Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale



The Economist, 31 ottobre-6 novembre 1998

E.B.

 

Un clima di sospetti e scheletri negli armadi. La stampa come un lupo in agguato, che ulula alla luna. Uno scenario tetro, quello dipinto dall'Economist, alla vigilia delle elezioni americane di midterm. Come andranno le cose nel segreto delle urne, nessuno sa dirlo con certezza. L'unica cosa chiara, e' che gli elettori sono stanchi e disgustati dopo una stagione di scandali. E non e' detto che Clinton e i democratici sconteranno con un calo di consensi il sexgate.

Sui problemi dell'economia e della sicurezza non c'e' una reale battaglia tra le parti. Gli elettori diranno la loro su questioni locali, o sulla saga di Bill e Monica. L'affluenza alle urne si annuncia bassissima, attorno al 30-35 per cento. E questo favorisce i Repubblicani, essendo le frange cristiano-conservatrici piu' motivate ad andare alle urne. La cosa piu' probabile e' che gli americani, poco interessati agli intrighi di Washington, alle vicende di Clinton, Lewinsky, Starr e Hyde, resteranno a casa o voteranno per chi e' gia' in carica. Con buona pace della stampa, ormai inutilmente aggressiva.

Un inglese a Parigi. Sir Terence Conran, designer e imprenditore, apre questa settimana un mega ristorante nella capitale francese. Un fatto impensabile, come immaginare che un parigino apra un fast food nell'Illinois. Ma Conran fa le cose in grande, con il suo Gastrodome. E mira a modernizzare il mondo dei ristoranti d'oltremanica. In realta' la modernizzazione e' il chiodo fisso di questo inarrestabile sessantasettenne.

Dai tempi della "Swinging London", quando apri' i primi negozi Habitat, e' il re del design inglese. Ha attraversato con grande stile il tatcherismo, e oggi detta i principi dell'eleganza nella Londra del New Labour, da consigliere-arredatore ufficiale di Blair. Il problema e' che l'avventura francese coincide con i primi segni del declino in patria. Il calo dei consumi, la formula ormai stanca dei mega-ristoranti, una nuova generazione di giovani chef stanno mettendo in crisi il suo impero.

Nella grande e dolorosa crisi delle economie asiatiche, sta prendendo forma una significativa eccezione: le compagnie telefoniche. Il business della telefonia sta vivendo un vero e proprio boom nel Sudest. Come si spiega questo inaspettato dato in controtendenza? Paradossalmente, tutto ha inizio con la grande crisi di quest'anno. Debiti insormontabili e valute in picchiata hanno provocato il crollo delle compagnie monopoliste nei vari paesi, facendo spazio ai nuovi arrivati.

La deregulation in quei mercati e' accelerata. Gli investimenti stranieri sono ora piu' facili. Da Alcatel a Eriksson, da British Telecom a Cable&Wireless, e' partita la corsa a quei mercati, anche a livello di infrastrutture. Con accordi e fusioni in partnership con le compagnie pubbliche. I telefonini stanno vivendo un boom, perche' ovunque sono piu' convenienti delle reti fisse. La grande crisi, paradossalmente, ha finito per favorire una rivoluzione dei mercati piu' che mai salutare.

Una storia di trecento e passa anni fa, oggi di nuovo alla ribalta. E' quella della tulipani-mania dell'Olanda del diciassettesimo secolo, la prima vera crisi speculativa globale nella storia dell'economia mondiale. Negli Stati Uniti, in Inghilterra e altrove, sono in edicola, o stanno per uscire, un numero impressionante di libri dedicati a quelle vicende. Forse perche' in tempi di crisi e crolli di borsa ricordare non fa male.

I bulbi dei tulipani ebbero nella ricca Olanda, potenza commerciale, un successo strepitoso e insano. Si scopri' che questi rari e preziosi fiori si adattavano facilmente ad ogni tipo di innesto, e che potevano cosi' essere creati innumerevoli colori diversi. In breve divenne una moda. E in breve si comincio' a comprare bulbi di tulipano non per coltivarli, ma per rivenderli. E nacque un mercato dei "futures" sull'acquisto dei bulbi per l'estate successiva. I prezzi di questi "futures" crebbero a dismisura, in modo irrazionale. Finche' tutto non crollo', con una catena impressionante di bancarotte.


 

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