Da: Antonino Contiliano
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 24 giugno
2005 17.52
Oggetto: Chi
ha paura del relativismo?
Sull’articolo
Tutto
lo spazio dello stato laico,
Remo Bodei con Alessandro Lanni.
Sostanzialmente credo che Bodei abbia centrato l’occhio
del ciclone. I laici (liberali o marxisti), hanno
rinunciato alla posizione critica, irrinunciabile,
di certi “valori” forti storici –
quali l’uguaglianza, la giustizia sociale, la
libertà di tutti, la pari dignità (e
non solo astratto-ideologica di parte) – dei
paradigmi pratico-teorici-pratici proposti dalla stessa
tradizione liberal-democratica borghese e illuminista:
hanno identificato, perché confuso, i modelli
con le realizzazioni di fatto dei rispettivi modelli
proposti e le pratiche inadeguate che quelle hanno
messo in atto pensandole immutabili. La malinconia
della realizzazione li ha così spinti indietro
verso il recupero del padre spodestato: il potere
e l’autorità trascendente/trascendentale
intoccabili e “santi”. Sono in preda alla
crisi del “lutto” per la morte del “padre”
e in corso di corsi di espiazioni e di esercizi spirituali
di ritorno. Sono sulla via del perdono e dell’attacco:
per sensi di colpa ed espiazione (!), ripropongono
e praticano il fondamentalismo dell’autorità
trascendente/trascendentale sia politico che religioso,
e di cui Bush e Ratzinger (i due campioni del bene
dell’ordine dei padroni che praticano e diffondono,
quasi indisturbati, l’egemonismo geopolitica
catto-nordooccidentale-americano) sono la metafore
e il simbolo più evidenti.
Alcune delle loro attività, e operazioni di
guerre chirurgiche e umanitarie…, sono: l’imposizione
del “pensiero unico” (fortunatamente non
privo di resistenze e conflitto), la procreazione
assistita, le “nuove guerre” permanenti,
la guerra e la religione cattolica come evangelizzazione
dell’illibertà e dello schiavismo globalelettronico
e militare.
Sono fatti ed eventi, questi, di “promesse”
che non hanno bisogno di commenti e manipolazione
mass-mediali per vedere che non si tratta solo di
questione di “relativismo” o di presunte
minacce alla spocchiosa superiorità (!) della
civiltà (?) “democratica” e “cristiana”
o di soli motivi di modernizzazione.
Manipolano la storia e ad usum delphini e tentano
di arginare se non di arrestare l’avanzata,
inarrestabile, della multiculturalità e delle
moltitudini che non trovano più spazio di crescita
all’interno degli istituti rappresentativi della
vecchia politica e del vecchio diritto pilotati da
una o due autorità supreme e antipopolari e
antisociali.
Sull’articolo:
"Tra
assolutismo e nichilismo propongo una terza via"
,
Carlo Sini con Susanna Marietti.
Tra assolutismo e nichilismo (dall’epistemologia
all’antropologia, dalla filosofia, all’etica
e alla linguistica, e l’arte, la letteratura
e la poesia non ne sono esentati), Giovanni Paolo
II prima e Benedetto XVI poi (gli ultimi due pontefici
che hanno capovolto la linea del Concilio Vaticano
II (quella inaugurata da Giovanni XXIII), sulla base
di una pregiudiziale prevalentemente ideologico-teologica,
e dommatico-confessionale nel rapportarsi al ‘relativismo’,
ripropongono la guida dell’immobile stampo teologico-cattolico
e la conformità ad esso di ogni forma di vita,
sebbene a queste appartenga la molteplicità
diveniente come struttura propria storico-naturale,
e quindi “necessariamente contingente”
(direbbe Duns Scoto) e irrinunciabile. Per questi
papi della tradizione e dell’immobilismo, il
relativismo filosofico – identificando la loro
assunzione dogmatica acriticamente e astoricamente
la dimensione della ricerca, del divenire della storia
nel suo tempo non più “immagine mobile
dell’eternità” e della stessa sperimentazione
interrogativa con la speculazione della parrocchia
cattolica – così è il nemico principale
sia della Chiesa cattolica che dell’intera “famiglia”
umana creata a immagine e somiglia di Dio: il loro
apparato dottrinario e preservativo culturale e socio-politico.
Ratzinger continua, ma in modo più netto ed
esplicito (visto anche l’appoggio di Pera –presidente
di turno della destra alla camera del senato della
Repubblica italiana, ma si potrebbe dire anche e senza
tanto allontanarsi dai fatti la seconda camera fidei
della catechizzazione di Ratzinger –, sulla
base dell’enciclica Fides et ratio di papa Giovanni
Paolo II. Pera dopotutto, insieme con tutte le manifestazioni
della politica italiana (tv e mass media testimoni)
che girano/non girano con il placet del Vaticano,
riconosce il diritto della chiesa romana di ingerirsi
negli affari dello Stato italiana (docet le campagne
contro i diritti civili, non olet quella contro quella
ricerca sulle cellule staminali e la procreazione
assistita, solo per riferirci a quella più
recente), e in quelli della costruzione della “carta”
costituzional-ultraliberista dell’Ue.
Sulla base dell’incapacità di Ratzinger
e della Chiesa a pensare la complessità pratico-teoretica
della “contingenza” lasciata marcire dentro
le gabbie dello stantio apparato teologico dottrinario
di una Chiesa immutabile, il professor Sini rimbecca,
sottolineano, risponde che “ come non credente
non trovo nulla di genuinamente filosofico in essa”,
che “il grandioso sforzo e le straordinarie
conquiste della filosofia tra ‘800 e ‘900
sono completamente ignorati e fraintesi dalle ricorrenti
critiche e accuse di nichilismo”, che “il
nichilismo è il prodotto del dogmatismo e della
volontà di potenza” della stessa chiesa
che pretende di combattere il nichilismo. Chi potrebbe
non condividere la sua critica e non sostenerlo con
la ragione tagliente che la Chiesa di Giovanni Paolo
II e Ratzinger non amano perché il suo contrario
è sacrario protetto della loro infallibilità
(?!).
Antonino Contiliano
Da: Angelica
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 14 giugno
2005 15.28
Oggetto: Instabile
come il mio lavoro
Mentre una intera generazione langue e muore, sfibrata
dalla fame e dalla precarietà, dove era la
sinistra?
Non eravate voi della sinistra finto-liberale a chiedere
flessibilità?Adesso vi siete pentiti? Un oscuro
senso di colpa?
Fareste meglio ad evitare di pubblicare articoli su
flessibilità e letteratura: la vostra politica
complice ci ha ucciso tutti. Abbiate il coraggio di
chiedere, pubblicamente e subito, scusa. Anche se
non basterà a placare la nostra rabbia.
saluti.
ngelica
Da: Cecilia Fontana
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 9 giugno 2005
16.40
Oggetto: Referendum
e fecondazione assistita
Desidero esprimere con questo mio scritto la delusione
che sto provando nei confronti del mondo politico
italiano il quale, giocando sui sentimenti dei singoli
cittadini, approfitta di un referendum di questo tipo
per fare una battaglia partitica. Le problematiche
poste da questo referendum richiederebbero una maturità
ed una serietà che attualmente non colgo negli interlocutori
istituzionali, prova ne è che una dichiarazione di
voto a favore del sì o del no o dell'astensione può
creare "ferite profonde" fra gli alleati (vedi Rutelli).
Con difficoltà il cittadino cosciente riesce a cogliere,
nel marasma delle pseudo informazioni, la portata
effettiva di un no o di un sì: quali conseguenze può
portare il mantenimento della legge attuale o la sua
abrogazione (e mi riferisco non solo alle conseguenze
che coinvolgono direttamente la coppia sterile, ma
anche a tutte le conseguenze "socio-economiche" che
una legge comporta: chi si fa carico dei costi, gestione
penale degli abusi...); tanto che, alla fin fine,
si ha la sensazione che chi vota "no" è papista, chi
vota "sì" è di sinistra (forse) e chi si astiene è
… uno che vuole avere "l'uovo, la gallina e il fondo
schiena caldo".
Viva la democrazia.
Cecilia Fontana
P.S.: l'articolo su Tonini, comunque, finora è il
migliore che ho letto.
Da: Franco Masini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 8 giugno 2005
12.38
Oggetto: Referendum
e fecondazione assistita
Perché non vado a votare? E' presto detto, perché
non mi lascio facilmente influenzare dai falsi problemi!
"False target", come li chiamano nell'ambiente militare,
ovvero "falsi bersagli" atti ad ingannare l'avversario
e di falso problema o bersaglio, il presente Referendum,
ne ha tutto l'aspetto e anche la sostanza, visto che,
come tale ci fa perdere un mare di tempo, di denaro
e di risorse intellettive e politiche dietro un problema
che francamente poteva anche aspettare, attendere
cioè tempi migliori quando cioè l'economia del nostro
Paese fosse meno disastrata (se mai più lo sarà!)
e non si farà più fatica, come ora, a raggiungere
la fine del mese.
Proprio così e mi meraviglia i fatto che, proprio
nel momento in cui l'Italia soffre di una crisi economica
profondissima; la cittadinanza, vittima di un vero
e proprio broglio fiscale che vede stipendio o pensione
decurtati del 100 %; che si paventa addirittura l'uscita
dall'Euro e quindi dall'Europa Unita; che la politica
langue con tutta una serie d'infinite diatribe senza
costrutto né costruzione, che si fa? S'indice un referendum
su un tema più inutile che così non si può e per confonderci
ancora di più le poche idee che avevamo, ci fa assistere
anche al fatto incredibile che vede parlamentari,
che come la Prestigiacomo avevano votato la legge
n°40, ora la rifiutano, contraddicendola! Ma allora,
non ci potevano pensare prima? E poi, mi dispiace,
ma così non si fa, non si prende in giro la povera
gente!
Franco Masini
Da: Claudio Frontera
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: lunedì 6 giugno 2005 23.58
Oggetto:
Lord Dahrendorf
L'articolo di Panarari sul libro di Dahrendorf è bello,
leggibile e stimolante. Tuttavia perché insistere
nell'attribuire voti a Dahrendorf, effigiato come
vero liberale, responsabile, intelligente, che meglio
di lui non ce n'è, eccetera eccetera. Più interessante
sarebbe chiedersi, in modo netto, se questo liberalismo
intelligente le risposte ai problemi che pure riesce
a leggere con chiarezza (la democrazia sotto pressione,
il rischio populismo, la crescente ingiustizia, ecc.)
ce le ha o no. A me sembra che non ce le abbia e il
buon senso, il realismo-idealista, il pragmatismo,
possono, un po', venire in aiuto di chi non dispone
di risposte, ma non ne surrogano l'assenza. In altri
termini, il paradosso dello scacco del liberalismo
si legge meglio proprio nelle sue punte più avanzate
e inquiete. A lezione da Dahrendorf che cosa si impara?
Che il mondo è oscuro, piuttosto che complesso; che
il liberalismo ci fa capire questa oscurità, ma non
è più in grado di rischiarare la strada. La libertà,
nel suo cammino, ha bisogno di nuovi navigatori.
Claudio Frontera
Da: Maurizio Donatini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: sabato 28 maggio 2005 14.58
Oggetto: Referendum
e fecondazione assistita
Io sono contrario a giocare con gli embrioni. Gia'
si sa a priori che la Scienza andra' avanti comunque,
con tutta la velocita' possibile. Io, nel mio piccolo,
voglio fare da freno. A priori, io dico NO a qualunque
giochetto sugli embrioni. Tutta questa Sinistra cosi'
tanto contraria alle Multinazionali, getta nelle loro
fauci proprio quanto di piu' sacro, inviolabile, pericoloso,
ignoto via sia al mondo: la Vita.
Maurizio Donatini
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it