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Lo sterminio dei tedeschi inutili (pagina 2)

Paolo Marcesini

 

Già, Hitler, non si può fare a meno di parlare di lui. La scrittrice ricorda bene il giorno in cui lo ha conosciuto, aveva sette anni. "Quando Berlino bruciava chi poteva, mandava i suoi figli nel grande bunker dove Hitler viveva. Ci andai con mio fratello e altri quindici bambini. Ci truccarono sotto una lampada al quarzo perché Hitler non voleva che i figli della grande Germania fossero sporchi e affamati. Poi arrivò, intorno aveva decine di guardie del corpo. Di fronte a me avevo solo un uomo finito, un rudere. Trascinava un piede, un braccio era rigido, le SS ci guardavano con il mitra spianato. L’atmosfera era lugubre, si sentiva l’odore della morte. Mi diede la mano, la sua era umidiccia e febbricitante, volevo liberarmi da quella stretta, ma non potevo. Mi guardò e quei suoi occhi così magnetici e profondi non li ho più dimenticati. Dopo sei mesi si sarebbe ucciso. Uscii da quella stanza e pensai: dov’è la libertà? dov’è la giustizia? Di sicuro non abitava lì".

Anche la protagonista de "Il piccolo Adolf non aveva le ciglia" incontra Hitler, ma il suo è un incontro piacevole, rilassato. E’ il 1925, gli anni della guerra sono lontanti. Hitler è un leader di partito che incontra i suoi elettori nella casa di campagna, la Haus Wachenfeld. Grete ci va con il padre, in mano tiene un mazzo di fiori freschi. Lui in cambio le offre una fetta di focaccia al formaggio e un bicchiere di limonata. E parla: "Se avesse potuto far capire al popolo tedesco che l’immortalità cui aspirano le religioni era realizzabile soltanto attraverso l’immortalità di una nazione si sarebbe già trovato a metà di quell’opera che riteneva gli fosse stata assegnata dalla Provvidenza".

Nel suo romanzo Helga Schneider racconta una tragedia rimasta sepolta nella memoria. "In pochi ricordano che i nazisti inaugurarono i campi di concentramento eliminando tutti quei tedeschi ritenuti inutili, i malati di mente, quelli terminali, i mutilati, i diversi, i bambini handicappati, gli oppositori al regime, la zavorra del paese insomma, i "pesi morti", gli inutili. Era un programma di eutanasia collettivo. Le prime camere a gas vennero usate per loro. Hitler disse che così andava fatto per il bene della nazione e i tedeschi lo seguirono con entusiasmo. Era un incantatore di serpenti, gli uomini lo votavano con convinzione, le donne, inspiegabilmente, impazzivano per lui. Facendo appello alla teoria di Darwin sulla selezione naturale, teorizzò la selezione artificiale. L’ultimo bambino down venne ucciso quando gli americani erano già in Baviera ". Anche Grete, stordita dalle medicine, viene mandata dal marito in una clinica per essere "rieducata" al suo ruolo di moglie. Ma dopo la clinica arriva la camera a gas. Viene salvata da un bombardamento. Un miracolo.

"Il piccolo Adolf non aveva le ciglia" è un romanzo scritto con la pancia, una storia raccontata con la forza di chi, storie così, ne ha viste tante. Non è la "sua" storia, ci dice, ma la potrebbe essere stata. Lei che era una bambina quando Berlino bruciava, ed era nuda, stracciata, chiusa in una cantina senza acqua, senza cibo, senza nulla. "Ci salvammo per miracolo. Nella nostra cantina arrivarono i russi e subito violentarono due ragazzine di quattordici e sedici anni. Con mio fratello sentivamo le loro urla. Una di loro durante la notte morì". Poi la guerra finì: "Mi sentivo rifiutata, da mia madre, dalla matrigna, dal mio paese. Scappai, arrivai a Vienna con il sogno di scrivere e fare l’attrice. Volevo una rivincita sulla mia vita. Intanto lavavo i bicchieri nelle birrerie. Nel 1963, depressa, sola, decisi di fuggire per l’ennesima volta. Non volevo più sentire parlare il tedesco, volevo altre facce, il sole. Arrivai in Italia e qui la mia vita cambiò". La grande svolta arriva con un marito, portato via troppo presto da una feroce malattia, quindi con la scrittura. "Sono una testa dura che continua, dopo tanti anni, a ripetersi sempre la stessa domanda: come è potuto accadere tutto questo?". Al posto della tradizionale dedica, la Schneider ha pubblicato una frase tratta dal Times di Londra datato 24 luglio 1933: "Anche il peggior nemico di Hitler non può contestargli i privilegi, già acquisiti, di una civiltà completamente rinnovata". Non aiuta a dare una risposta.


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