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Attualita'



Il boom del jazz online



Francesco Mandica




Chi non si è non si è mai imbattuto in un articolo riguardante le vendite dei cd in Italia e non ha almeno per un attimo pensato di trovarsi di fronte alla pagina dei necrologi alzi la mano. E’ infatti consuetudine tutta italiana quella di mettersi occhiali scuri e vestito corvino per compatire il povero discografico di turno lanciando strali contro una nazione di inetti che non legge, non ascolta, non compra.

Le fila di questa strana specie di corteo funebre si sono sciolte all’indomani dell’avvento della vendita dei dischi online: l’utente italiano, sempre incapace di intendere e di volere, non avrebbe mai abbandonato il suo scalcinato negozietto in favore dei poco rassicuranti venditori virtuali. Si sbagliavano.
Il mercato in rete ha aperto le porte a molta musica che nei negozi non è mai arrivata se non per errore: i fantomatici dischi di “importazione” (e in questi anni di globalizzazione il termine risulta sempre piu’ risibile), nascosti negli anfratti più bui di un negozio di musica con prezzi inarrivabili, prima dell’avvento di internet sono sopravvissuti, quasi per scommessa, incellophanati ai margini del mercato.


Il jazz e’ forse l’esempio più lampante di questa piccola rivoluzione di costume. Nicchia per eccellenza, la musica improvvisata ha trovato nella rete il canale più appropriato di diffusione; questo e’ avvenuto non tanto per le sofisticate strategie di marketing dell’e-commerce quanto per l’impossibilità di reperire il materiale nei negozi.

Da questo punto di vista si è trattato di una colonizzazione piuttosto semplice, basti pensare alla situazione di una città come Roma dove i negozi che contano un reparto di jazz appena accettabile non sono più di tre. Se a questo aggiungiamo una proverbiale sedentarietà dell’ascoltatore di un certo tipo di musica (ma non per questo lo si deve immaginare secondo il solito stereotipo, con le pantofole, la pipa in bocca mentre si liscia la barba) e il naturale tam-tam che una nicchia genera naturalmente, si arriva facilmente a comprendere il perché di questo boom.

Arriviamo alle cifre. Le vendite di dischi di jazz nel mondo rappresentano circa il 3% dell’intero mercato discografico. Un dato evidentemente sconsolante ma che forse ci aiuta a comprendere la portata del fenomeno online. E’ singolare infatti che a fronte di questa scarsa aspettativa di vendita molti siti facciano del jazz il secondo pilastro (il rock naturalmente a farla ancora da padrone) del loro catalogo. E’ il caso del sito americano Allmusic che conta piu’ di sessantatremila titoli di jazz a fronte di generi più redditizi come la world music (trentasettemila titoli) e il blues (undicimila).

Per non parlare dei siti specializzati (in Italia e’ da segnalare il recentissimo Jazzos) vere e proprie miniere per gli appassionati di rarità, che non lesinano inoltre di attuare una politica dei prezzi davvero interessante. Ma il dato più corroborante rispetto alla situazione italiana è rappresentato da siti multitematici come Zivago dove all’incirca un terzo delle vendite di dischi è rappresentato dal jazz…se pensiamo a quel famoso tre percento non possiamo che rimanere esterrefatti.

Appare chiaro da queste poche cifre che le necessita’ dell’ascoltatore siano ben rappresentate nella comunita’ globale e per contro assolutamente ignorate dalla vendita tradizionale: il fruitore di jazz, checché ne dica il mercato, investe nella musica e lo fa secondo quei parametri che il mercato stesso ha disatteso per più di un ventennio, ovvero da quando le vendite dei dischi di jazz si sono rapidamente eclissate.

Inutile dire che questi parametri sono rappresentati dalla visibilita’ del prodotto nei negozi, da una omologazione dei prezzi (contrariamente ad una scellerata usanza dei venditori per cui più è strana la copertina del disco più lo si deve pagare) e da una conoscenza appropriata che consenta di indirizzare l’acquirente verso il prodotto più consono alle sue aspettative musicali, ma anche di atmosfera, cornice, contesto. Tutte queste piccole, semplici norme nella rete sono pienamente rispettate, e il solito italiano da luogo comune che non vede, non sente, non legge, sembra proprio fermamente deciso ad ascoltare.



Per i dischi piu’ venduti online del 2000 la fonte è jazz online, http: //www.jazzonl.com)

Novita’

1. Jarrett/Peacock/DeJohnette Whisper Not
2. Pat Metheny Trio > Live
3. Patricia Barber Nightclub
4. Boney James & Rick Braun Shake It Up!
5. Danilo Perez Motherland
6. Lyle Mays Solo (Improvisations for Expanded Piano)
7. Rachel Z On The Milky Way Express
8. St. Germain Tourist
9. Fourplay Yes, Please!
10. Voodoo Dogs Voodoo Dogs


Ristampe
1. Miles Davis Kind of Blue
2. Bill Evans Sunday At The Village Vanguard
3. John Coltrane A Love Supreme
4. Miles Davis Sketches of Spain
5. Chet Baker My Funny Valentine
6. Stan Getz My Foolish Heart-Live at the Left Bank
7. Diana Krall When I Look In Your Eyes
8. Clifford Brown/Max Roach Study in Brown
9. Stan Getz/Oscar Peterson The Silver Collection
10. Patricia Barber Modern Cool


siti consigliati:

www.allmusic.com  
www.cdnow.com 
www.amazon.com 
www.jazzonl.com 
www.jazzos.it 
www.ecm.com 
www.zivago.it 

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