Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale



Newsweek, 5 - 12 ottobre 1998

E.B.

 

La Nato mettera' fine al massacro in Kosovo? Si chiede Newsweek nella copertina, tutta dedicata alla nuova guerra nei Balcani. Una guerra voluta da Milosevic e condotta con un unico metodo: prima i massacri, poi le promesse. Va avanti cosi' da sette mesi. E ormai si delinea una vera e propria pulizia etnica nella provincia a maggioranza albanese. Il mondo finalmente se n'e' accorto, con le immagini dell'ultimo eccidio trasmesse dalle televisioni dei cinque continenti. E il tempo lavora a favore della Serbia, abile a sfruttare le indecisioni occidentali.

A Bruxelles, nei quartieri generali della Nato, sono in molti a lamentarsi dell'immobilismo della Casa Bianca, stretta nello scandalo sexgate. "L'apparato americano della sicurezza nazionale lavora come al solito, ma la Casa Bianca ha virtualmente chiuso i battenti".

Un reportage da Belgrado ci parla del "paese paria dell'Europa", isolato, odiato dai vicini. Un paese in cui il comunismo non e' mai finito, in cui non esiste una vera opposizione al super-potere di Milosevic. Dove anzi l'opposizione e' ancora piu' nazionalista del governo. Dove ci si stupisce se l'Europa, ormai stanca di un decennio di militarismo e di espansionismo, si allontana sempre di piu'.

Quindici pagine dedicate alla Grande Crisi Globale. In una serie di articoli, il settimanale affronta i temi piu' scottanti dell'economia. Pertendo dagli Stati Uniti, dove la bassa inflazione, l'alta percentuale di occupati e le crescenti entrate domestiche ne fanno ancora un'economia forte. Ma le sorti americane sono ormai legate indissolubilmente alle vicende del resto del mondo, e la crisi sembra sia alle porte.

Robert J. Samuelson traccia addirittura un parallelo con gli anni '20: ottimismo, novita' tecnologiche, alti profitti. Ma la doccia potrebbe essere freddissima, se anche l'ultima pedina del domino cadra'. Una mossa necessaria a dissipare il clima di paura e' l'approvazione del piano Clinton di nuovi fondi per 18 miliardi di dollari a favore del Fmi.

In tutto questo, c'e' una persona che piu' di ogni altra teme una possibile recessione prossima ventura: Al Gore. Il vicepresidente, piu' che gli strascichi dei vari scandali, potrebbe pagare una campagna elettorale in piena crisi economica. Prima di tutto perche' si accollerebbe i risultati negativi di Clinton, poi perche' non sembra essere una figura solida in temi economici. Gli americani potrebbero preferirgli il neoprotezionista moderato Gephardt. In certi frangenti, la gente non guarda alla moralita' o all'ecologia, ma solo al futuro del proprio portafogli.

Passando all'Asia, ci si chiede: cosa ha fatto di Taiwan e Singapore due positive eccezioni nel mare turbolento del SudEst? La risposta e': la qualita' della leadership. A Singapore regna Lee Kuan Yew, con metodi autoritari ma efficaci. Di fatto e' "l'uomo politico al potere con piu' esperienza al mondo". Mentre Hong Kong, Malesia e Indonesia subivano crolli e svalutazioni, lui non si e' scomposto, e ha difeso la sua oasi di benessere ed efficienza contro gli speculatori. Merito di un sistema trasparente, concorrenziale e non corrotto.

Altrettanto lungimirante e' il presidente taiwanese Lee Teng-hui. Sebbene politicamente isolato, il suo paese e' dal punto di vista industriale un'estensione asiatica della Silicon Valley. Puntare sulle alte tecnologie e' stata una scelta vincente. Come quella di avere una finanza poco esposta all'estero, al contrario degli altri paesi, e soprattutto del Giappone. Anche la decisione recente di svalutare la moneta del 25 per cento e' stata una mossa giusta, favorendo le esportazioni.

Molte cose in Cina sono cambiate negli ultimi quindici anni. Ma una tra le piu' assurde e' rimasta intatta: l'hokou, cioe' il sistema di frontiere interne che rende difficilissimo ottenere la residenza in una città' che non sia quella natale. Un'eredita' del maoismo, nata con l'intenzione di evitare migrazioni interne, controllare le razioni alimentare e legare i contadini alla terra. Oggi tutto questo non ha piu' senso, e costi sociali ed economici enormi. Persone meritevoli non possono ottenere un lavoro in altre città', migliaia di coppie divorziano perche' forzate alla separazione. Un sistema che in molti attaccano, e che sara' presto riformato.


 

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