DA: Andrea Borghesi
A: redazione@caffeeuropa.it
Data:mercoledì 14 aprile 2005
18.23
Oggetto: Elogio
della vita eterna
Sono d'accordo con quanto esposto nell'articolo,
eccetto che su un punto, pur fondamentale.
Brutalizzo: secondo Ambrosi, il papa, nonostante la
Chiesa, questa Chiesa, una struttura cioè con
accentuate connotazioni politiche e con un bagaglio
morale inadeguato alla modernità, avrebbe raccolto
intorno a sé una folla oceanica in quanto capace
di parlare il verbo della salvezza in Cristo, mostrando
la relatività del mondo e la visione di una
vita nell'aldilà. Non sono d'accordo. Quello
che è accaduto non è spiegabile con
la sola forza del messaggio di Giovanni Paolo II.
Né, d'altronde, vedo questo papa fuori dal
solco dell'ortodossia ecclesiale, pur innovata; non
nei comportamenti e neppure nella parola. Credo che
non sia possibile scindere o contrapporre il papa,
questo papa, dalla sua emanazione, la terrena e politica
Sacra romana Chiesa. In questo Karol Wojtyla è
stato un leader adeguato alle responsabilità
che una tale struttura impone. Non intendo con ciò
dire che il messaggio escatologico di Wojtyla non
abbia pesato, ma spiegherei piuttosto la folla oceanica
che ha voluto salutare le sue spoglie in un'altra
maniera. Mi sembra, infatti, di aver assistito più
ad un evento di massa nel quale la dimensione della
partecipazione, dell'"io c'ero", ha contato
di più dell'effettiva volontà di tributare
onore alla memoria di Karol Wojtila e alla sua parola
densa di significato salvifico. (Si è riaffermata
in questa situazione una tendenza in atto da diversi
anni ormai nel nostro paese, che vede le persone esprime
una volontà di partecipazione caratterizzata
da una grande intensità ma anche da estemporaneità;
basti pensare a tutte le manifestazioni/eventi oceanici
a cui abbiamo assistito ultimamente. Mi pare che questo
possa essere un tema interessante di dibattito e di
approfondimento: perché al tempo di internet,
cioè della perenne connessione globale, del
lavoro atomizzato, delle esistenze fortemente individualizzate,
le persone scendono in piazza? che cosa/chi le muove?
). No, non penso a "truppe cammellate" organizzate
dalla Chiesa, ma alla individuale, irrefrenabile,
potentissima volontà di essere accomunati ad
altri nella condivisione di un momento. A mio parere,
ha prevalso la dimensione "storica" dell'evento
su quella "spirituale"; rispetto a questo
un ruolo non secondario l'ha giocato sicuramente anche
la straordinaria e inedita copertura mediatica assicurata
a livello planetari. La relatività della vita
terrena, che secondo Ambrosi il papa avrebbe smascherato
contrapponendole la dimensione primaria dell'assoluto,
mi pare trovi, paradossalmente, nelle stesse masse
accorse a Roma per i suoi funerali una riaffermazione
senza precedenti.
È, insomma, nella stessa finitezza e secolarità
della Chiesa - capace anch'essa di parlare il linguaggio
della modernità e di utilizzare tutti gli strumenti
che il processo tecnologico mette a disposizione -
del suo stesso Papa, della sua stessa carne che muore
che troviamo le ragioni di questo impressionante fenomeno.
Andrea Borghesi
DA: Claudio Mellia
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 12 aprile 2005
7.46
Oggetto: Il
papa e la tv
A mio parere il Papa ha saputo abilmente usufruire
dello strumento mediatico anche quando ha beatifico
il fondatore dei cattolici integralisti potentissimi
dell'Opus Dei. Leggete il libro dal titolo "Oltre
la soglia" edito da Baldini e Castoldi per farvi
un'idea di questa organizzazione potentissima.
Dell'operato del Papa rimangono moltissimi lati positivi
ma alcuni anche discutibili come non essere intervenuto
nell'azione di interferenza di Ruini nelle vicende
della laicità dello stato italiano per
quanto riguarda la vicenda delle cellule staminali
e della fecondazione assistita.
Senza parlare della contrarietà all'aborto
e al divorzio. Un papa modernissimo ma che in
certe vicende arretra come modernità.
Claudio Mellia
DA: Franco Masini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: lunedì 11 aprile 2005
18.17
Oggetto: Il
papa e la tv
Questo Papa ha mostrato la Via che tutti noi dovremmo
percorrere, solo che purtroppo, l'indifferenza, gli
egoismi, la corruzione e la vera e propria cattiveria
fanno sì che pochi, anzi pochissimi praticamente
lo seguano o anche solo lo approvano.
Oggi, ad appena due giorni dal Suo funerale, qualcuno
va già dicendo che il Papa ha sbagliato qui,
che il Papa ha sbagliato là, criticando
il fatto che secondo loro il Papa ha esaltato troppo
la Sua figura invece di quella della Chiesa (solo
ieri, in tempi cioè non troppo remoti, si diceva
esattamente il contrario ossia che la Chiesa era chiusa
al mondo!) eppure tutti hanno visto, o almeno avrebbero
dovuto vedere, che cosa ha fatto questo Papa; ha esattamente
fatto ciò che ci si aspettava facesse, ossia
ha esaltato i giovani, speranza del futuro, ma
anche e soprattutto i poveri del Terzo Mondo, che
non hanno nessun altro paladino e non si é
certo rivolto né ai ricchi né tanto
meno ai benestanti; ecco perché costoro criticano
o non colgono il messaggio papale! Quando invece sono
proprio loro, gli ipocriti che, dragando tutte
le ricchezze della Terra, costringono gli altri, i
poveri, a vivere di miseria e riducono la Terra
in una pattumiera! Scusate se sono stato franco
ma...
Franco Masini, Lucca.
DA: Ninni Radicini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 8 aprile 2005
8.24
Oggetto: L’Italia
al voto
Il risultato elettorale nelle 13 regioni ha segnato
un altro punto a favore del centrosinistra, che da
tre anni, dopo la sconfitta non inaspettata del 2001,
ha inanellato una serie di vittorie a livello locale
ed europeo, a cui ha corrisposto un progressivo decremento
- in
termini percentuali e di consenso - del centrodestra,
una parte del cui elettorato è passata significativamente
dall'astensionismo al campo opposto.
uesti risultati non devono però illudere il
centrosinistra. In politica il futuro si misura in
giorni. Il lavoro dell'Unione oggi dovrebbe essere
finalizzato alla stabilizzazione della propria immagine
nella percezione dell'elettorato: una alleanza in
cui riescono a muoversi insieme forze politiche differenti
ma con denominatori comuni forti.
La eventualità di una sconfitta del centrodestra
nelle Legislative del 2006 potrebbe produrre una sua
riconfigurazione forse su un asse Udc-An, mentre la
Lega, magari rafforzata (come indica il già
buon risultato delle regionali) potrebbe ritornare
a essere com'era
fino a metà degli anni '90, il periodo in cui
raggiunse i migliori risultati elettori.
Ninni Radicini
DA: Claudio Mellia
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 7 aprile 2005
18.55
Oggetto: L’Italia
al voto
Ritengo che il declino del centrodestra è
inarrestabile ma ciò non toglie che se il centrosinistra
non sarà credibile aumenterà la percentuale
degli astesionisti a sfavore di entrambi gli
schieramenti con risultati non prevedibili.
Claudio Mellia
DA: Virginia Martinelli
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 7 aprile 2005
18.45
Oggetto: L’Italia
al voto
Io penso che, forse,incredibilmente, è successo
quello che ci si è augurati spesso: gli Italiani
sono stati capaci di cambiare orientamento di voto,
come gli Inglesi.
Casalinghe, pensionati etc. che si erano lasciati
sedurre dalle promesse televisive di Berlusconi di
fronte alla constatazione del fallimento delle loro
speranze abbandonano Forza Italia .
Ciò pone un problema al Centrosinistra...i
cittadini che l'hanno votato si aspettano da questa
coalizione la soluzione dei loro sogni , o problemi.
Al Centrosinistra aspetta un compito molto, molto
difficile, tenuto conto delle condizioni dell'economia
e dell'industria italiane.
Virginia Martinelli
DA: Ravaga
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 7 aprile 2005
16.08
Oggetto: L’Italia
al voto
Le forze al governo in Italia sono oramai alle corde.
Dopo aver stremato svariati campi della vita sociale,
tra i quali ad esempio la ricerca, sono stati puniti
ufficialmente non tanto dagli elettori dell'opposizione
quanto dai tradizionali serbatoi come la regione Lazio.
La presenza del premier in un confronto televisivo,
da cui è uscito palesemente perdente e ridimensionato
nel suo calibro politico, dimostra che oramai è
diventato un "comune mortale" costretto
a misurarsi con il giudizio popolare e con la censura
palesata dal voto regionale.
Quest'ultimo ha creato la curiosa situazione politica
per la quale il governo centrale perde consistenti
porzioni di controllo politico sugli enti decentrati
e forse, se i partiti d'opposizione sapranno gestire
con cautela e poca boria questi risultati, sul paese
considerato nella sua interezza.
DA: Franco Masini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 7 aprile 2005
11.59
Oggetto: L’Italia
al voto
Ho letto il risultato elettorale come una punizione,
però mi ha disgustato il comportamento maramaldesco
dei nostri, cioè del centro sinistra (D’Alema,
soprattutto mentre Rutelli ha mostrato stranamente
una certa signorilità!). Gradirei che il centro
sinistra stesse zitto! In più di una occasione
ha parlato con strafottenza e queste sono soddisfazioni
che nessuno, e ripeto nessuno, si può permettere.
Grazie,
Franco Masini, Lucca.
DA: Franco Carletti
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 7 aprile 2005
10.09
Oggetto: L’Italia
al voto
Il mio pensiero sulla sconfitta di Berlusconi potrebbe
essere espresso sinteticamente in questi termini:
l'Azienda Italia dimissiona il proprio amministratore
delegato.
Qualche parola di spiegazione.
1) Non mi pare che la sconfitta di Berlusconi sia
dovuta ad un cambio culturale e politico; i valori
diffusi e condivisi sono ancora quelli del liberismo,
cioè quelli del profitto individuale e della
competizione, dei quali Berlusconi è il campione
indiscusso. Manca un soggetto politico organizzato
(un partito?) capace di promuovere una cultura alternativa;
su questo piano la sinistra ha perso non soltanto
le sue fedi di un tempo, ma anche ogni fiducia in
se stessa, e si limita in sostanza a proporre una
versione più moderata del programma berlusconiano,
con un sostanziale sfiducia in se stessa e nelle proprie
tradizioni.
2) A livello strutturale, non mi pare profilarsi un
blocco sociale alternativo, capace di perseguire in
modo diverso diversi interessi. Vi è soprattutto
una eclisse generalizzata della classe operaia, che
è pervenuta quasi dovunque a livelli di reddito
e di consumi molto vicini a quelli della piccola borghesia,
che ha perso soprattutto l'orgoglio del proprio ruolo
sociale e politico.
Atteso il fallimento degli esperimenti collettivistici
dell'est, questo risultato era in larga misura inevitabile;
per i partiti di sinistra è urgente tuttavia
riflettere in modo approfondito sulle ragioni del
proprio rinnovato, attuale radicamento, in modo da
farne tesoro per il futuro.
3) Non è affatto chiaro, in questo contesto, il
ruolo giocato dalle aperture internazionali dell'Italia
(la costruzione europea, l'alleanza con l'America
in Iraq e altrove; su un altro versante, la sostanziale
apertura del paese all'immigrazione e le dinamiche
sociali che essa avvia, non tutte di segno conflittuale).
A mio parere, l'impegno militare italiano all'estero
è percepito dal paese in modo solo accessorio
e non riesce ancora a scalfire anzi conforta l'immagine
complessiva che abbiamo di noi stessi; gli italiani
sono brava gente, pronti a morire per gli altri ed
a far loro posto in casa propria. Non è ancora
universalmente percepita la necessità di un
limite politico a queste dinamiche e comunque non
vi è una diffusa richiesta in tal senso, nonostante
i tentativi di esclusione messi in atto da tutti i
partiti della destra.
4) Nella sconfitta della destra hanno infine avuto
un grande peso le clientele locali, insoddisfatte
di mirabolanti promesse e tentate da un ritorno verso
prospettive più sperimentate e controllabili.
Vedremo se il centro e la sinistra saranno capaci
di intercettare le tendenze in atto.
Cordialmente
Franco Carletti
Magistrato
DA: Maria Grazia Meriggi
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 7 aprile 2005
0.01
Oggetto: L’Italia
al voto
Quello che mi interessa - e che spero - è
che non si tratti di
"identità vincente" nostra ma che
ci si impegni a chiarire poche, semplici proposte.
Innanzitutto l'abrogazione della legge 30, che avrebbe
un significato non settoriale ma strategico e generale.
Da oggi, cerchiamo di comunicare la speranza
di poter essere tutti più liberi ed eguali!
Maria Grazia Meriggi
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