Lagos e Pinochet: il primo socialista a
occupare la carica più alta dello Stato cileno dopo il suicidio di Salvador Allende e il
generale che volle e realizzò il golpe e che, umiliato e sconfitto, dovrebbe tornare il
Cile nei prossimi giorni . Ora queste due figure emblematiche della recente storia cilena
sono una di fronte all'altra, in quello che certamente è destinato ad essere l'ultimo
atto della tragedia che iniziò con l'occupazione militare della Moneda e il suicidio del
leader socialista che aveva tentato di spingere il Cile verso una democrazia parlamentare
socialista in cui lo Stato avrebbe controllato le principali leve dell'economia, sfidando
così non solo le resistenze di una destra storicamente forte e agguerrita ma anche
l'egemonia americana nel continente latinoamericano.

L'ultimo atto di questa drammatica vicenda, in ogni caso, appare ormai segnato dai
rapporti di forza che si sono consolidati nelle società cilena in questi ultimi mesi e
che, dopo il confronto elettorale che si è concluso domenica 16 gennaio, sono ormai
decisamente a favore del nuovo presidente socialista e delle forze, maggioritarie nel
paese, che spingono per il pieno consolidamento democratico. Ecco i dati più
significativi di questo ultimo atto.
1. La vittoria di Ricardo Lagos. Il candidato della Concertacion (l'alleanza tra
socialisti e democristiani più altre forze minori di centro-sinistra ) ha vinto, anche se
con un margine elettorale davvero risicato. Ha vinto con un discorso moderato, tipicamente
di centro sinistra. In questo modo ha evitato che il voto centrista, tradizionalmente
democristiano, si orientasse in modo troppo marcato a favore del suo rivale di destra,
Joaquin Lavin. In Cile si è verificato quanto avviene normalmente nelle democrazie
mature: il confronto tra destra e sinistra viene deciso da un pacchetto di voti, dagli
umori dominanti di quella parte dell'elettorato che sceglie solo all'ultimo momento lo
schieramento .
Ma è stato deciso anche dal voto comunista che, malgrado le direttive suicide del
partito, ha votato a maggioranza Lagos al secondo turno. Un dato che ricorda, ancora una
volta, quanto il Cile politico assomigli a certi paesi europei ( Francia, Spagna, Italia )
dove il voto comunista, pur marginale, è in ogni caso decisivo nel confronto elettorale
tra centrosinistra e centrodestra.
2. L'affermazione della destra. Il candidato dei due partiti di destra - Union
democratica Independiente ( UDI) e Renovacion Nacional ( RN ) - ha perso, ma ha ottenuto
un risultato mai raggiunto in passato: quasi il 49% dei voti (circa 160 mila in meno
rispetto a Lagos ). Ma il dato più interessante di questo risultato è che anche Lanvin,
ex collaboratore di Pinochet, si è presentato all'elettorato con un discorso populista e,
soprattutto, evitando di sollevare il problema dell'ex dittatore. Ora la destra ( che
storicamente rappresentava circa un terzo dell'elettorato) si presenta con un volto
democratico ed evita in tutti i modi di sovrapporre la propria immagine a quella dell'ex
dittatore, ormai considerato politicamente finito. Solo così Lanvin è riuscito a
spostare a suo vantaggio quel 10-15% dei voti democristiani che lo hanno portato a lambire
la vittoria

3. Il ritorno del generale. E' interessante il tono pacato con cui tutta la stampa
cilena ha seguito lo sviluppo degli avvenimenti a Londra e la recente decisione del
Ministro degli Interni inglese di affidare a un gruppo di medici la decisione finale sul
destino di Pinochet. L'uomo che torna in Cile è ormai solo l'ombra di sè stesso. Ha
evitato il processo in Spagna ma non ha evitato quel processo morale con cui l'opinione
pubblica mondiale lo ha in ogni caso condannato per sempre. E rischia anche in Cile un
processo per le atrocità compiute durante i 17 anni di dittatura. Se fino a poche
settimane quasi nessuno, fuori e dentro il Cile, credeva a questa ipotesi ora, nel nuovo
quadro politico, sono in molti a non escludere più questa possibilità
4. La questione militare. Cosa faranno ora i generali e gli ammiragli che hanno fin qui
sostenuto il loro ex capo condizionando pesantemente il quadro politico? Come reagiranno
se la magistratura cilena deciderà di processare il generale? Questo inquietante
interrogativo rappresenta l'unica reale incertezza della nuova situazione cilena dopo le
ultime elezioni. Non stupisce che anche a Santiago siano in tanti a sperare che la salute
di Pinochet sia realmente compromessa. Ma è davvero così?