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Giorno per giorno, dietro le quinte (pagina 2) Andrea Salerno enica, 13 settembre 1998
Ore 2 e 40 del mattino, domenica. Ferma sul lungomare del lido una Fiat
Punto blu, sportello del guidatore aperto. Dentro, due uomini soli al
comando, Felice Laudadio, curatore della Mostra e Ettore Scola, Presidente
della giuria. In quell'auto, a quell'ora, il nome del vincitore della 55°
Mostra Internazionale del cinema lo sanno gia'.
Due le scuole di pensiero: 1) Fonte giornalistica da' vincitore il film di
Kusturica, migliore attore Warren Beatty, coppa Mastroianni al giovane
interprete del film di Francesca Archibugi, "L'albero delle pere". 2) Fonte
vicina alla Biennale: Vince Amelio, a Beatty un Leone alla carriera,
confermata l'indicazione per il premio Mastroianni per esordienti.
Comunque sara', lo saprete alle 19 (Raidue) - Dopo Leone, Raitre, ore 20.
Chi scrive scommetterebbe qualcosa in piu' sull'ipotesi di un italiano
vincente. Kusturica negli ultimi anni ha gia' vinto molto mentre Amelio no.
Ultimo interrogativo prima della premiazione (domani considerazioni
finali): riuscira' Laudadio a confermarsi al timone del Festival? Il
Borsino del lungomare non gli da' molte chance... chissa'.
Nb: Da segnalare la festa di Telepiu' al Chiostro di San Niccolo' che ha
segnato il grande ritorno dei Beatles da "ballo". Oggi prevista replica con
Ligabue e Guccini, lambrusco e pop corn.
Sabato, 12 settembre 1998
Tra ventiquattr'ore, verso le sette di domani sera, si sapra' chi ha vinto
e chi ha perso la cinquantacinquesima Mostra del cinema di Venezia. Ieri
pomeriggio e' arrivato Silvio Orlando a cui tocca il facile compito di far
dimenticare la serata inaugurale, cioe' di leggere e consegnare in Tv -
"con l'aiuto di giovani attrici", e' stato annunciato - i Leoni piu' ambiti
del cinema.
Borsino critica. La triade Kusturica, Rohmer, Amelio, stacca su tutti. E'
evidente che in caso di indecisione da parte della giuria di dovrebbe
sentire il peso "italiano" del Presidente, Ettore Scola - in corsa, cosi'
si dice sul lungomare, per il ruolo di curatore della prossima edizione.
De Niro e Beatty sono sbarcati al Lido. Pochissime interviste concesse e
giornalisti in preda a vere e proprie crisi isteriche. Che il clima si stia
alzando, del resto, lo testimoniano la frequenza dei "litigi impropri" che
si svolgono nelle stradine dietro il Casino'. Dopo l'ufficiale baruffa tra
Fofi e Carabba, ormai si litiga per tutto: i vigili multano "i romani" che
vanno in bicicletta contromano, si urla nei chioschi, al bar.
I ristoratori, del resto, fanno aumentare la tensione: essendo in un regime
da monopolio bulgaro - tre ristoranti tre in tutto il lido - se ne
infischiano di prenotazioni e ordinazioni, tanto "altrove" non si puo'
andare, provocando spasmi gastroenterici in chi aspetta e cene di
quattr'ore stile matrimonio lucano. Alla faccia del Nord Est legato al
mercato e al motto: "lavoro, guadagno, pago, pretendo". Chi protesta, anche
straniero, rischia, come minimo, conti da capogiro serviti con improperi
stile "Roma ladrona..."
Da segnalare cena all'Artigliere tra Kim Rossi Stuart e Laura Morante.
L'unica donna che ha baciato Nanni Moretti in un film e il novello Gesu' di
Nazareth sono usciti assieme senza farsi troppi problemi. Ole'. Stasera
previsto festone di Telepiu'. Ma da ieri - complice un violento acquazzone
- si e' finalmente respirata l'aria del "tutto e' finito".
Venerdi', 11 settembre 1998
Applausi per Amelio alla proiezione in Sala Grande della sera, ovazioni per
Kusturica. Sembra inevitabile che il Leone d'oro salti fuori da questa
accoppiata. Privati della possibilita' di dare premi ex aequo, alla giuria -
esiste? (non parlano proprio mai) - l'onere di decidere. Luis Sepulveda si
"distrae" cenando con Gianni Mina' fino a tardi.
Leggende lagunari - confermate poi in serata - parlano di un incontro tra i
critici Goffredo Fofi e Claudio Carabba molto simile a quello tra Shumacher
e Coultard. Il primo non avrebbe gradito il giudizio lapidario del Carabba
dopo la proiezione di "Cosi' ridevano" - "terrificante" - e ha cercato un
contatto fisico fortunatamente evitato dall'ora e dall'intervento di altre
persone.
Comunque sia Amelio un merito sicuro ce l'ha avuto: a chi gli chiedeva
della fatica dei registi vanificata dalle stroncature dei critici ha
replicato: "Non scherziamo, sarebbe un insulto per chi lavora veramente".
Ad ascoltarlo in silenzio Verdone, l'incolpevole Martone, Segre, D'Alatri,
Ferrario. Laudadio sempre piu' in bilico.
Alla Biennale intanto sembra essere venuta un'idea: perche' non affidare la
sezione cinema a un manager per quattro anni e cambiare il curatore della
Mostra, che diventerebbe una sorta di direttore artistico, ogni anno. Solo
cosi' sarebbe possibile, infatti, pensare che un Bertolucci o un Tornatore
possano lavorare all'impresa senza rinunciare del tutto a fare film.
Giovedi', 10 settembre 1998
"I piccoli Luchetti", "Cosi' piangevano"... Titoli alla rinfusa, dopo la
mezzanotte per cercare di scherzare - cenando al 4 fontane (in ordine
sparso e tavoli separati, Dandini, Zaccaria, Celli, Balassone, Placido,
Cau, Vittoria Mezzogiono, Fabrizio Bentivoglio, Rocco Papaleo, Nunnari...)
- sui film italiani in concorso.
Due sole certezze a tre giorni dal Leone d'oro: 1) Del perduto amore di
Placido meritava la gara e forse un premio. 2) Sul film di Gianni Amelio
"Cosi' ridevano", ci si prepara alla guerra armata. Da una parte il partito
dei "Quaderni piacentini", Fofi e Mereghetti, dall'altra il tiro violento
dei critici che non hanno sopportato due ore di dialetto, qualche
lunghezza, e i titoli di testa con il marchio Cecchi Gori (fischiatissimi
ieri sera al Palalido).
Comunque sia, e' chiaro che il film dell'autore del "Ladro dei bambini" e'
l'unico di quelli "fatti da noi" che possa aspirare a vincere il Leone. Il
resto e' solo Rohmer (con la possibilita' che arrivi domani Kusturica a
togliere d'imbarazzo Scola la Bigelow e la silente giuria del festival).
Per la coppa volpi favoriti Lo Verso e Asia Argento, premio Mastroianni, al
protagonista dell'Albero delle pere.
Mercoledi' 9 settembre
Olé. Scoppia finalmente la polemica tra registi italiani e critici. I primi
hanno dato dei "matador" e "criminali" ai secondi che avevano maltrattato i
loro film in concorso. In difesa si schiera subito Laudadio che spara alto:
"E' un assalto al cinema italiano, sono sconvolto dall'abitudine della
stampa di dar conto delle reazioni delle proiezioni riservate ai
giornalisti ignorando quelle del pubblico, cui il film è in definitiva
destinato".
Laudadio si cerca la replica sarcastica di chi fa notare che gli incassi
del cinema italiano - che esce da una stagione eccezionale per Benigni e
Pieraccioni - normalmente fa incassi limitati.
Potrebbe essere molto pericoloso prendere il pubblico come giudice arbitro
di una disfida che anima da sempre il Lido. Non si capisce la sorpresa dei
registi che forse si aspettavano una claque comandata. Michele Placido -
che, chissà perché fuori concorso con uno dei più bei film visti finora -
va controcorrente e butta sana ovvietà sul dibattito: "Le critiche vanno
accettate anche quando non ci piacciono". Criticare o no, dunque.
Fa meglio al cinema una stroncatura o un silenzio compiacente? Certo,
meglio oggi che i film si ricominciano a fare, che un passato fatto di
Alvaro Vitali e Pierini. E su questo, anche i critici, che si erano fatti
prendere dall'esaltazione del trash italico, dell'elogio dell'alto-basso,
del Fenech uguale Magnani, farebbero meglio a pensarci su un attimo. Per
finire da ricordare il csso del film di Marco Risi, L'Ultimo capodanno,
sostenuto dalla critica ma impietosamente condannato dal pubblico.ico.
Matedi', 8 settembre 1998
Come anticipato ieri da questa rubrica anche i giornali di carta si sono
accorti che è iniziata la guerra per la successione di Laudadio come
curatore della Mostra del cinema di Venezia. "La Stampa" lancia - un po'
maliziosamente - i nomi di Angelo Guglielmi, Irene Bignardi e Marco Muller,
già curatore del festival di Locarno. L'impressione è che per "rimuovere"
Laudadio servirà un nome di grande prestigio o magari due (circola,
infatti, anche un'ipotesi Taviani).
Da segnalare che dopo il film di Luchetti - Piccoli Maestri - si abbassa
sempre di più il giudizio complessivo sul cartellone di quest'anno,
inzeppato di pellicole americane con italiani deboli. Riusciranno Abel
Ferrara, Amelio - dato per vincente già da mesi - e Kusturica a salvare
qualità e curatore?
Daniele Luchetti, spigliatissimo nelle interviste televisive, in quelle
scritte non pecca certo di umiltà. Per raccontar la "sua formazione" al
periodico Primopiano cita addirittura il serissimo e grande Renzo
Rossellini (di cui Luchetti è stato allievo) che avrebbe detto di lui: "E'
curioso, ma Daniele sembra aver fatto questa scuola per verificare le cose
che già sapeva...". Alla faccia della modestia. Da segnalare poi un Sergio
Rubini che si paragona addirittura a Chaplin. Proprio d'altra pasta,
Alberto Sordi, che confessa a Serena Dandini: "La mia fortuna d'attore è
stata quella di avere una faccia qualunque".
Scritta dal menù "Cipriani dolci" alla Giudecca: "L'uso dei telefonini
cellulari compromette seriamente la preparazione dei risotti". Sicuramente,
anche quella dei film.
Nb: Vista a tarda ora - al drink di Mezzanotte di Rai International -
Stefania Rocca dialogare con un'imponente Katerine Bigelow, in giuria.
Lunedi', 7 settembre 1998
A Venezia la confusione è massima. L'arrivo della Ferilli al
Lido ha
comportato scompensi gravi nell'organizzazione della Mostra: scordate
al
molo Emmanuelle Beart e Sandrine Bonnaire. Le due dive non l'hanno
presa
bene e si sono rintanate in albergo.
Tonino Guerra confessa di essere stato intervistato per ben tre volte:
la
prima come Ermanno Olmi, la seconda come Ruggero Maccari e la terza,
addirittura come Carlo Ponti, piangente marito
della Loren.
Sul fronte serio qualcuno inizia a dubitare che si possano vedere bei
film.
Solo il vecchio Rohmer sembra aver appagato le papille dei critici
poco
propensi ad accontentarsi - al contrario del grande pubblico - dei
filmoni
americani di Steven Spielberg e Peter Weir. La battuta più crudele
che circola è "che per vedere un bel film bisogna aspettare
la proiezione
in onore di Kurosawa", scomparso ieri.
Intanto impazza la guerra sotterranea tra Laudadio (curatore della Mostra)
e Baratta (presidente
della Biennale). Improbabile una riconferma dell'attuale curatore,
considerato troppo disinvolto e accentratore e a cui è stata
sottratta
l'organizzazione tecnica del festival (che però ha più
di qualche intoppo).
Oggi sarà l'"8 settembre" del film di Luchetti, "Piccoli Maestri".
Da
registrare urla di disappunto all'uscita della proiezione per i critici
di
mezzanotte. Vedremo? Una cosa è certa per tutti, qui al Lido,
o si fa il
cinema o si muore. La sorpresa potrebbe essere Sordi - fuori concorso,
75
anni - che pare sia riuscito a fare un film degno nonostante la Marini.
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