Renato Parascandolo, da un anno direttore
editoriale di Rai Educational, si esprime in modo pacato, cercando di smorzare i toni
della polemica, ma ci tiene a sottolineare che trovare la giusta collocazione in
palinsesto per i diversi tipi di programma offerti dalla televisione pubblica, compresi
quelli culturali, è prima di tutto una questione di buon senso. "Piu' ancora che
penalizzanti, certe collocazioni appaiono illogiche, perche' ogni tipologia di programma
e' mirata a un target specifico, e far coincidere orario e target e' semplicemente una
scelta sensata. Altrimenti diventa davvero uno spreco"
Anche perche' il vero senso delle affermazioni di Amato, secondo Parascandolo, sta non
tanto nell'aver segnalato l'incongruente collocazione dei programmi di Rai Educational, ma
nel riconoscimento della loro qualità. "Il caso si è creato non per una questione
di orario ma perchè Amato ha affermato che Il Grillo è una bella trasmissione, e come
tale meriterebbe di essere seguita da un pubblico ampio. In questo senso, è una forma di
riconoscimento del lavoro che facciamo."
Non crede che questo riconoscimento dovrebbe arrivarle anche dai vertici Rai?
"Inannzitutto bisogna riconoscere alla Rai di aver comunque dato spazio ai nostri
programmi culturali, anche quando si e' trattato di proposte difficili, che le emittenti
pubbliche di altri paesi avrebbero senz'altro rifiutato. Se penso che la Rai ha accettato
di produrre serie anche lunghe, cioè di almeno 15 puntate, su argomenti come la storia
del design o la guerra civile spagnola, per non parlare delle 30 puntate delle lezioni di
latino, direi che è stata abbastanza coraggiosa. Alcuni nostri programmi però hanno
obbiettivamente ottenuto un buon successo, e quindi si tratterebbe di sfruttare al meglio
un patrimonio acquisito"
Un patrimonio culturale, certo, ma forse non di ascolto.
"Invece anche come audience ci difendiamo bene. Il Grillo ha raddoppiato lo share
nella sua fascia oraria, ottenendo più del 10%, nonostante sia collocato dopo il TG
notturno e prima di Marzullo. E Mediamente, (il programma sulle nuove tecnologie,
anch'esso prodotto da Rai Educational, ndr), che nell'orario delle 8:30 ottiene solo il 2%
di share, quando viene rimandato in onda al sabato su Rai 3 sale all'8-9% e con le
repliche estive raggiunge anche il 14%"
Il che dimostra che la collocazione oraria incide molto sui dati di ascolto di un
programma.
"Certo, l'orario mattutino in cui viene mandato in onda Mediamente, dal lunedì al
venerdì, vede come audience un pubblico di ultrasessantenni, di pensionati e infermi, il
50% dei quali possiede solo la licenza elementare. E' evidente che c'è un'incongruenza
fra la tipologia del programma e il pubblico al quale è destinato dalla collocazione in
palinsesto. Tantopiù che l'obbiettivo di Mediamente è quello di alfabetizzare i giovani
ai nuovi media, che è una priorità del paese, non solo una scelta culturale."
Quale sarebbe secondo lei la collocazione ideale di questi programmi?
"Il pomeriggio, che è l'orario più accessibile ai giovani, e per Mediamente
anche la tarda seconda serata: non dimentichiamo che il settore delle nuove tecnologie
interessa anche a un pubblico adulto.
Ma in quegli orari la televisione vuole ancora un'audience elevata.
In effetti chi fa palinsesti segue la logica dei numeri, e dovendo competere con le
televisioni commerciali è comprensibile. Anche perchè quando si va a parlare di numeri
le proporzioni saltano subito all'occhio: un punto di share nella tv generalista costa 60
miliardi, e duqnue il costo contatto dei nostri programmi, che anche quando ottengono il
10 o il 14% di share lo fanno in fasce orarie marginali dove gli spettatori rimangono
numericamente pochi, diventa altissimo. D'altra parte i costi di produzione dei nostri
programmi sono infinitamente inferiori a quelli dei programmi di prima serata: l'intero
ciclo di Mediamente, che va in onda cinque volte la settimana per 7-8 mesi, costa quanto
una sola puntata dell'Ultimo valzer di Fabio Fazio, cosi' come l'intero budget di Rai
Educational corrisponde alla realizzazione di dieci spot pubblicitari."
Insomma, siete ancora la Cenerentola della televisione pubblica.
Ma ci tengo a sottolineare che avere un budget limitato significa anche andare incontro
a un minor margine di rischio economico per l'azienda e quindi ci consente di rischiare su
programmi che hanno coefficienti di difficolta' maggiori, cosi' come mandare in onda
programmi culturali in certi orari ci da una maggiore possibilita' di sperimentazione. In
pratica, e' come avere uno spazio di laboratorio dove rodare nuove trasmissioni. Poi pero'
se i risultati ci sono, bisogna dare il giusto spazio a quelle trasmissioni culturali che
hanno dimostrato di saper reggere l'impatto all'interno della tv generalista"
Quanto spazio dovrebbe essere riservato dalla tv generalista alla cultura?
Lo dico anche se va contro il mio interesse: la televisione pubblica non deve tanto
offrire piu' programmi culturali, quanto piu' cultura all'interno dei programmi di grande
ascolto, e mi riferisco anche ai varieta' del sabato sera, o alle soap opera. Ci vuole
piu' ironia, piu' buon gusto. E anche i programmi educativi non devono essere per forza
noiosi, perche' hanno carattere divulgativo: per questo noi parliamo di intrattenimento
culturale. La cultura non e' un genere televisivo, e' un'avventura dell'intelletto, e'
civilita'. In questo senso, tutto puo' essere cultura, e tutto incultura. Il vero
discrimine e' quello fra educazione e diseducazione: e' li' che si gioca la partita.
La televisione puo' davvero educare?
In realta' io sono convinto che la televisione sia il mezzo meno adatto per
l'apprendimento, perche' passa e va, e non concede tempo alla riflessione. La televisione
puo' essere educativa, ma non istruttiva, informa, ma non forma. L'idea e' quella di
mescolare intrattenimento e informazione per creare una forma mentis piu' recettiva in
senso ampio. I programmi culturali devono limitarsi a incuriosire, ad appassionare, ma
l'approfondimente avviene in altra sede. A questo proposito, sono fiero di aver portato in
Rai il concetto di intermedialita', cioe' la necessita' di far interagire i media fra di
loro. Per questo noi di Rai Educational ci stiamo concentrando sulla produzione di opere
multimediali progettate per essere distribuite su diversi media in diversi formati, come
la storia della filosofia in CDRom e videocassette che uscira' in questi giorni.