Caffe' Europa
 
Libri

Manifesto del Jovanotti-pensiero

Carlotta Niccolini

 

Jovanotti
"Il Grande Boh"
Feltrinelli
pp. 251, lire 25000



 

Dalla via Emilia alla Terra del Fuoco, passando per il deserto marocchino, Cortona e il Mali. A piedi, in treno, in bicicletta, comunque sempre solo e leggero ("quattro paia di mutande, quattro di calzini, quattro magliette, un quaderno e una penna"), come ogni viaggiatore che si rispetti, pronto a guardarsi intorno, a stupirsi, ad assaporare i lunghi silenzi e l'avventura interiore della sospensione dal solito e dell'incontro con mondi estranei. La generazione X ha trovato il suo Bruce Chatwin: si chiama Jovanotti, alias Lorenzo Cherubini, 32 anni, sette album, cinque milioni di dischi venduti e adesso, appunto, un libro, "Il Grande Boh", fresco di stampa per la collana i Canguri di Feltrinelli (251 pagine, lire 25 mila). Tiratura iniziale: 120 mila copie.

"Sono arrivato al punto che il mio bagaglio è un po' troppo pesante, faccio di nuovo fatica a muovermi con agilità portandomi dietro questa roba accumulata, è arrivato il momento di lasciare un po' di bagaglio, di alleggerirmi , e prendere una strada nuova magari solo con le scarpe ai piedi e il necessario per sopravvivere", scrive Jovanotti nella premessa de "Il Grande Boh", incrocio tra il journal intime e il diario di viaggio, 250 pagine di pensieri, visioni, poesie, dichiarazioni d'amore, colori, tentativi di canzoni, messe insieme in tre anni di vita e di spostamenti. "Non credevo che ci fosse un lavoro così intenso e complicato per costruire un libro dopo averlo scritto" confessa il neo-autore brandendo il frutto delle sue fatiche seduto tra Don Rigoldi e Carlo Feltrinelli sul palco del centro sociale gestito da Comunità Nuova alla periferia sud di Milano.

"Alla mia gente, ai miei amici, ai miei parenti, alla mia ragazza, il libro è piaciuto e quindi io sono già soddisfatto. Adesso spero che piaccia anche all'altra mia tribù, a quella che da dieci anni compra i miei dischi e viene ai miei concerti. Lo spero soprattutto per lui", dice sorridendo mentre ammicca al suo editore, probabilmente già confortato dall'accoglienza entusiastica di Fernanda Pivano, che nella quarta di copertina parla di "pagine bellissime, da grande scrittore di viaggio, con qualche reminiscenza di Jack Kerouac". E Lorenzo on the road dimostra di saperci fare. "Sono qui sulla riva di questo lago Fagnano con una natura da apocalisse e un termosifone bollente sotto il culo. Ho camminato sulla stretta riva di questo lago e ho raccolto pezzi di legno che l'acqua ha reso lisci come sculture e ho trovato forme di teste di cane, uccelli, scarpe, seni, pistole, piccoli conigli, bazooka, mani di mostri, denti di gigante, clave di Fred Flinstone e la marmitta truccata del mio motorino che faceva mille giravolte per aumentare di pochissimo la velocità e che mi costò due settimane di lavoro come sverniciatore di mobili da un restauratore di Cortona" (Terra del Fuoco, 20 gennaio).

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