Le nouvel Observateur, 3-10 dicembre 1998 E.B.
La spogliazione degli ebrei francesi. Una storia criminale di cui si occupa
l'ampio dossier di questa settimana. Vengono ripercorsi i misfatti del
regime di Vichy che, ormai è assodato, precedette in modo autonomo i metodi
dei tedeschi, preparando il terreno per lo sterminio di massa. "La messa a
nudo ha preparato la messa a morte". Nel 1995, con un discorso di Chirac,
la Repubblica ha ammesso le proprie responsabilita', e ha promesso di
saldare il debito con le sue vittime. E' proprio di questo che si occupa la
commissione Matteoli (dal nome dell'allora ministro dei trasporti, che ne
assume la presidenza), che pubblicherà tra poche settimane un rapporto sul
suo lavoro, a poca distanza dalla conclusione della conferenza
internazionale di Washington sulla predazione dei beni degli ebrei.
Un immenso cantiere quello della memoria nazionale. Matteoli fu egli stesso
partigiano e deportato, e ha riunito personalita' morali, ricercatori,
storici, archivisti e alti funzionari. Ma il lavoro e' stato difficile.
Molte le resistenze all'interno dei grandi corpi dello stato, come nelle
grandi aziende, che non hanno gradito questo tipo di investigazione. Poi le
cose sono andate meglio, anche su pressione del potente del Congresso
ebraico mondiale. Il ministero delle Finanze si e' messo al lavoro, il
budget e' aumentato. Ne e' venuto fuori il panorama della "arianizzazione
economica", con un indice delle famiglie vittime, dei conti bancari e dei
libretti d'assegni bloccati. Poi, e' stato compilato un elenco dei beni
sottratti, passati per i campi di raccolta francesi. Dopo la guerra, molti
beni furono restituiti: tre miliardi di franchi prima del 1954. Ma molto
rimane ancora da scoprire, come l'attribuzione delle ventimila successioni
di beni ancora vacanti alla direzione generale delle imposte. Spesso, sono
gli averi dei piccoli proprietari a rimanere ancora avvolti nel mistero.
Un'intervista al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. Argomento: il
caso Pinochet. Il nouvel Obs parla di diritto internazionale con Annan,
mentre ricorre il cinquantenario della Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo. Per Annan, la vicenda londinese indica il bisogno di una Corte
penale internazionale. Oggi viviamo - dice - in un mondo in cui un uomo che
ha ucciso una sola persona ha piu' probabilita' di essere giudicato di un
uomo che ne ha uccise centomila. La Corte internazionale serve a rimediare
a questo, e ad impedire che ciascun paese prenda proprie iniziative,
contro questa o quella persona. Stiamo assistendo - osserva Annan - alla
nascita di una societa' civile internazionale che si batte per i diritti
dell'uomo. E bisogna cominciare dai sogni. Oggi abbiamo costruito gia' dei
tribunali internazionali, per la guerra nell'ex Yugoslavia e per il
genocidio in Rwanda. Il messaggio deve essere forte: l'impunita' non sara'
piu' tollerata.
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