293 - 03.02.06


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I lettori ci scrivono
 

Da: Galleazzi Benvenuta
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: lunedì 16 gennaio 2006 16.10
Oggetto: Che cognome vuoi?

L'articolo è bellissimo, io sto aspettando da una vita questa possibilità,
spero che in campagna elettorale qualcuno se ne faccia carico e sia tra le
promesse che poi verranno mantenute.
spero ci sarà una norma transitoria per i figli già nati.


Da: Massimo Negri
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 11 gennaio 2006 12.56
Oggetto: Grazie Ciampi!

Cari amici di Caffe' Europa,
a commento del tradizionale e, nel frangente, ultimo messaggio di San Silvestro dal Quirinale, il Professor Gianfranco Pasquino su L'Unità del 2 gennaio 2006 ha, tra le altre cose, scritto: "Imparzialità, dignità, laicità: sono i tre grandi valori ai quali il presidente Ciampi ha improntato il suo settennato. Li ha giustamente sottolineati e rivendicati nel suo sobrio e commosso commiato. A quei principi Ciampi si è rigorosamente attenuto e li lascia come impegnativa eredità al suo successore. Le linee tracciate nel suo settennato consentiranno a chi dovrà e vorrà seguirle di creare un nuovo clima politico e istituzionale che dia maggiore prestigio internazionale all' Italia, alla patria, prodotto di una storia che dal Risorgimento alla Resistenza approda alla Costituzione repubblicana, che Ciampi ha onorato nella sua lunghissima prestigiosa vita pubblica".

Per parte mia, da sempre nella truppa dei "Ciampi boys", ho nel cuore la sua immagine di giovane partigiano militante del Partito d' Azione, meteora nel firmamento della politica italiana ma fucina di fecondi ideali che seppero unire i due momenti storicamente più luminosi della storia patria, il Risorgimento e, appunto, la Resistenza. A quegli ideali - estesi poi al disegno di un'Europa libera, federata e forte nella sua economia e nelle sue istituzioni - Ciampi ha ispirato il suo operato, prima da Governatore della Banca d'Italia (dal 1979 al 1993), poi da Presidente del Consiglio (dal 1993 al 1994) e, infine, da Presidente della Repubblica (dal 1999 al 2006). L' augurio è che il suo esempio di rettitudine diventi patrimonio di tutto il Paese, a cominciare dalle giovani generazioni alla ricerca di validi punti di riferimento.
Cordiali saluti
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)



Da: Renato Corsetti
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 23 dicembre 2005 17.35
Oggetto: Ragioni di confine

Caro redattore,
''Ragioni di confine'' di António Sousa Ribeiro e' un articolo che mi e' piaciuto molto. In particolare il pezzo in cui si parla del luogo comune: ''. . .che considera la lingua inglese l'esperanto del nostro tempo. Ma l'inglese è la lingua franca della globalizzazione perché è la lingua dell'Impero, del solo impero che continua a esistere sulla scena mondiale contemporanea.''
Per questo io, e centinaia di migliaia di altre persone, ci occupiamo dell'esperanto, quello vero: www.esperanto.net.
Faccia i miei complimenti all'autore.
Cordialmente
Renato Corsetti


Da: Luca Bartaloni
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 23 dicembre 2005 14.32
Oggetto: Come parli, Europa?

Mi è piaciuto che l'articolo abbia affrontato il problema della lingua della "nazione" Europa, giacché lo ritengo uno dei problemi più importanti (si può costruire un Unione se i cittadini non si comprendono tra loro? Come si può "democratizzare" l'Ue, se noi cittadini europei non possiamo scambiarci direttamente le idee, ma siamo costretti alla mediazione dei vari politici statali?). Tuttavia, io sono e resto un convinto assertore di "una sola lingua veicolare europea" (finnico, inglese, esperanto greco antico, fate vobis, purché ve ne sia una per capirsi tra di noi). Posso anche tollerare che se ne utilizzino due o tre (tipo inglese, tedesco, francese o inglese e francese), ma poi stop! La polemica sulla lingua italiana, pertanto, mi pare misera e nazionalistica, nel senso peggiore del termine. Bravo Barroso, peccato che non insista in questa direzione. Vero, invece, che la cultura anglossassone, ma soprattuto U.S.A. sia davvero troppo presente in Europa ed in questo caso ciò rappresenta un grave problema per la coesione dell 'Unione Europea e vi faccio tre semplici esempi: 1) provate ad acquistare in Italia (Europa) un disco di rock europeo, tipo Die Arzte o BAP o Peter Maffay e scoprirete che non ve lo vende nessuno, nonostante siano artisti molto famosi, mentre potrete trovare anche un artista secondario, purché "made in USA"; 2) come si pronuncia abitualmente la parola "privacy" (quasi tutti la pronunciano all' americana "praivasi" e pochi sanno che nell'europeo inglese britannico si pronuncia "privasi"); 3) perché, se voglio notizie dall'Unione Europea (di qualsiasi tipo) sono costretto a vedermi la tv svizzera o a cercarmele in internet? Possibile che non ci sia nemeno una TV europea in lingua inglese o francese?
Con tutto ciò, trovo addirittura incredibile che, a volte, nei referendum sull'Europa, i cittadini si esprimano a favore di una maggiore integrazione, visto che si fa di tutto per farli sentire o "americani" o "francesi, inglesi, olandesi, italiani etc.". Incredibile anche che la magistratura italiana abbia emesso un mandato di cattura europeo per gli agenti CIA che hanno eseguito atti illegali in Europa (fatto gravissimo e passato in sordina per molto tempo sui "media").
Saluti, Luca Bartaloni



 

 

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