Caffe' Europa
 
Attualita'

Gli scempi romani e quelli della memoria

Federico Zeri intervistato da Bianca Riccio

 

Federico Zeri, 77 anni, grande critico d'arte, è morto d'infarto il 5 ottobre nella sua casa di Mentana, vicino a Roma.
 
"Caffe' Europa" pubblica qui una sua intervista apparsa su "Reset" nel maggio 1995.

La strada per arrivare alla casa di Federico Zeri a Mentana è una strada qualunque di un qualunque sobborgo della campagna romana. Casette basse e anonime, nessun panorama speciale. Ma, una volta spalancato il cancello, il giardino viene incontro al visitatore, profumato, misterioso, diverso. Diverso da cosa? Diverso da come appare in pubblico il suo proprietario. Ulivi e lavanda, peonie e rose, essenze rare e pregiate. Un giardino che rivela l'anima più segreta e nascosta del "genius loci". Zeri ama le piante e ne ha coltivate moltissime. Crescono libere, piantate senza nessun ordine apparente, in mezzo a lapidi romane, frammenti preziosi, iscrizioni antiche, assi, montagnole di marmi di scavo di cave estinte che arrivano fino all'ingresso della casa. Sassi preziosi ma che restano come invisibili alla maggior parte dei visitatori. Non sono facili da riconoscere, il "verde antico", il "granito del foro", la lumachella o il serpentino moschinato.

All'interno di nuovo pietre di ogni colore, statue e sculture di ogni epoca, mosaici, consolles di marmo anche queste, e pochi, pochissimi quadri. Per uno storico dell'arte e un conoscitore di dipinti non c'è male. "Preferisco le pietre. Amo le cose antiche, le cose classiche, una bella collezione di rilievi greci mi darebbe più gioia di qualunque dipinto. Arriverei magari fino all'Alto Medioevo".

E' appena uscita da Longanesi l'edizione italiana della sua autobiografia, dal titolo Confesso che ho sbagliato. Che significato ha questo libro per lei?

Mah, nessuno. E' un'antologia, una scelta di episodi della mia vita. Non c'è tutto, ovviamente, sarebbe venuto un libro di tremila pagine.

Mi è piaciuta molto la prima parte, la storia della sua infanzia, la Roma degli anni trenta e quaranta, la descrizione della casa di Via Nazionale, di fronte a Villa Aldobrandini.

Si, si - è impaziente - ma vede da casa mia si vedeva Villa Aldobrandini, quel magnifico giardino romano. Da lì sono cominciati gli scempi.

Quali scempi?

Ma andiamo - è irritato - non faccia finta di non capire. Cose bestiali. Come l'apertura indiscriminata di Villa Doria Pamphili, che era l'unico parco in Europa del Seicento, rimasto intatto con il suo arredo di sculture. Hanno aperto senza avere dei custodi, da dilettanti. E così hanno insegnato ai ladri come rubare le statue. E, quelli, istruiti, sono passati poi a Villa Borghese, Villa Torlonia, Villa Aldobrandini, come dicevamo. La responsabilità è di Italia Nostra.

Ma cosa dice? Un'Associazione rispettabile e benemerita come Italia Nostra?

Il principio è ottimo, ma le cose vanno fatte con rispetto e professionalità.

Ma allora?

Allora non ci vuole sinistrismo ridicolo di cui è inficiata l'alta borghesia italiana, imbevuta di populismo mediocre. Meglio il Fai, più interessante, niente retorica, pura conservazione.

Mi scusi, ma allora lei è contrario al Parco dell'Appia Antica, dei Fori Imperiali ecc.?

Non bisogna equivocare, lei stia attenta, mi fanno sempre dire qualsiasi cosa (è un "a parte scenico"). Va fatto, il parco, va fatto. Ma fatto bene, con il servizio di custodia, non deve diventare una discarica o un luogo aperto ai ladri più che al pubblico. Così come sono contrario agli scavi ai Fori Imperiali.

Perché?

Va piuttosto scavato al Circo Massimo. Ci sono i documenti che confermano l'esistenza sia al Circo, che nelle immediate vicinanze, di una quantità di sculture interessantissime ancora sotto terra. E poi la terra potrebbe essere portata via di notte, con il tram che passa lì vicino.

Cosa pensa di questa idea di trasportare tutte le statue del Museo dei Conservatori alla stazione Ostiense?

Ma questa è una follia. Se fosse solo per il tempo di restaurare il palazzo ... Forse ne vogliono fare una specie di Museo d'Orsay? Pensando a stazioni riciclate, già a Milano il d'Orsay lo vogliono fare a Palazzo Reale. Intanto, i mobili più importanti sono in vendita a New York.

Siamo usciti dal sentiero del libro, ma la passione del mio interlocutore è difficile da arginare.

Quali sono stati gli incontri, i maestri più determinanti della sua vita di storico dell'arte?

L'ho detto. Berenson e Longhi. Berenson aveva una cultura internazionale. Longhi era soprattutto un grande scrittore, al seguito di D'Annunzio. Infatti piace ai letterati.

Però quel libricino di corrispondenza Longhi-Berenson, pubblicato da Adelphi a cura di Cesare Garboli mi sembrava una cosa garbatissima.

Ma è ridicolo, assurdo, e che sono i papiri di Ossirinco? I rotoli del Mar Morto? In Italia, tutto diventa fonte di culto. Guardi a lei lo ripeto. Antal (Frederick Antal, grande studioso di origine ungherese) mi ha insegnato una cosa fondamentale, che la storia dell'arte è solo una parte di una storia più grande. E' stato di gran lunga la persona più moderna in tutto l'ambiente perché, se non altro, era uno che aveva appreso dal marxismo. Adesso il marxismo è tutto nero.

La volevo far parlare di Antal.

E certo. Era uno che aveva studiato il marxismo applicandolo alla storia dell'arte. Aveva desunto dal marxismo gli elementi positivi e nuovi, non era come questi che continuano ancora a parlare di forma e poi a scrivere usando aggettivi del tipo "delizioso" o altro. Non si può fare una storia dell'arte italiana senza citare nient'altro che élite. Ma, accanto a Raffaello, c'erano gli ex voto.

Già un aspetto del libro è proprio questo settore che lei mette in rilievo.

Ma ci sono cose interessantissime, come l'oreficeria popolare sarda, di un'importanza enorme perché rivela forme originali o derivanti da cose molto antiche. Insomma, poi la maggior parte degli italiani guardava agli ex voto, non a Mantegna, che ignorava. Come si deve riconoscere che, a un certo punto, l'affiche ha preso il posto degli affreschi. Gli italiani di allora non conoscevano Balla e Boccioni, ma guardavano le affiches pubblicitarie.

Lei cita dei celebri collezionisti italiani, tra cui Cini.

Si, uno di cui non ho parlato ma che ho molto stimato era Angelo Costa, il cattolico presidente della Confindustria negli anni più duri. La sua era una vera collezione compiuta perché dava un panorama unico della pittura genovese, con dei dipinti sublimi che non si troveranno mai più. Peccato che sia andata dispersa. Gli avevo suggerito di prendere Villa Scaffi a San Pier d'Arena e di farne il museo della collezione. Vede, Cini era una grande collezionista, ma collezionava perché considerava una raccolta uno status symbol. Costa no.

Ora lei è stato eletto anche accademico dell'Academie des Beaux Arts di Francia che è una delle sezioni dell'Institut de France. Ha dei colleghi come Yehudi Menhuin e Kenzo Tange, attori come Peter Ustinov, architetti come Isho Ming Pei. Penso che sia contento?

Contentissimo, ma pensi, solo tre italiani si sono congratulati con me.


Mi alzo, e lo guardo dietro la sua immensa scrivania ricoperta di carte, fotografie, lenti da ingrandimento, vassoietti pieni di cicche di sigari.

Ha sbagliato, come denuncia il titolo del suo libro, ma in cosa ha sbagliato?

Ma, abbiamo parlato di Antal e non ha capito? Ho perso tempo, mi dovevo trasferire all'estero, e qui sono rimasto troppo legato agli schemi tradizionali della storia dell'arte italiana, attribuzionismo, scoperte ecc. Troppa filologia. Ho perso tempo.

Percorro a ritroso il corridoio dell'immensa biblioteca, luogo dove piacerebbe immergersi per non riemergere mai più. Penso che non è tutto vero, che non ha sbagliato tutto. Zeri è stato il consigliere più ascoltato di Ronchey, quando era ministro dei beni culturali, del suo successore Fisichella, e ora di Antonio Paolucci. E' anche vice presidente del Consiglio nazionale dei beni culturali e ambientali.

Si, forse la sua non è stata una "carriera", ma una scelta di vita e di grande libertà intellettuale.


 


homearchivio sezionearchivio
Copyright Caffe' Europa 1998

Home |Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo