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Maurizio Pollini. La normalità del genio



di Paola Damiani



Le schiere di ammiratori di Maurizio Pollini erano rassegnate a godere della sua musica senza poter avvicinare il personaggio, sempre schivo e tenacemente restio a parlare di sé. E stenteranno a credere ai loro occhi guardando il bel ritratto che va in onda domani alle 12.35 su RaiTre. Pollini e la sua musica è uno speciale in due puntate (la seconda andrà in onda domenica prossima), realizzato da Nino Criscenti con Sandro Cappelletto che ricostruisce con molte testimonianze la formazione e la carriera di un pianista grandissimo. E poi c'è la sua voce roca - pochi la conoscono - che per la prima volta e con un certo sforzo, racconta di sé, evoca ricordi, gusti e predilezioni scegliendo accuratamente le parole ed evitando aggettivi inutili o vagamente retorici.
L’architetto Vittorio Gregotti ricostruisce l'ambiente familiare di Pollini: il padre Gino era anche lui architetto e la madre, musicista dilettante era la sorella dello scultore Fausto Melotti (un’intervista a quest'ultimo rivela somiglianze profonde con il pianista soprattutto nella consapevolezza d'artista). Il compositore e critico musicale Giacomo Manzoni ricorda l'impressione indelebile del quattordicenne che parlava con competenza assoluta del Wozzeck di Alban Berg. La vocazione di Pollini ad interpretare la musica del proprio tempo emerge anche dalla testimonianza di Nuria Schoenberg, moglie di Luigi Nono, di cui viene presentata la prima esecuzione di Sofferte onde serene scritto per il pianista.
Si apre una finestra sull’impegno politico di Pollini, che culmina con un concerto nel 1973 in una fabbrica genovese occupata da mesi. Tutta l'orchestra del Teatro Carlo Felice capeggiata dal pianista si trasferì nello stabilimento per eseguire Beethoven. Un ex-dipendente ricorda che vennero foderati i macchinari di cartone per migliorare l'acustica del capannone e un filmino amatoriale documenta il concerto e quel pubblico straordinario. A chi gli chiede se è bene che un artista sia "impegnato", Pollini risponde non è un requisito indispensabile per l'artista. Ma poi aggiunge, con un lampo negli occhi, che lui lo ritiene fondamentale per ogni uomo.
Salvatore Accardo, che prova con lui un concerto a Salisbugo, definisce con pochi tratti una delle caratteristiche musicali di Pollini: “Ascoltarlo dà lo stesso piacere che si prova a leggere la partitura tanto è chiaro il suo fraseggio”.
Se ce fosse stato bisogno il film conferma l’immagine di un artista prezioso. Ciò che soprende è come Pollini sia riuscito a piegare la lente deformante della telecamera perché restassero intatta la sua fisionomia e quel concentrato, destinato a restare misterioso, di passione e ragione.

 

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