Biamonti, fantasmi oltre frontiera Pietro Citati (da "la Repubblica", 22 gennaio 1998)
| "Le parole le cose"
Francesco Biamonti
Einaudi 1998
pp.202, lire 26.000
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Settant'anni fa, le coste della Liguria orientale, ricordate in "Ossi
di seppia", erano il più famoso paesaggio metafisico della lirica
italiana: i frangenti sulle rocce, le agavi, qualche pino distorto, la
casa del doganiere, la voce del Mediterraneo. Negli ultimi libri di Caproni,
un altro paesaggio ligure porta un segno metafisico ancora più acuto.
Il viandante lascia la costa: dimentica il mare, come se non fosse mai
esistito quel vasto specchio di barbagli e di illusioni; e si inoltra nella
misteriosa e desolata regione delle colline, tra i radi torrenti. C'è
un balzo improvviso: una scossa; e più avanza, più il viandante
ha l'impressione che il suo viaggio lo conduca nelle ultime terre di confine,
ìnei luoghi non giurisdizionaliî, dopo il quale si estende l'Erebo - il
regno al quale egli e noi tutti apparteniamo senza saperlo.
Nei libri di Francesco Biamonti, come nell'ultimo appena pubblicato
("Le parole la notte", Einaudi pagg. 202, lire 26.000), incontriamo l'altra,
estrema Liguria: le colline che da Bordighera a Ventimiglia conducono verso
la Francia e il Piemonte. Non c'è paesaggio più arido: rocce,
argille, rovi, ulivi, mimose, un sorbo, un nespolo, un mandorlo, poche
rose - muri a secco, case abbandonate. Tutto è spoglio: la frutta
più vivace e ìl'uva d'inverno, ancora attaccata alla vite, becchettata
dalle passereî.
Strade non asfaltate, sentieri di polvere conducono chissà dove.
Ma presto volgiamo le spalle alla terra: perché la forza e la vita
si sono concentrate sul mare, che è diventato il centro dell'universo.
Non facciamo che osservarlo: la luce che si sposta sulle acque e le infiamma,
le nuvole che le adombrano, i venti dolci o furiosi che risalgono verso
terra. Ci sembra che, ormai, ogni filosofia e ogni conoscenza umana siano
impossibili. All'uomo che abita qui, tra i pini e i sorbi, come a tutti
gli altri che credono di vivere altrove e abitano qui, non resta che cercare
di conoscere il mare, la luce, le trasformazioni della natura. Non c'è
più altro da conoscere e da sapere. Tutto sembra andato in frantumi:
eppure la natura resta misteriosamente stabile, fedele a se stessa, forse
eterna.
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