Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale



The Economist, 3 - 11 ottobre 1998

E.B.

 

"Maneggiare con cura". L'inchiesta di copertina si occupa della crisi finanziaria mondiale, che ha per protagoniste negative le banche. Il crollo di grandi e piccoli istituti di credito e' il vero motore di recessioni e cadute delle borse. "Sebbene possano sembrare grandi e solide, rimangono un pericolo per se' e per gli altri". Come evitare tutto cio'? Se lo sono chiesto i capi della politica economica mondiale a Washington, in occasione dei meeting annuali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.

La colpa della attuale situazione sarebbe di speculatori, banchieri impazziti nei paesi ricchi e governi corrotti in quelli emergenti. Ma se guardiamo la storia delle banche, troviamo che essa e' fatta di un continuo alternarsi di bolle speculative e di crolli, dall'Olanda del XVII secolo a oggi. La crisi attuale e' in parte una correzione esagerata di mercati supervalutati.

La soluzione, e su questo dovrebbero spingere i governi, e' la trasparenza. Per investire bene i capitali, i mercati hanno bisogno di informazioni sullo stato di salute del settore finanziario dei paesi emergenti, le dimensioni e la composizione dei loro debiti esteri. Anche i fondi andrebbero regolati, ma e' difficile perche' operano offshore. "La migliore medicina preventiva e' far fallire alcune firme, rafforzando la disciplina dei mercato.

Le grosse perdite in Russia e sui prestiti dei fondi hanno provocato uno shock salutare. Le banche non saranno mai al sicuro - e non dovrebbero mai esserlo. Ma se non si puniscono i responsabili degli eccessi di oggi, la prossima crisi finanziaria sara' peggiore di quella attuale".

Stanley Fisher, vicedirettore del Fmi, risponde in un articolo agli attacchi contro le strategie del Fondo. E difende i risultati ottenuti nel SudEst e in Russia. Infine, propone una ricetta in quattro punti: una politica monetaria meno restrittiva in Europa e Stati Uniti (ben venga l'ultimo taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve); stimoli fiscali e riforma bancaria in Giappone; politiche di protezione dei mercati latinoamericani - in primo luogo il Brasile; maggior supporto (soprattutto in denaro) al Fmi da parte dei suoi membri.

La sfida piu' grande per il neo-cancelliere Schroeder verra' dalle file del suo partito. In un'analisi, l'Economist sottolinea la strana sensazione che si respira a Bonn e a Berlino. Mentre i cristiano democratici sembrano essersi liberati del peso di 16 anni di governo e della figura ingombrante di Kohl, la patata bollente della disoccupazione e della riforma dello stato sociale passa a sinistra. Inoltre, la storia recente sembra dimostrare una inedita propensione dei tedeschi al cambiamento: cambia la capitale, la moneta, il governo, il confine orientale... Cosi', sperano i conservatori, finira' presto la luna di miele del paese con Schroeder.

Ancora su primi ministri e lotte di partito. Questa volta in Gran Bretagna, dove il recentissimo congresso del New Labour a Blackpool ha segnato un altro passo verso l'egemonia di Tony Blair. Piu' che il suo esaltante discorso conclusivo, la sua leadership e' stata rafforzata da una serie di riforme nella macchina organizzativa del partito.

A perdere potere e poltrone e' stata l'ala sinistra, gli unici critici del blairismo a Blackpool. Sei di loro hanno ottenuto un seggio nel Comitato Esecutivo Nazionale, ma lo stesso comitato e' stato svuotato di molte prerogative da una serie di cambiamenti, denominati "Partnership in Power". La Pip ha prodotto tre nuovi organismi, direttamente controllati dal vertice. Risultato: i left-winger non decidono piu' nulla, e accusano Blair di attentato alla democrazia interna.


 

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