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"La principessa nel paese dei mass media" (pagina 3)

Paolo Mancini


Il modello dei tabloid si è progressivamente allargato anche ad altri quotidiani inglesi e così anche il Times, da sempre ritenuto, come più volte detto, il prototipo del giornalismo anglosassone ha progressivamente diminuito la propria asetticità e freddezza assumendo scelte tematiche e modalità di trattazione che tendevano sempre di più, pur non equivalendosi ad esse, ad assomigliare a quelle dei tabloid. Molti hanno parlato, lo abbiamo già visto, di tabloidizzazione del giornalismo: gerarchia di argomenti, ma soprattutto forme narrative ed espressive fortemente coinvolgenti, altisonanti, emotive. Insomma, un progressivo adattamento a una cultura popolare degli stereotipi e delle narrazioni dominanti.

Diana ha fatto la fortuna dei tabloid inglesi non solo perché ha consentito, almeno nei momenti dei grandi scoop e dei grandi eventi che l'hanno riguardata, di rialzare la situazione delle vendite, ma anche perché ha offerto materiale che tutti i tabloid giudicavano appetibile per il proprio lettore. La Repubblica calcola che, durante tutto il suo arco di vita, le sue storie abbiano fatto mediamente guadagnare ai giornali inglesi 750.000 copie al giorno nonostante il calo generalizzato degli ultimi anni.
L'edizione del 7 giugno del Sunday Times che iniziava la pubblicazione, a puntate del libro di Morton, ha avuto un incremento del 21% sulla quota di un 1.143.000 copie normalmente vendute, mentre negli Stati Uniti, People, che ripete l'operazione del Sunday Times, raggiunge la diffusione record di 4.001.000 copie . E lo stesso libro di Morton è in testa alle classifiche di vendite del Times di Londra e del New York Times sia nella prima versione del 1992 che nella versione rivista uscita dopo la morte di Diana.

Ugualmente la sua morte ha fatto ricchi i quotidiani di tutto il mondo, innanzitutto in Inghilterra dove si è confermato il rapporto strettissimo tra stampa e Diana. Nella settimana tra la morte e i funerali tutti i tabloid hanno enormemente incrementato le loro vendite, come sempre avevano fatto nei momenti dei loro scoop sulla principessa. Complessivamente lunedì 1 settembre sono state vendute 2.798.000 copie in più rispetto al precedente lunedì, mentre lunedì 8 settembre 1.405.000 copie in più. Per quanto riguarda invece le edizioni domenicali il 31 agosto sono state vendute 1.323.000 copie in più rispetto alla domenica precedente e il 7 settembre l'aumento è ulteriormente salito a 1.957.000.


Anche in Italia si è registrato un incremento di vendite piuttosto significativo: il Corriere della Sera aumenta di circa 100.000 copie le sue vendite sia il giorno dopo l'incidente che il giorno dopo i funerali . Per la Repubblica l'incremento il 1 settembre è del 35%. Lunedì 1 settembre 1997 La Stampa vende 83.538 copie in più rispetto al corrispondente 1 settembre 1996. Una crescita del 22,2% che va poi diminuendo nei giorni successivi determinando alla fine un aumento complessivo rispetto allo stesso periodo del 1996 del 3,51%.

Ovviamente la morte di Diana ha arricchito anche le pagine dei giornali: in Gran Bretagna il 1 settembre, il giorno dopo la sua morte, il Sun dedica a Diana 22 pagine più 24 di foto, il Daily Mail 24 pagine più 20 di foto, il Daily Mirror 24 pagine più 48 di foto, l'Independent 12 più 2 di foto, il Daily Telegraph 11 più 16 di foto, il Times 25 pagine, il Guardian 9 pagine, il Financial Times 2 pagine. Diana ha semplificato ed organizzato il lavori dei cronisti. E' stata per loro un grande affare sia in termini di diffusione e di vendite che di organizzazione e semplificazione gerarchica.

E d'altra parte l'attenzione dei tabloid inglesi verso Diana è rimasta pressoché intatta anche dopo la sua morte. Ancora ad Aprile 1998 il Daily Mail pubblica settimanalmente un intero supplemento dedicato a Diana: foto, storie della sua vita, commenti. Le iniziative per la sua commemorazione, la costituzione di un apposito fondo costituiscono quotidianamente oggetto della cronaca mentre suo figlio William sembra destinato a rappresentare il nuovo divo in grado di legare la casa reale al cuore degli inglesi. Il suo viaggio in Canada alla fine del marzo 1998 è coperto ampiamente da tutti i giornali mentre vengono amplificate le dimostrazioni di affetto, quasi d'isteria che le adolescenti canadesi dedicano al giovane principe. E d'altra parte la sua figura sembra essere la reincarnazione di quella della madre: parlare di William è l'occasione per ricordare il fascino e la bellezza di lei. E' l'occasione per nuovi articoli su Diana.


Paolo Mancini insegna sociologia delle comunicazioni all'università di Perugia ed è coordinatore della Scuola di giornalismo radiotelevisivo. Ha insegnato all'università di California e in altri atenei statunitensi. Tra i suoi libri: Videopolitica. Telegiornali in Italia e negli Usa (Eri, 1985); Politics, Media and Modern Democracy , con David Swanson (Praeger, 1996); Manuale di comunicazione pubblica (Laterza, 1996).



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