi non ha mai sognato di vedere Berlusconi ammette senza riserve la sua filosofia di vita, “senza veli” la sua strategia politica? E magari di vedere Veronica Lario “mollare” in diretta il suo Silvio?

Berlusconi Canta, lo spettacolo-evento in scena al Teatro Politecnico di Roma dal 13 al 28 febbraio, soddisfa questo miraggio, e lo fa immaginando, utopisticamente, un Cavaliere “cambiato”, penitente, che si costituisce alle forze dell’ordine per chiedere scusa agli italiani, ammettendo in primis il reato più grave, "la mistificazione come strumento di potere", salvo poi scoprire che la potenza di questa mistificazione non lascia scampo neanche alla verità se non per comprimerla in un’altra scatola spettacolare… ma non vogliamo rivelarvi troppo.

Vi basti sapere che tutto ciò che viene messo in bocca a "Silvio" è rigorosamente documentato da una ricerca di Claudio Pallottini sull’uomo che, mentre fa appendere manifesti di propaganda con su scritto UN PRESIDENTE OPERAIO, dichiara di guadagnare al giorno ben “cinquecentovolte la paga mensile di un operaio”.

Il co-autore e regista di Berlusconi Canta, Marco Maltauro, ci racconta il suo spettacolo di satira politica.

Nelle intenzioni, Berlusconi Canta è una dichiarazione che l’Associazione Culturale Attori In Movimento, della quale lei fa parte, è contro Berlusconi?

Sì. Credo che chiunque abbia il diritto-dovere di testimoniare il proprio dissenso nei confronti di ciò che ritiene scandaloso. E questo non significa necessariamente una presa di posizione pro-qualcun’altro. C’è dissenso, indignazione? Ognuno dovrebbe dimostrarlo con il mezzo che gli è proprio: io sono un regista e lo faccio con il teatro.

Per chi la conosce questo lavoro potrebbe apparire come un’inversione di tendenza… questo significa che ha deciso di passare ad “un altro tipo” di teatro?

Ciò che non riesco ancora a capire è perché in Italia si ha il pudore di parlare di teatro politico. Forse a causa di un retaggio culturale e storico, si ha spesso un atteggiamento di resistenza nei confronti di tutto ciò che si può definire impegnato. Si ha paura di questa definizione, come fosse un’etichetta che riveste di noia, di obsoleto, di serioso ogni spettacolo che abbia qualche altra finalità aldilà del semplice intrattenimento. Credo che questo pregiudizio leda proprio una delle più importanti funzioni che restano al teatro: parlare di politica sollevando problematiche gravi facendo ridere o sorridere, e intrattenendo il pubblico su più livelli. Ecco, sì: ho scelto il teatro impegnato!

Berlusconi Canta, oltre alla satira politica presente fin dal titolo, nel sinistro doppio senso di quel “canta”, è un prodotto ibrido, uno spettacolo-concerto, appunto, che mescola ingredienti recitativi ad altri più di “movimento”, a pezzi cantati. Come nasce questo evento di parole e musica?

Preferirei definirlo di parole e idee. L’idea nasce da me, ma il copione è una collaborazione tra creatività e ricerca, che abbiamo maturata insieme con gli attori dopo un lavoro di laboratorio durato mesi. Fondamentale è stato il sostegno di Claudio Pallottini che ha fatto una seria indagine su tutto ciò che di certo si sa sull’operato di Berlusconi. Cose che bastano e avanzano, giacché il testo originale che ne è scaturito è molto più ricco di ciò che abbiamo dovuto ritagliare per esigenze sceniche, per delegittimare l’avanzata di un uomo del genere al governo. Forse dovrei dire dovrebbero bastare…

Ultimamente sappiamo che sta lavorando per la pay-tv Stream. Lavorare per o contro la televisione?

Ultimamente mi sono misurato con la situation comedy, forse il formato televisivo più vicino al teatro da cui provengo. Ma è un’altra cosa. La satira televisiva ha un’efficacia relativa. Intanto tutto è condito con gag e non può essere graffiante proprio per la natura del mezzo: occorre “acchiappare” lo spettatore, la comicità deve avere un impatto immediato, di facile consumo. Così anche programmi come Striscia in fondo in fondo falliscono, perché parti di un calderone in cui tutto è contenitore di tutto e ci si può permettere di essere solo leggermente graffianti. A teatro è diverso: vorrei che la gente venisse a vederci per riscoprire il valore di una riflessione profonda. Il teatro permette di farlo collettivamente e divertendoci insieme. Potrei dire con una battuta che il nostro è teatro pesantemente leggero.

Se lei incontrasse Berlusconi, cosa gli direbbe?

Gli ripeterei la battuta di un nostro personaggio, il carabiniere: “trovo immorale la tua ricchezza, e trovo ancora più immorale che tu sia sceso in politica per difenderla!”

Non avete mai avuto paura di mettere in bocca ai personaggi che assistono alla confessione di Berlusconi frasi retoriche, reazioni comuni?

Naturalmente il rischio c’è. Ma ho voluto correrlo proprio perché, un po’ come dicevamo a proposito del teatro cosiddetto “impegnato”, la paura di dire certe cose, perché ci espongono troppo politicamente, o perché ci espongono troppo alla tanto temuta banalità, finisce per inibire la nostra capacità critica. E così certe cose non si dicono più. Ci si dimentica di dirle, e spesso le più semplici, le più importanti.

Per concludere, possiamo dire che questo spettacolo è la parodia surreale del risultato di una ricerca e di un’inchiesta “reale”, documentata?

La cosa agghiacciante è che tutto ciò che ammette di sé Berlusconi è assolutamente di dominio pubblico. Da un lato ho scoperto che si può vivere dicendo la verità, senza offendere né ferire nessuno. Dall’altra ho scoperto la triste eccezione. Berlusconi sorvola sulla sua verità ma noi ci offendiamo. E reagiamo.

Lo spettacolo “Berlusconi Canta - Chi fermerà la musica” è in scena fino al 28 febbraio al Teatro Politecnico, Via Tiepolo 13/a, alle 20.00, domenica 17.30, lunedì riposo.

Questi gli interpreti: Franco Mescolini, Massimo Ferroni, Michele Baronio, Paola Fulci, Gabriele Sabatini, Barbara Abbondanza, Patrizia Ciabatta, Paola Campos, Sylvia De Fanti, Elena Felloni, Giuseppe Gandini, David Italia, Danilo Margaroli, Anna Mascino, Valentina Rosaroni, Eleonora Maggioro, Henry Stefani, Paolo Sommaria, Katherine Wilson.


 

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