Caffe' Europa
 
Editoriale

Arcana Politica/La congiura degli eventi

Giancarlo Bosetti

 

Un delitto troppo poco geometrico

Una favorevole congiura di eventi ha consentito di dar vita al governo di Massimo D'Alema. La somma di codesti eventi e' cosi' numerosa e la loro natura cosi' azzardosa (Prodi caduto per un solo voto) da escludere che una singola volonta' li abbia potuti congegnare deliberatamente. Si sa che il passaggio di consegne era tra le ipotesi contemplate dalla cronaca, e magari anche fortemente desiderate da alcuni tra i protagonisti. E si sa anche che qualcuno (leggi Giuliano Ferrara) ne prevedeva da tempo il realizzarsi e vi insisteva con metodiche e profetiche illuminazioni. Ma non c'e' dubbio che alcuni dei fattori determinanti — la predilezione per D'Alema di Cossiga rispetto a Prodi, la determinazione suicida di Bertinotti, la scissione di Rifondazione, la conversione dell'on. Liotta — non potevano essere prestabiliti more geometrico. Del resto se una mente (mettiamo quella di D'Alema) avesse costruito l'ipotesi di guidare un governo a meta' della legislatura, la avrebbe pensata meno precaria e meno esposta a una tale quantita' di venti ostili e di contraddizioni.

E tuttavia ora che questo governo e' nato e che il leader dei Ds si e' messo in gioco come premier, e' pur vero che le condizioni straordinarie e anche un po' sconcertanti della nascita passano in secondo piano, mentre in primo piano abbiamo una responsabilita' diretta al vertice dell'esecutivo, vale a dire una posizione che la sinistra italiana non ha mai avuto. Il che comporta che essa sara' giudicata ne' piu' ne' meno di quanto la sinistra tedesca sara' giudicata per quello che fara' il governo Schroeder, quella inglese per l'opera di Blair e quella francese per i risultati di Jospin. Che piaccia o non piaccia e' finita la intermediazione di un'altra figura, piu' spostata verso il centro e il mondo cattolico, chiamata a guidare una coalizione di cui la sinistra e' pars magna. Ora la sinistra, con il suo numero uno, della coalizione e' sia pars magna che guida. Le conseguenza, sia che le cose vadano bene sia che le cose vadano male, saranno di lungo periodo. Per quanto nata in maniera obliqua — anche se del tutto correttamente sul piano costituzionale —, questa prima volta e' una prima volta tutta intera e a tutti gli effetti. Sara' difficile invocare la stranezza della nascita come attenuante di eventuali incagli: una volta che la creatura c'e' sara' giudicata per quello che sapra' fare.

 

Un composto di volonta' convergenti

A chi si chiede come finira' si puo' fornire qualche indizio sulle chances del governo D'Alema. Innanzi tutto eredita con Ciampi e Visco e con la legge finanziaria la formazione e gli intenti che, con Prodi, ha portato con successo l'Italia al traguardo europeo. Con Dini eredita la continuita' nella politica estera. Ma per il resto le risposte piu' importanti non stanno soltanto nella composizione del pacchetto ministeriale. Le troviamo invece nella convergenza fortunosa, ma non per questo meno decisiva, di volonta' diverse che si sono a un certo punto sommate. E se andiamo ad analizzare questo composto temporaneo di volonta', insieme al composto variabile di ostilita' che si colloca all'opposizione, vedremo che il risultato finale ci fornisce alcuni indicatori positivi e due grandi punti interrogativi.

Gli indicatori buoni per D'Alema sono quelli che mostrano come si sia costituita una zona di accordo, un'area di sovrapposizione favorevole degli intenti, un territorio di quello che Rawls chiamerebbe overlapping consensus fra identita' e culture diverse, fra entita' politiche che perseguono un loro distinto progetto, piu' o meno attendibile e condivisibile che sia, ma che ritengono necessario percorrere insieme questo tratto di strada. Quanto lungo? Non poco, si direbbe, se si guarda quello che gli attori dell'alleanza hanno in mente: coloro che gia' stavano nell'Ulivo e con l'Ulivo intendono proseguire il corso del centrosinistra fino alla fine della legislatura. E da qui non dovrebbero venire minacce alla stabilita'. Quanto ai comunisti di Cossutta l'entrata nel governo coincide con l'atto fondativo della sua formazione: l'adesione all'alleanza di centrosinistra (che tale rimane nonostante la presenza da loro giudicata sgradevole dell'Udr di Cossiga) e' cio' che ha disintegrato il partito di Bertinotti e ne ha fatto, di uno, due. L'interesse esistenziale di questa componente e' che il governo D'Alema duri fino al 2001 e, se possibile, poi ancora fino al 2006. In caso contrario la rottura si rivelerebbe un immenso e inutile falo' di risorse politiche. Una volta che Cossutta poassasse all'opposizione, la posizione dei parlamentari cossuttiani accanto ai bertinottiani sarebbe un non-sense.

Se poi esaminiamo il tratto di strada, che Cossiga ha deciso di percorrere insieme a D'Alema — l'aspetto che ha sollevato le maggiori proteste dell'opposizione e che legittima effettivamente una certa curiosita' — vediamo che il disegno di questo gruppo liberaldemocratico, di cui fanno parte non solo ex democristiani, come il leader, ma anche esponenti liberali come Scognamiglio, e' molto ambizioso ed e' volto in modo piuttosto esplicito a costruire una formazione capace di rigenerare il centrodestra e a sostituirne la leadership berlusconiana. Un progetto di lungo periodo che ha bisogno, quanto meno, di portare a termine la legislatura, prima che la sua strada si separi da quella di D'Alema. Entrambi questi soggetti politici, nonostante la forte avversione reciproca, sono pero' motivati a far valere le loro ragioni strategiche, legate alla loro stessa esistenza, sopra alle difficolta' di un compromesso sui programmi. Difficile percio' che ostacolino il cammino del governo e che facciano valere il loro potere di ricatto fino al punto di rottura, perche' la rottura minaccerebbe il loro futuro assai piu' dei compromessi cui potrebbe costringerli D'Alema.

 

Due grandi domande sul futuro

Se questi sono gli indicatori di stabilita' del governo, i grandi punti interrogativi riguardano due temi chiave del futuro politico italiano:

a) quale legge elettorale potra' essere compatibile con questa maggioranza?

b) quale forma assumeranno, una volta giunte al termine del processo evolutivo, le due ali dello schieramento, centro-destra e centro-sinistra?

Qui le soluzioni che si intravedono sono assai piu' nebulose che nei vaticini sul futuro della politica economica e sociale e persino sulle scelte per la giustizia, perche' le ostilita' incrociate sulla legge elettorale toccano la esistenza stessa di formazioni che hanno bisogno della proporzionale per sopravvivere (come Cossutta ora e sempre, e come Cossiga almeno fino a quando non avra' preso corpo la sua ipotesi di una nuova grande formazione liberaldemocratica) e che sono determinanti per la sopravvivenza del governo. Quanto alla forma che i poli avranno a fine corsa, questo e' un altro enigma destinato a rimanere ancora per un po' senza risposta.

 

Che fine fara' l'Ulivo?

L'Ulivo ha subito una battuta di arresto, almeno per chi la concepiva come una formazione destinata a una maggiore integrazione tra le sue componenti. Uno dei suoi dirigenti, Veltroni, passa alla guida del partito piu' grande, di cui diventera' segretario. L'ex premier difficilemente potra' costituire un movimento ulivista, anche se con l'appoggio di Di Pietro, e probabilmente ripieghera' nella formazione dei Popolari. Ma anche il centrodestra ha enormi problemi di identita': il suo futuro dipendera' dall'evoluzione dello stesso progetto di Cossiga alla fine della legislatura, dalla capacita' di Berlusconi di mantenere sotto le sue ali le residue risorse liberaldemocratiche che gia' non si sono accasate con il polo avverso, dal sistema elettorale che alla fine verra' fuori da un compromesso nel quale il centrodestra potrebbe avere una parte da protagonista (e capace di creare scompiglio nelle file della maggioranza). Insomma un groviglio di dubbi e domande, un bosco cosi' fitto che nessuno osa avventurarsi lontano. Forse anche per questo il governo fara' piu' strada di quella che sembrava scritta nella sua nascita a rischio.



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