Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale



The Economist, 24-31 ottobre 1998

E.B.

 

"La prossima sara’ la Cina?" Il gigante asiatico da segni di debolezza economica. I rischi di un collasso sono forti. Un collasso che coinvolgerebbe tutta l’Asia, e porterebbe al caos politico interno. I leader pero’ continuano a parlare di crescita costante e annunciano programmi di spesa pubblica. Il problema e’ che le dolorose riforme economiche sono state ritardate. E la crescita non puo’ rallentare, perche’ il rischio di una sollevazione popolare e’ alto.

Se viene a mancare la prosperita’, il ritorno al nazionalismo, per irregimentare le masse, e’ la soluzione piu’ facile. Per tornare a una crescita dell’otto per cento all’anno, bisognera’ andare avanti con le privatizzazioni, liberare il mercato del lavoro, riformare le leggi sulla proprieta’ privata. Misure dolorose, visto che presto ci saranno 18-20 milioni di disoccupati. Tutto dipendera’ dal coraggio che avranno i leader.

L’arresto di Pinochet a Londra e’ giusto secondo le leggi internazionali e dal punto di vista morale. L’ex dittatore deve essere processato per i suoi crimini. Anche se combatte’ una guerra civile, come lui sostiene, la convenzione di Ginevra proibisce l’uccisione e la tortura degli inermi. E comunque lui continuo’ con il terrore anche dopo la presa del potere. C’e’ chi dice che i dittatori possono essere messi fuori gioco solo se viene loro garantita l’immunita’. Vero, ma questo non puo’ garantire loro l’immunita’ anche all’estero.

Altri sostengono che secondo questa logica dovrebbero finire in manette anche Castro o Kissinger. Ma bisognerebbe provare che essi hanno torturato, o ucciso in massa, o bombardato indiscriminatamente. Inoltre, loro hanno l’immunita’ diplomatica che Pinochet non ha. L’ideale sarebbe che ad agire fosse quel tribunale internazionale che l’America ha snobbato. "Comunque, l’arresto di Pinochet e’ un piccolo passo verso un mondo in cui i potenti pensano due volte prima di fare del male".

E’ sempre piu’ chiaro chi governa davvero in Germania, afferma l’Economist. E’ Oskar Lafontaine. Per i cultori dello stato sociale, gli avversari del nucleare e gli aspiranti tedeschi, lui e’ l’ideale. Il problema e’ che la repubblica berlinese di Oskar avra’ tanti disoccupati quanto la morente repubblica di Bonn. Certo, Schroeder e’ il cancelliere, amico dei padroni e rivolto al Nuovo Centro. Ma Oskar, il "Napoleone della Saar", ha ideato l’accordo del 20 ottobre con i verdi, ha causato l’uscita di scena di Stollmann, e si e’ preso tutta la direzione dell’economia.

Le idee di Lafontaine sono chiare: spesa pubblica, niente tagli al welfare, apertura agli stranieri, riduzione del peso della banca centrale, piu’ tasse per le aziende. Tutte misure che non faranno diminuire i 4 milioni di disoccupati, con una crescita che rallenta e la crisi globale che si fa sentire. La domanda interna magari crescera’, ma portera’ inflazione e non occupazione.

Jon Postel, forse il piu’ grande guru di Internet, e’ morto. Fu uno dei fondatori di Arpanet, il precusore della Rete. Ultimamente si occupava, come capo della Iana, di riformare il sistema di indirizzi del Web. La Iana e’ l’autorita’ - con base in California - che decide e organizza la rete di location di Internet, stabilendo le strutture degli indirizzi. Con l’allargamento della Rete, ora ci vorranno nuovi suffissi (come .com o .org). Il problema e’ a chi debba essere affidato il compito. Ora l’agenzia dipende dal governo americano. C’e’ chi propone di privatizzarla. La soluzione migliore sarebbe una fondazione composta da tutti gli utenti della Rete. Non piacera’ agli anarchici del cyberspazio, ma qualche regola comunque ci vuole.

The Observer, 25 ottobre 1998

E se il New Labour fosse piu’ tradizionalista della stessa societa’ inglese? Un sondaggio dell’Observer mostra come un’ondata di tolleranza verso madri single, coppie di genitori non sposati, e unioni gay stia mettendo in crisi i piani del governo a favore del matrimonio e della famiglia tradizionale. Il Green Paper messo a punto da Downing Street favorisce le unioni stabili, tra coppie eterosessuali, sostenendo che sono l’ambiente migliore per la crescita di un bambino. In cantiere ci sono forti sovvenzioni ai consultori pre-matrimoniali, agli asili nido, al sostegno dei genitori.

Ma i dati del sondaggio parlano chiaro: quattro persone su dieci sono a favore dei matrimoni gay, solo l’8 per cento crede che i ministri abbiano conoscenza sufficiente dei problemi famigliari, per i due terzi un genitore solo piu’cavarsela bene come una coppia, solo il 15 per cento e’ a favore dei sostegni alle coppie piuttosto che ai single. Solo uno su quattro pensa che una coppia sposata restera’ unita nell’arco di dieci anni.

Il caso Murdoch-Manchester United. Le cose si fanno difficili per il magnate australiano, che di recente ha offerto 1.800 miliardi di lire per acquistare il glorioso club calcistico inglese. I fan, contrari alla cessione, hanno imposto un ritardo dell’operazione. Ora, il segretario allo sport chiede che l’offerta sia esaminata dalla commissione per i monopoli e le fusioni. Il 2 novembre l’ufficio del commercio dara’ il suo parere, ma le pressioni all’interno del Labour sfocieranno probabilmente in un’inchiesta a 360 gradi. L’accusa e’ che Murdoch, proprietario della catena televisiva BSkyB, acquistando il Mu, avra’ una posizione dominante su entrambi i lati della trattativa per i diritti televisivi del calcio.

Gli ecoterroristi minacciano l’America. Un’ondata di azioni clamorose ha investito gli Stati Uniti. Sono opera delle frange estreme dell’ecologismo. Gli ultimi casi, si legge in un reportage da San Francisco, riguardano la stazione sciistica di Vail, in Colorado, meta di ricchi sportivi. Sette incendi hanno distrutto gli impianti di risalita. Basta leggere la rivista "Live Wild or Die" per capire quanto sia estrema la rabbia di questi ecologisti-guerriglieri.

Protestano contro le industrie della morte, per la conservazione delle specie selvagge. Le azioni vengono firmate, via e-mail, dall’"Earth Liberation Front". L’Fbi e’ sulle loro tracce. L’articolo ricostruisce le origini e la storia degli ecoterroristi americani. Tutto parte nel 1979, con la "deep ecology" dell’anarchico dell’Utah Edward Abbey.

Il fondatore del primo gruppo, "Earth First!" e’ Foreman. Iniziano le azioni di sabotaggio e distruzione contro le compagnie di disboscamento e sfruttamento delle foreste del NordOvest. Nel 1986 viene tagliata la corrente a una centrale nucleare dell’Arizona. La lotta tra ecoterroristi e Fbi dura ancora oggi.

Il Panico per il Nuovo Millennio. Un articolo descrive l’impatto che il cambio di millennio provoca negli individui delle societa’ avanzate. Una gamma di preoccupazioni che va dall’ansia di non sapere che fare per il fatidico ultimo dell’anno, ad angosce millenaristiche sulla fine del mondo.

In realta’ il problema, piu’ che religioso o superstizioso e’ psicologico. L’avvicinarsi del 2000 porta molti a riflettere su di se’ e sulla societa’. Come se tutta l’umanita’ si avvicinasse ai 40 anni e si facesse domande sulla propria identita’. Le macchine si fermeranno? El Nino distruggera’ il clima? I cibi modificati geneticamente ci trasformaranno? Secondo gli psicologi, le nevrosi rendono la data del 31 dicembre 1999 piu’ importante. Avra’ meno problemi chi in quella notte dovra’ lavorare, senza preoccuparsi troppo dei festeggiamenti.

Le nouvel Observateur, 22-28 ottobre

Un popolo dal naso lungo? "Affari, vita privata, politica: i francesi e le bugie" e’ il titolo del dossier di questa settimana. Il punto di partenza e’ la bugia di Bill Clinton sul sexgate. E’ solo isteria americana? O anche noi dovremmo fare i conti con le nostre menzogne, con quelle dei politici, del vicino di casa, del partner? Un sondaggio rivela che in politica la menzogna piu’ grave e’ quella detta per farsi eleggere, la meno grave e’ quella che copre una relazione sessuale. Ma il fatto e’ che la bugia in politica e’ spesso uno strumento necessario. Mentirono Roosevelt, de Gaulle, i fondatori dell’Europa e Gorbaciov.

Per quarant’anni, Cia e Kgb hanno lottato sul terreno delle bugie, minato di disinformazioni, calunnie, complotti. Nella vita quotidiana i francesi condannano senza appello le bugie, considerando gravissimo mentire ai clienti sulla qualita’ dei prodotti o agli azionisti sul bilancio dell’azienda, mentre e’ tollerata la menzogna, la spacconata che serve a vantarsi presso gli amici. Non manca l’opinione dello psicologo, che difende i piccoli segreti dei bambini, tessendo un elogio di Pinocchio. Senza le bugie sarebbero dei robot. E nei tribunali, a pensarci bene, tutte le parti mentono. La verita’ del verdetto emerge dal confronto delle menzogne. Infine, un primario di oncologia di Parigi, spiega in un’intervista che ormai si dice sempre la verita’ al malato. Ma si mente su una cosa: lo si assicura sempre che potra’ guarire.

La destra francese e’ in crisi. Di consensi e di strategia. La colpa? Va cercata in un’incompatibilita’ che dura da venticinque anni, quella tra il presidente Chirac e il leader del Rpr, Philippe Seguin. Al confronto, tra Mitterrand e Rocard c’era armonia. Un rapporto che nasce nel 1973. Tutti e due si occupano di agricoltura, pestandosi i piedi. Nel 1986 si apre un periodo di buona convivenza. Si mormora addirittura che Seguin sia il delfino segreto di Chirac. Nel 1988 Chirac nomina a capo del Rpr Juppe’, odiato da Seguin.

Da allora, Seguin considera con invidia il rapporto privilegiato, quasi filiale, tra Chirac e Juppe’. Quando nel 1997 Juppe’ si dimette, il presidente non chiama a sostituirlo Seguin, che se la prende. E che dira’: "Chirac preferisce coabitare con Jospin piuttosto che con me". Ora, Chirac deve spartire il potere con i socialisti, ma non si sogna nemmeno di far crescere il rivale. Alle prossime presidenziali Chirac tentera’ un mandato bis. Per Seguin, si tratta di aspettare il momento giusto per spodestare Chirac. Quel che e’ certo, i due dominano la destra francese, e lo dovranno fare insieme ancora per molti anni.

Una rivolta di fine secolo? Il nouvel Obs si occupa delle manifestazioni studentesche di queste settimane in Francia. Lasciando perdere le frange violente, che non fanno parte del movimento e non rivendicano nulla, gli studenti sembrano divisi in due tendenze. La prima, apolitica, rivendica classi meno numerose, la seconda, socialista o di estrema sinistra, vuole piu’ democrazia nel sistema scolastico. Ma entrambe hanno preso coscienza del fatto che nella societa’ liberale di oggi, che mette al centro l’individuo e la sua riuscita o sconfitta, le chances non sono uguali per tutti. Un rifiuto istintivo dell’inuguaglianza, che si riflette anche in uno scontro tra generazioni. Quella degli adulti, che hanno le leve del potere, e quella piu’ giovane, minoritaria e senza i privilegi dello stato sociale.


 

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