275/b - 08.04.05


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“Colpito”.
La stampa estera e la
disfatta elettorale del premier
Daniele Castellani Perelli

Anche questa volta hanno vinto le tasche. Secondo le analisi della stampa internazionale, è il cattivo stato dell’economia ad aver indotto gli elettori italiani a punire il centrodestra. La sconfitta ha raggiunto dimensioni tali da rendere impossibile agli sconfitti di dichiararsi in qualche modo vincitori (o almeno di invocare il pareggio), come molto spesso accade. Persino premier e vicepremier hanno ammesso la débâcle, ma d’altronde i dati sono chiari: 11 regioni al centrosinistra e solo 2 al centrodestra (di cui ben sei cambiano schieramento), 14 milioni e mezzo di voti contro poco più di 12, ovvero il 53% dei consensi contro il 44,1% (nel 2001 la Casa delle Libertà era ampiamente in vantaggio: 51 contro 43,9). I primi due partiti della maggioranza perdono entrambi molto terreno (Forza Italia scende dal 29,4% delle politiche del 2001 al 18%, An dal 12 al 10,5), mentre la Lista Uniti nell’Ulivo sale dal 32,2% del 2001, quando i quattro componenti si presentarono divisi, al 33,7% di oggi.

La notizia del voto, stretta tra la morte e i funerali del Santo Padre, in molti casi ha faticato a trovare spazio sulla stampa internazionale, ma i principali quotidiani occidentali non hanno “bucato” l’evento. Come al solito i giornali stranieri, semplificando, sfrondano i fatti dagli aspetti secondari, e si concentrano sul significato essenziale del risultato elettorale, quello che in Italia è stato inizialmente oscurato dal politically correct o dalla faziosità politica (come è accaduto sulle reti Mediaset). Tutti i quotidiani stranieri, sia di destra sia di sinistra, già nei titoli concordano: è stato anzitutto punito il governo Berlusconi. Il voto sarebbe stato pertanto politico, nazionale, così come già era successo alle europee del giugno 2004. Sulle cause della sconfitta c’è più varietà d’opinione. Qualcuno ricorda le truppe in Iraq, qualcun altro la riforma costituzionale, ma un po’ tutti anche qui convergono su un punto: è l’economia, bellezza. Insomma le tasche sarebbero state ritenute più importanti dei “valori” nel dirigere le intenzioni di voto, ovvero l’opposto di quello che è successo alle ultime presidenziali americane. Certo la stampa estera non è necessariamente la guardiana della verità, e tuttavia la sua interpretazione è importante, perché è soprattutto con i suoi occhi che le opinioni pubbliche e le classi dirigenti straniere leggeranno il voto. Il che vuol dire che la figura di Berlusconi esce ulteriormente indebolita anche all’estero.

Una “sconfessione personale” per il premier

Ma passiamo ai titoli dei giornali. Lo svizzero Le Temps parla di “schiaffo” per Silvio Berlusconi, e in Francia sia i quotidiani di sinistra sia quelli di destra sottolineano come il ko elettorale si leghi inevitabilmente ai destini del governo. Liberation titola “Il governo Berlusconi ancora rinnegato dalle urne”, e l’attacco è ancora più chiaro: “Silvio Berlusconi ha perso le elezioni regionali”. Il quotidiano della sinistra francese parla di “sconfessione personale” del premier, che “dal 2001 ha perso quasi tutte le elezioni locali” e che, “dopo aver promesso la prosperità ai suoi concittadini”, si ritrova ora con “una economia al limite dell’asfissia” e con una coalizione “che non ha mai trovato un equilibrio”, mentre nel centrosinistra si rafforza la leadership di Romano Prodi.

La personalizzazione (o meglio la “berlusconizzazione”) della sconfitta è attuata anche da un quotidiano di centrodestra come Le Figaro, che titola: “Grave rovescio alle regionali per Silvio Berlusconi”. Anche qui, curiosamente, il nome del Presidente del Consiglio domina un incipit secco (“E’ una grave sconfitta per Silvio Berlusconi”), e viene citata efficacemente una dichiarazione di Bruno Tabacci, dell’Udc, che in Italia non ha avuto lo spazio che meritava: “E’ stato un referendum sul premier”. Le Figaro concorda con Liberation nell’indicare nella cattiva salute dell’economia una delle cause del malessere degli elettori verso la maggioranza, ma aggiunge anche la critica alla recente riforma costituzionale.

Stessa musica sulla stampa tedesca. Il settimanale Der Spiegel, da sempre molto “affezionato” al premier italiano, nel titolo racconta della “amara sconfitta di Berlusconi”. La Frankfurter Allgemeine Zeitung è tra i pochi a dedicare un titolo a Romano Prodi, leader della coalizione vincente, cui fa dire tra virgolette: “Gli italiani ci chiedono di assumerci la responsabilità del governo”. “E’ davvero un cattivo segno per il governo”, commenta invece la Sueddeutsche Zeitung, mentre Die Zeit sottolinea, su tutti, il dato della vittoria della sinistra al Sud e conclude: “Ora non è più sicuro quanto a lungo rimarrà in sella il premier”.

La confusione sull’Iraq e un’economia deludente

In Gran Bretagna il Financial Times segnala come il risultato sia andato al di là delle peggiori previsioni degli strateghi del Presidente del Consiglio, e che la sconfitta probabilmente non farà che “raddoppiare la sua determinazione nel cercare la rielezione, il prossimo anno, attraverso una piattaforma di forti tagli alle tasse, una politica per la quale ora ritiene di avere più spazio, ora che i leader dell’Ue hanno annacquato le regole comunitarie sul deficit di bilancio”. “Ma l’economia italiana – scrive severo il quotidiano della City – ha registrato tre anni di crescita minima sotto Berlusconi, ed è regredita nell’ultimo quarto del 2004. Inoltre, il premier ha sofferto una certa impopolarità domestica a causa del supporto alle politiche statunitensi in Iraq e dell’invio delle truppe italiane”. Duro con il premier anche The Guardian, secondo il quale “gli elettori colpiscono Berlusconi”, e il voto sarebbe “un segno che si starebbero preparando a sbarazzarsi di lui nelle elezioni generali del prossimo anno”.

La Vanguardia titola “Berlusconi, colpito (tocado)”: “Il presidente del Consiglio – scrive il quotidiano di Barcellona – ha passato più tempo a difendersi dai suoi numerosi problemi legali che a modificare l’ordinamento giuridico, il sistema fiscale o il mercato del lavoro, le sue supposte priorità nella campagna elettorale”. In un altro articolo riporta invece le critiche dell’Osservatore romano al ministro La Loggia, che aveva dichiarato che la morte del Papa avrebbe, a suo parere, distratto gli elettori. El Pais dedica un editoriale al voto, “Rovescio per Berlusconi”, in cui sottolinea l’ambiguità della politica italiana in Iraq, con il confuso messaggio sul ritiro delle truppe dall’Iraq.


Cambiando sponda dell’Oceano il risultato non cambia. Sul New York Times Elisabetta Povoledo scrive che “Berlusconi e la destra perdono alle elezioni regionali”, e parla di “sbalorditiva battuta d’arresto” per il centrodestra, con il partito del premier che, come si fa notare nel finale dell’articolo, “perde circa il 7% dei voti”. Ma il quotidiano che più si è dilungato sull’esito di queste consultazioni è stato il francese Le Monde, con ben tre articoli, in uno dei quali il quotidiano parigino è il più diretto nello stabilire un collegamento tra la sconfitta e la politica italiana in Iraq (il titolo dell’articolo è: “Lo spettro dell’invasione in Iraq pesa sullo scrutinio in Puglia”). In un altro pezzo si descrive la delusione degli imprenditori italiani verso il premier, il quale, ricorda Le Monde, “nel 2001 si vedeva come l’amministratore delegato dell’Italia”. Tra i personaggi di queste elezioni dominano le figure di Francesco Storace (“lo sconfitto delle elezioni”, secondo Le Figaro) e di Niki Vendola, il “candidato radicale con l’orecchino” secondo Liberation.



 



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