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La nostra gente/Astuzia da chirurgo (pagina 2)

Niccolò Ammaniti

 

Si disinfettò il taglio e si vestì guardando la televisione. Era tardi. Mancava meno di un'ora all'intervento. Sapeva che così, pulito come un bambino, non sarebbe stato in grado di operare. Avrebbe cominciato a sudare e a smaniare e a tremare come se avesse il tetano. Dov'è la medicina? Aprì un cassetto e tirò fuori una busta di cellophane piena di polvere bianca. Cocaina. Duecento grammi per l'esattezza. Un sacco di soldi. Si era venduto il motoscafo e ci si era comprato quel sacchetto. Lo aprì, ne prese un mucchietto, ne fece una striscia abbondante, pippò. Si sentì subito un'altro. Ultimamente aveva un effetto immediato sul suo organismo. Un po' come l'olio su gli ingranaggi di un vecchio motore. Tutto tornava a suo posto. L'ansia veniva richiusa in un cassetto. La speranza riappariva e il motore partiva. Si finì di vestire. Guardò l'orologio. Cazzo, le nove e venti! Prese di corsa la ventiquattrore e... la busta di coca. Era là, sul tavolino e diceva: prendimi, prendimi, dove vuoi andare senza di me? Come fai a operare se non ti fai un bel tiro? La prese tutta. Non aveva più il tempo di dividerla, di fare pacchettini. Se la infilò nella tasca della giacca e uscì.

Il lungotevere era una striscia immobile di lamiera. Il chirurgo odiava il traffico. Gli dava il tempo di pensare. Ed era l'ultima cosa che voleva fare. Si preparò un'altra striscia fottendosene che qualcuno lo potesse vedere. Si accucciò, sotto il cruscotto, mentre le macchine di dietro suonavano spronandolo a muoversi e sniffò. Stava abbassando il livello di guardia. Il suo controllo sul mondo si era fatto meno preciso. Era diventando miope, troppo preso a controllarsi, troppo preso a somministrarsi il suo farmaco. Primo o poi lo avrebbero sgamato. Oramai era questione di giorni. Ne era sicuro. Se lo sentiva dentro. Spesso s'immaginava trascinato in manette dalla polizia attraverso i corridoi dell'ospedale. I medici, le infermiere, i pazienti lo avrebbero indicato, avrebbero parlottato tra loro. E' quello il chirurgo che si è fottuto la carriera con la droga. E' quello che operava fatto come una biscia. Basta! Il cervello gli si stava avvitando come una trottola impazzita. Basta!

Fortunatamente arrivò all'ospedale. Mancavano solo dieci minuti all'operazione. Salì di corsa le scale. Entrò con il fiatone nello spogliatoio della sala operatoria. Lo stavano aspettando. L'anestesista, l'assistente, lo strumentista e l'infermiera. Tutti.

" Eccomi. Mi lavo e si comincia. " disse cercando di essere normale. C'era riuscito? Da come lo guardavano sembrava proprio di no. Forse era una sua idea, ma lo squadravano come fosse stato un babbuino e non un uomo. Andò in bagno, si spogliò e si mise camice verde. Decise di farsi l'ultimo tiro. Lo doveva fare. Sudava e si sentiva la bocca tirare e la lingua gonfia come un buondì Motta. Lo fece e mise la busta nella tasca del camice. Prese un bel respiro ed entrò in sala operatoria.

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