| La questione animale intervista a Paola Cavalieri di Clementina Casula    
 Paola  Cavalieri, direttrice della rivista internazionale   Etica  & Animali ,  ha curato con Peter Singer    Il  Progetto Grande Scimmia   (Theoria, 1994) e sta attualmente lavorando ad un volume sulla questione animale.
  
 Lei ha curato con Peter Singer   The  Great Ape Project  ,  un libro che - davanti alla crisi della tradizionale distinzione tra uomo e  animale alla luce delle recenti scoperte dell'etologia - propone una  ridefinizione del concetto di "persona". Qual e'  per lei il contributo  più prezioso del libro alla rifessione etica in generale ?
 
 Non credo che il libro aggiunga alcun contenuto nuovo alla riflessione etica.  Quello che esso  fa è piuttosto mettere l'accento su importanti  incoerenze nella nostra posizione morale, e chiarire quali siano le effettive  implicazioni di alcuni principi e giudizi ampiamente accettati, una volta che  tali incoerenze siano eliminate. Una sorta di lavoro socratico, in altre parole.
 
 Ad  esempio, non si può accettare la definizione che Locke dà di  "persona"  ("  un  essere pensante intelligente, dotato di ragione e riflessione e capace di  considerare sè come lo stesso, la stessa entità pensante, in  tempi e luoghi differenti  ")  e continuare ad escludere tutti gli animali non-umani dal novero delle persone.  Le altre grandi scimmie - scimpanzè, gorilla e oranghi – sono solo  il caso più evidente: ed è per questa ragione che ne viene  richiesta, come primo passo, l'inclusione nella comunità degli eguali  cui noi stessi apparteniamo.
 
 Questo  risvolto sociale concreto è uno degli altri aspetti importanti del  volume. Esso ripropone infatti l'idea della filosofia morale come scienza  pratica, cioè come disciplina le cui conclusioni non sono teorie ma  azioni.
 
  
  Cosa differenzia e cosa accomuna l'approccio etico da quello ecologico al  problema dei diritti degli animali?
 
 Se considerato sul piano teorico, anche l'approccio ecologico è di  carattere etico. Come i fautori della liberazione animale, i filosofi  ambientali fanno appello a principi morali per difendere le loro tesi.
 
 Esiste  tuttavia una differenza fondamentale. L'etica ambientale, estendendo la  considerazione ad insiemi come le specie o gli ecosistemi, si allontana dalla  radicata idea che la morale abbia a che vedere fondamentalmente con gli  interessi degli individui coscienti. Specie ed ecosistemi sono entità  non-coscienti e collettive.
 
 Da  un lato, la loro protezione deve fare appello a criteri esterni agli interessi  dei soggetti, scientifici o metafisici che siano; dall'altro, essa può  anche richiedere il sacrificio di individui coscienti qualora ciò serva,  nelle parole del conservazionista americano Aldo Leopold, a preservare "  l'integrità,  la stabilità e la bellezza della comunità biotica"  .
 
 Proprio  questi elementi di apparente rottura, tuttavia, comportano conseguenze  conservatrici. Poichè infatti gli approcci olistici che giustificano il  sacrificio del singolo a vantaggio della collettività sono in contrasto  con l'attuale concezione del trattamento etico degli esseri umani, i filosofi  ambientali finiscono col mantenere i tradizionali doppi standard di tipo  umanistico: da un lato i membri della nostra specie, per cui valgono protezioni  speciali, e dall'altro tutti gli altri esseri, considerati spendibili per il  bene del tutto.
 
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