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La questione animale (pagina 2)

intervista a Paola Cavalieri di Clementina Casula

 


Qual è invece la posizione dell'etica della liberazione animale?

Per l'etica della liberazione animale oggetto di considerazione morale sono solo le entità che ricadono nell'ambito di applicazione della regola aurea ossia, appunto, gli esseri coscienti. Tali esseri sono visti come portatori di un valore che ne preclude l'uso come semplici strumenti per il bene altrui: ci sono cose che non possono essere fatte loro. Cio' si pone saldamente nel solco della teoria filosofica liberal-illuministica e, in questo senso, i difensori filosofici dei diritti animali accettano le premesse etiche tradizionali. Essi affermano tuttavia che tali premesse non sono state pienamente realizzate, perchè vi sono esseri coscienti - gli animali non-umani - cui non è stata ancora estesa quella protezione morale fondamentale che la teoria stessa, se imparzialmente applicata, imporrebbe.

In estrema sintesi potremmo dire che al centro dell'etica della liberazione animale sta un argomento ad hominem rivolto alla dottrina dell'eguaglianza umana. Se - essa sostiene - nè la razza nè il sesso possono costituire un ostacolo all'eguale considerazione degli interessi, neppure la specie può farlo. Allo stesso modo l'esclusione dal cerchio privilegiato dell'eguaglianza non può essere fondata sul livello delle capacità mentali: se così fosse, i disabili mentali umani sarebbero esclusi dalla nostra comunità morale. Da ciò consegue che la tradizionale dicotomia umani/non-umani non è più sostenibile, e che, diversamente da quanto afferma l'etica ambientale, noi dobbiamo applicare i nostri principi morali di base al di là dei confini della specie Homo Sapiens .

In Italia l'interesse per questi temi, che nei paesi anglosassoni sono molto popolari sia nella discussione pubblica che in quella accademica, è decisamente piu' tiepido: a cosa riconduce questa differenza?

Dal punto di vista del dibattito filosofico, credo che la causa sia strutturale. Se si eccettua la discussione bioetica, l'etica in Italia è ancora vista - sulla scia della tradizione continentale - come una sorta di appendice alla costruzione di grandi sistemi fondazionali. Mentre nelle Università si studiano l'etica di Hegel o l'etica di Schopenhauer come se fossero compartimenti stagni, in Italiano non esistono termini per nozioni come quelle di moral agency e moral patiency .
Cio' impedisce lo sviluppo sia degli strumenti teorici che del dibattito specialistico che nei paesi di lingua inglese hanno trasformato la filosofia morale in una disciplina autonoma e "laica" - laddove per laica non si intende solo non-religiosa, ma anche non-metafisica.

Per quanto riguarda invece il livello pubblico, mi sembra che l'interesse per l'argomento si stia radicando anche in Italia e che, forse proprio per la mancanza di una tradizione, esso possa assumere talvolta forme interessanti e innovative.

In paesi come l'Italia, dove le tesi animaliste si scontrano con le opinioni e abitudini della stragrande maggioranza dei cittadini, i metodi di provocazione e disobbedienza civile utilizzati dai movimenti animalisti rischiano spesso di danneggiare piuttosto che aiutare la loro causa. Non ritiene che sia invece più efficace una graduale opera di sensibilizzazione a queste tematiche attraverso un'azione legale?

Quello che lei solleva è un problema che ogni movimento per il cambiamento sociale deve affrontare. Forzare la mano, o scavare come la vecchia talpa di marxiana memoria? Non mi sembra che in questo senso la situazione italiana si differenzi molto da quella di altre nazioni.

E' vero che in Gran Bretagna - il paese che, sul piano della sensibilita' pubblica, puo' essere considerato la punta di diamante - le manifestazioni animaliste assumono proporzioni di massa, e il ministero dell'interno proibisce la sperimentazione sulle grandi scimmie per motivi etici. Nondimeno, lo sfruttamento animale su larga scala, negli allevamenti per cibo come nei laboratori e altrove, è dovunque egualmente diffuso e sanzionato. Il problema è quindi dovunque lo stesso.

Nel complesso, credo che alcune azioni di disobbedienza civile, se ben concepite e preparate, possano essere utili a qualsiasi movimento. Nel caso della liberazione animale, però, il compito fondamentale è quello di cambiare il paradigma teorico. Finchè i membri di specie diversa dalla nostra verranno considerati esseri di seconda categoria, semplici oggetti, non sarà possibile incidere seriamente sulla loro situazione. Bisogna dunque lavorare per un cambiamento etico che preluda ad un cambiamento giuridico fondamentale: la rimozione degli esseri non-umani dalla categoria delle cose e la loro inclusione tra i soggetti di diritto.

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