Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale



Time, 26 ottobre-2 novembre 1998

E.B.

 

Dentro gli accordi di Wye Plantation. Time dedica la copertina e un lungo reportage agli otto giorni che potrebbero portare la pace in Medio Oriente. Dalle lentezze dei primi giorni, alla crisi della quarta notte, con Clinton e Arafat sul punto di abbandonare per le resistenze di Netanyahu, e le notizie degli attentati in Cisgiordania. Fino all'"ora o mai piu'" pronunciato da Clinton e alla stretta di mano finale alla Casa Bianca.

Un articolo e' dedicato al nuovo e inedito ruolo della Cia nella regione piu' calda del pianeta. Un ruolo giocato per la prima volta a viso aperto, dopo decenni di lavorio nell'ombra. Il direttore George Tenet e' stato un personaggio chiave nell'accordo, e ha buoni rapporti con Arafat. E' dal 1996, comunque, che la Cia aiuta le due parti a parlarsi, negli uffici di Tel Aviv e in quelli nuovi di Gaza, Jerico, Hebron, Ramallah e Nablus. Il compito non e' facile: supervisionare il passaggio dei territori da Israele a Palestina, e aiutare entrambi a smantellare le basi del terrorismo. E' facile prevedere che gli agenti Usa diverranno l'obiettivo piu' importante per Hamas. Dopo i fallimenti in Iraq e India, l'intelligence spera di riconquistare prestigio, seppure al prezzo di una dolorosa visibilita'.

"Un apparatchik per l'Italia". Ovvero, Massimo D'Alema. Cosi' lo definisce il corrispondente da Roma, che inizia ricordando le colonie estive del politico in erba nell'allora Unione Sovietica. Tattico navigato, sarcastico e disciplinato, D'Alema ha sempre sostenuto la via elettorale per diventare primo ministro. Ma la crisi del governo Prodi gli ha aperto la via a Palazzo Chigi. Il risultato e' una coalizione di governo eterogenea, come ai vecchi tempi, e sara' difficile tenerla insieme. L'Udr potrebbe presto alzare il prezzo del suo sostegno.

L'Asia dei litiganti. Un tempo i leader dei paesi membri dell'Asean rispettavano una rigorosa politica di non interferenza. Non una parola sui problemi dei vicini, e guai alle offese. Oggi, in tempi di crisi, tutto questo e' cambiato, e i capi di stato si combattono a colpi di critiche e accuse. E i vecchi malumori ritornano a galla. Filippine e Malesia sono ai ferri corti, l'arresto del vice premier malese Anwar non e' piaciuto a Estrada. Malesia e Singapore si detestano. La prima accusa la seconda di sfruttare le difficolta' della moneta, la seconda non risparmia critiche alla prima. L'Indonesia e' risentita con Singapore per non essere stata aiutata, Singapore accusa Jakarta di non aver saputo controllare gli incendi. E cosi' via. Il problema e' che la crisi richiederebbe piuttosto la collaborazione tra i paesi. Tra il silenzio diplomatico e le scaramucce, la giusta via di mezzo sarebbe un dialogo franco.

Chi e' Bill Gates? L'innovatore brillante che ha portato le meraviglie dell'era informatica a milioni di utenti, o il capitalista rapace che usa il suo monopolio per schiacciare i concorrenti? Sono i due ritratti che stanno dinanzi alla corte che dovra' giudicare sulla causa del secolo: governo Usa contro Microsoft. L'idea che si fara' di Gates contera' piu' della visione delle funzioni dell'antitrust che la guida. L'avvocato dell'accusa, David Boies, sta cercando di fare di Gates il Grande Fratello del cyberspazio.

D'altronde, l'accoppiata Gates-Satana ha invaso la Rete, con centinaia di siti che dipingono la Microsoft come opera del diavolo. A questo clima si oppongono gli avvocati di Gates. Ma la corte non molla la preda: tra qualche settimana verra' proiettata una parte della deposizione in video dell'uomo piu' ricco del mondo: otto ore di risposte. In realta' la partita si gioca su una serie di testimonianze sugli incontri tra dirigenti Microsoft e Netscape, e su alcune e-mail in cui Gates mostrerebbe l'intenzione di cannibalizzare il concorrente. Il tutto, pero', dovrebbe concludersi in otto settimane al massimo. Molto meno dei 13 anni del processo contro la Ibm.


 

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