Caffe' Europa
 
Editoriale

Bertinotti ultra-leftist

Giancarlo Bosetti

 

Perche' lo fa?
La sinistra europea non ha ancora chiuso i conti con la sua anima radicale, estremista, antisistema, anticapitalistica o come preferite chiamarla. In Italia la cosa e' self-evident, come si dice. Ma anche altrove non c'e' da credere che le cose siano cosi' semplici. Se ne parla meno, perche' i radicali fanno notizia piu' in casa che all'estero.

Per esempio si ha un bel dire che Tony Blair ha rifatto da cima a fondo il nuovo Labour, ma qualche giorno fa, il 18 settembre per l'esattezza, sul "Guardian" (http://www.guardian.co.uk) c'era un articolo allarmato di Neil Kinnock (l'ex leader del partito, lo stesso che si e' messo per traverso, come commissario europeo, al progetto della Grande Malpensa), il quale vede rosso non solo quando gli parlano di Burlando ma anche quando si trova davanti l'ala trotzkista del Labour e gli amici di Scargill (il sindacalista storico dei minatori), che non per niente ogni tanto si vede con Bertinotti. Secondo Kinnock la sinistra del Labour sta cercando di occupare alla chetichella i seggi del comitato nazionale, attraverso nomi "coperti" per poi tentare di far saltare il banco e mettere in difficolta' il controllo del partito da parte di Blair.

L'ala radicale non accetta di solito gli argomenti ragionevoli perche' si muove su una dimensione diversa. In Gran Bretagna - a bipolarismo funzionante - si capisce bene che se uno lavora per mettere in difficolta' il premier laburista, e' soggetto al rilievo che sta aprendo la strada ai conservatori. Ma questi "parassiti" come li chiama - con il rancore di chi si e' trovato lungamente a combatterli negli appuntamenti annuali di Blackpool per togliere loro il controllo del partito - sono insensibili all'obiezione capitale che in politica suona cosi': pensa in primo luogo alle conseguenze di quello che fai. Lo sono perche' essenzialmente non pensano in termini di accadere ma in termini di essere.

Fausto Bertinotti

Dove vai? Porto pesci.
Se gli fai la domanda "che cosa succedera'?", loro rispondono come se tu gli avessi fatto un'altra domanda: "chi sei? chi siete?". Per questo si capiscono abbastanza bene tra loro, gli Scargill e i Bertinotti. Non gli importa se la loro condotta politica, che punta al deragliamento del centro-sinistra, puo' rimettere in sella i conservatori. Gli importa segnare il territorio elettorale, innalzare la bandiera di una testimonianza, affermare la irriducibilita' come fine a se stessa. Se l'anticapitalismo di cui sono portatori non ha effettivi sbocchi, utili e concreti in qualche modo a qualcuno, non importa. La resa dei conti sui programmi per un radicale si puo' sempre rinviare. All'infinito.

Il "minor-malismo" come nemico
Per questo l'obiezione: "Tu stai rimettendoci nelle mani di un governo Berlusconi" scivola addosso a Bertinotti come acqua sul vetro. La logica del "minore dei mali" - principio vitale cui le persone ragionevoli per loro fortuna si attengono - e' per l'estremista antiriformista una invenzione diabolica, inventata per distruggerlo. E non si sbaglia, in questo. E ce n'e' anche una versione anglosassone, praticata in America e in Inghilterra sotto le insegne della guerra al "lesser-evilism", come dire: il "minor-malismo" come nemico. E il "migliorismo", parola battuta con qualche sfortuna in Italia a causa delle sue compromissioni con Craxi e Tangentopoli, non e' in fin dei conti la quintessenza del riformismo? Se il pendolo storico della politica nel mondo sviluppato si sposta progressivamente dalle ragioni assolute dell'identita' e dell'essere (di classe, di lingua, di religione etc.) a quelle pragmatiche dei programmi e degli interessi (quanto, quando, con quali risorse); se la tendenza prevalente sposta l'accento dai grandi movimenti con origini, alvei storici, fini ideologici, capi carismatici, inni ed eroi, alle campagne (come direbbe Richard Rorty) che hanno una meta prestabilita (la moneta unica europea, l'abbattimento delle barriere architettoniche per gli handicappati, la riduzione del traffico urbano); se tutto questo e' vero, l'ultrasinistra gioca la partita contraria, di minoranza. Lui esiste solo dentro un corso storico soggettivo, e' il titolare di una eredita' secolare, il portatore di una fiaccola da trasmettere. Nei secoli.

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