Anche questa volta hanno vinto le tasche. Secondo
le analisi della stampa internazionale, è il
cattivo stato dell’economia ad aver indotto
gli elettori italiani a punire il centrodestra. La
sconfitta ha raggiunto dimensioni tali da rendere
impossibile agli sconfitti di dichiararsi in qualche
modo vincitori (o almeno di invocare il pareggio),
come molto spesso accade. Persino premier e vicepremier
hanno ammesso la débâcle, ma d’altronde
i dati sono chiari: 11 regioni al centrosinistra e
solo 2 al centrodestra (di cui ben sei cambiano schieramento),
14 milioni e mezzo di voti contro poco più
di 12, ovvero il 53% dei consensi contro il 44,1%
(nel 2001 la Casa delle Libertà era ampiamente
in vantaggio: 51 contro 43,9). I primi due partiti
della maggioranza perdono entrambi molto terreno (Forza
Italia scende dal 29,4% delle politiche del 2001 al
18%, An dal 12 al 10,5), mentre la Lista Uniti nell’Ulivo
sale dal 32,2% del 2001, quando i quattro componenti
si presentarono divisi, al 33,7% di oggi.
La notizia del voto, stretta tra la morte e i funerali
del Santo Padre, in molti casi ha faticato a trovare
spazio sulla stampa internazionale, ma i principali
quotidiani occidentali non hanno “bucato”
l’evento. Come al solito i giornali stranieri,
semplificando, sfrondano i fatti dagli aspetti secondari,
e si concentrano sul significato essenziale del risultato
elettorale, quello che in Italia è stato inizialmente
oscurato dal politically correct o dalla faziosità
politica (come è accaduto sulle reti Mediaset).
Tutti i quotidiani stranieri, sia di destra sia di
sinistra, già nei titoli concordano: è
stato anzitutto punito il governo Berlusconi. Il voto
sarebbe stato pertanto politico, nazionale, così
come già era successo alle europee del giugno
2004. Sulle cause della sconfitta c’è
più varietà d’opinione. Qualcuno
ricorda le truppe in Iraq, qualcun altro la riforma
costituzionale, ma un po’ tutti anche qui convergono
su un punto: è l’economia, bellezza.
Insomma le tasche sarebbero state ritenute più
importanti dei “valori” nel dirigere le
intenzioni di voto, ovvero l’opposto di quello
che è successo alle ultime presidenziali americane.
Certo la stampa estera non è necessariamente
la guardiana della verità, e tuttavia la sua
interpretazione è importante, perché
è soprattutto con i suoi occhi che le opinioni
pubbliche e le classi dirigenti straniere leggeranno
il voto. Il che vuol dire che la figura di Berlusconi
esce ulteriormente indebolita anche all’estero.
Una “sconfessione personale”
per il premier
Ma passiamo ai titoli dei giornali. Lo svizzero Le
Temps parla di “schiaffo” per Silvio
Berlusconi, e in Francia sia i quotidiani di sinistra
sia quelli di destra sottolineano come il ko elettorale
si leghi inevitabilmente ai destini del governo. Liberation
titola “Il governo Berlusconi ancora rinnegato
dalle urne”, e l’attacco è ancora
più chiaro: “Silvio Berlusconi ha perso
le elezioni regionali”. Il quotidiano della
sinistra francese parla di “sconfessione personale”
del premier, che “dal 2001 ha perso quasi tutte
le elezioni locali” e che, “dopo aver
promesso la prosperità ai suoi concittadini”,
si ritrova ora con “una economia al limite dell’asfissia”
e con una coalizione “che non ha mai trovato
un equilibrio”, mentre nel centrosinistra si
rafforza la leadership di Romano Prodi.
La personalizzazione (o meglio la “berlusconizzazione”)
della sconfitta è attuata anche da un quotidiano
di centrodestra come Le Figaro, che titola: “Grave
rovescio alle regionali per Silvio Berlusconi”.
Anche qui, curiosamente, il nome del Presidente del
Consiglio domina un incipit secco (“E’
una grave sconfitta per Silvio Berlusconi”),
e viene citata efficacemente una dichiarazione di
Bruno Tabacci, dell’Udc, che in Italia non ha
avuto lo spazio che meritava: “E’ stato
un referendum sul premier”. Le Figaro concorda
con Liberation nell’indicare nella cattiva salute
dell’economia una delle cause del malessere
degli elettori verso la maggioranza, ma aggiunge anche
la critica alla recente riforma costituzionale.
Stessa musica sulla stampa tedesca. Il settimanale
Der
Spiegel, da sempre molto “affezionato”
al premier italiano, nel titolo racconta della “amara
sconfitta di Berlusconi”. La Frankfurter
Allgemeine Zeitung è tra i pochi a dedicare
un titolo a Romano Prodi, leader della coalizione
vincente, cui fa dire tra virgolette: “Gli italiani
ci chiedono di assumerci la responsabilità
del governo”. “E’ davvero un cattivo
segno per il governo”, commenta invece la Sueddeutsche
Zeitung, mentre Die
Zeit sottolinea, su tutti, il dato della vittoria
della sinistra al Sud e conclude: “Ora non è
più sicuro quanto a lungo rimarrà in
sella il premier”.
La confusione sull’Iraq e un’economia
deludente
In Gran Bretagna il Financial
Times segnala come il risultato sia andato al
di là delle peggiori previsioni degli strateghi
del Presidente del Consiglio, e che la sconfitta probabilmente
non farà che “raddoppiare la sua determinazione
nel cercare la rielezione, il prossimo anno, attraverso
una piattaforma di forti tagli alle tasse, una politica
per la quale ora ritiene di avere più spazio,
ora che i leader dell’Ue hanno annacquato le
regole comunitarie sul deficit di bilancio”.
“Ma l’economia italiana – scrive
severo il quotidiano della City – ha registrato
tre anni di crescita minima sotto Berlusconi, ed è
regredita nell’ultimo quarto del 2004. Inoltre,
il premier ha sofferto una certa impopolarità
domestica a causa del supporto alle politiche statunitensi
in Iraq e dell’invio delle truppe italiane”.
Duro con il premier anche The
Guardian, secondo il quale “gli elettori
colpiscono Berlusconi”, e il voto sarebbe “un
segno che si starebbero preparando a sbarazzarsi di
lui nelle elezioni generali del prossimo anno”.
La
Vanguardia titola “Berlusconi, colpito (tocado)”:
“Il presidente del Consiglio – scrive
il quotidiano di Barcellona – ha passato più
tempo a difendersi dai suoi numerosi problemi legali
che a modificare l’ordinamento giuridico, il
sistema fiscale o il mercato del lavoro, le sue supposte
priorità nella campagna elettorale”.
In un altro articolo
riporta invece le critiche dell’Osservatore
romano al ministro La Loggia, che aveva dichiarato
che la morte del Papa avrebbe, a suo parere, distratto
gli elettori. El
Pais dedica un editoriale al voto, “Rovescio
per Berlusconi”, in cui sottolinea l’ambiguità
della politica italiana in Iraq, con il confuso messaggio
sul ritiro delle truppe dall’Iraq.
Cambiando sponda dell’Oceano il risultato non
cambia. Sul New
York Times Elisabetta Povoledo scrive che “Berlusconi
e la destra perdono alle elezioni regionali”,
e parla di “sbalorditiva battuta d’arresto”
per il centrodestra, con il partito del premier che,
come si fa notare nel finale dell’articolo,
“perde circa il 7% dei voti”. Ma il quotidiano
che più si è dilungato sull’esito
di queste consultazioni è stato il francese
Le Monde, con ben tre articoli, in uno dei quali il
quotidiano parigino è il più diretto
nello stabilire un collegamento tra la sconfitta e
la politica italiana in Iraq (il titolo dell’articolo
è: “Lo spettro dell’invasione in
Iraq pesa sullo scrutinio in Puglia”). In un
altro pezzo si descrive la delusione
degli imprenditori italiani verso il premier,
il quale, ricorda Le Monde, “nel 2001 si vedeva
come l’amministratore delegato dell’Italia”.
Tra i personaggi di queste elezioni dominano le figure
di Francesco Storace (“lo sconfitto delle elezioni”,
secondo Le Figaro) e di Niki Vendola, il “candidato
radicale con l’orecchino” secondo Liberation.
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